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Autori Contemporanei Italiani




Tabula Summa - Contemporary Organ Music
Organista: Ivan Ronda
Organi: Duomo di Chiari
Chiesa dei SS. Tommaso e Andrea Apostoli di Pontevico
Da Vinci Classics - CD - DDD - C00264 - 2019

E' sempre piacevole apprendere novità discografiche che si rivolgono al repertorio contemporaneo e, ancora di più, quando tale repertorio riguarda autori italiani. Per questi due motivi abbiamo apprezzato particolarmente questo disco, che comprende cinque autori che attualmente rappresentano la produzione organistica contemporanea italiana e che sono ormai conosciuti e ben apprezzati a livello internazionale.
Nei venticinque ormai quasi compiuti anni di presenza di queste pagine sulla Grande Rete abbiamo già più volte trattato produzioni discografiche dedicate ad autori italiani contemporanei ed in questo disco ritroviamo alcuni autori di cui abbiamo già parlato anche ampiamente e di cui abbiamo apprezzato l'attività compositiva, talora di assai differente ispirazione e tipologia, che ci conferma che la scuola organistica italiana, nonostante le numerose difficoltà dovute al generale calo di livello tecnico, stilistico, formale e qualitativo rispetto a quella di un secolo fa, mantiene sempre un profilo di ottimo livello e presenta diversi e molteplici spunti di ricerca ad approfondimento che la rendono assai interessante.
In questo disco, Ivan Ronda ci propone dodici brani di cinque autori stilisticamente assai differenti tra di loro: Carlotta Ferrari (di cui ascoltiamo la "Toccata Gotica", "Organ on Rag" e la "Toccata, Corale e Fuga sopra Fra Martino"), Roberto Bacchini ("Gesù caro amico - Cantabile n. 1", Signore ascolta il tuo popolo - Cantabile n. 2" e "Toccata Brevis"), Stefano Bertuletti (con il "Prelude-Toccata su Lobe den Herren" e la Berceuse"), Grimoaldo Macchia ("Stille Nacht Suite" e "Rapsodia Tzigana on La Campanella" da Paganini-Liszt) e Marco Lo Muscio, di cui ascoltiamo "Prelude in memory of Ravel" e le "Gothic Dances", che chiudono il cerchio riallacciandosi alla Toccata Gotica d'apertura della Ferrari.
Nei brani della Ferrari troviamo, come avevamo già sottolineato in passato, una scrittura asciutta, secca, oltremodo razionale e basilarmente minimale ed anche in questo caso, se da una parte questo linguaggio oltremodo "sintetico" dimostra una sua accattivante singolarità, non possiamo che rimarcare come questa tecnica compositiva "essenziale", se non accuratissimamente calibrata, si esponga al rischio di essere scambiata per "povertà" formale.
I "cantabili" di Bacchini denotano un'ottima inventiva sotto il punto di vista melodico ed una spiccata tendenza ad una costruzione formale che prende ampi spunti dalla tecnica del Preludio-Corale classico, di cui l'autore dimostra una buona padronanza e che arricchisce con diversi spunti armonici di ottimo interesse. La "Toccata Brevis" si rivela un brano progettualmente interessante ma, a nostro parere, ancora troppo ancorato a modalità di sviluppo di carattere "scolastico", cosa che rende questo brano troppo "prevedibile" e che, in definitiva, ne penalizza le tante potenzialità intrinseche che, a nostro parere, avrebbero potuto essere elaborate e sviluppate molto più ampiamente e compiutamente.
Con i brani di Bertuletti entriamo in una diversa ottica, decisamente più ricca di spunti "contemporanei" (o, se vogliamo, "moderni"). Il Preludio-Toccata su "Lobe den Herren" dimostra un'ottima conoscenza delle tecniche compositive proprie della scuola germanica novecentesca, in cui il connubio tra il "classico" (qui rappresentato dal tema del corale) ed il moderno si esplica in uno sviluppo episodico che presenta diversi ed assai accattivanti "strappi" formali, tematici, armonici, ritmici che, anche grazie alle frequenti antitesi sonore ed al sapiente inserimento di tratti virtuosistici, rendono questa composizione molto interessante. La Berceuse, il cui andamento calmo e "rilassato" nasconde una ricerca armonica a tratti abbastanza sofisticata (quasi "alla francese") unita ad un'espressività melodica molto "calda" che in alcuni spunti riprende stilemi cari alla musica organistica italiana del Primo Novecento, si rivela come una pagina musicale di ottima gradevolezza.
Di Grimoaldo Macchia abbiamo già parlato ampiamente in passato ed abbiamo sempre sottolineato come uno dei suoi punti di forza consista nella perfetta conoscenza e padronanza di tutti i generi musicali, di cui è maestro nel trarre le caratteristiche più espressive per realizzare brani che non indulgono quasi mai alla banalità. Se a questo si aggiunge una perfetta padronanza del mezzo meccanico (l'organo) ed una costante ricerca di novità sia nell'ambito formale che espressivo, non possiamo che gradire molto brani come la "Stille Nacht Suite" e lo studio su "La Campanella" (entrambi strutturati come variazioni sul tema), che ad un'oggettiva difficoltà esecutiva affiancano una grande dinamicità, una spiccata propensione all'impatto sonoro ed un utilizzo (di grande "mestiere") della tecnica virtuosistica.
Anche di Marco Lo Muscio abbiamo ampiamente parlato in passato. Cresciuto musicalmente a pane, organo e prog-rock ed organisticamente alla grande scuola di J.E.Goettsche, egli è forse uno dei pochi musicisti che dimostra una poliedricità che va oltre all'aspetto puramente organistico per percorrere strade nuove senza mai perdere di vista una "classicità" che egli riesce a rivisitare e riprendere tramite linguaggi propri della musica "progressive". Il panorama musicale di Lo Muscio è amplissimo ed oltre all'organo comprende anche il pianoforte, di cui è ottimo interprete; potete avere un esteso esempio di questo suo grande pregio ascoltando gli oltre duecento video che egli ha fatto (e continua a fare) da quando è iniziata l'emergenza Covid e che trovate sul suo canale Youtube sotto il titolo "Musical Gems at Home". Le due composizioni presentate in questo disco ne rappresentano molto bene e compiutamente lo stile compositivo, che ad una scrittura essenziale ma mai scarna affianca una creatività ed un'ispirazione del tutto particolare.
Ivan Ronda -anche di lui abbiamo già trattato in passato su queste pagine- si rivela un ottimo organista che sa "interpretare", cioè cogliere molto bene le caratteristiche che stanno "dietro" ai brani che presenta. Molto "tecnico", con spunti di virtuosismo sempre molto ben controllato, capace di cogliere l'essenza musicale di opere anche apparentemente "povere", in quest'incisione egli riesce a sottolineare le diverse peculiarità dei vari autori ed a proporcele con grande eleganza, tecnica raffinata e grande partecipazione. Notevole e, a nostro parere, ottima la scelta degli strumenti da lui utilizzati per l'incisione di queste musiche, scelta che dimostra la sua accuratezza nel volerle proporre nel migliore dei modi possibile.
Il primo strumento è quello realizzato nel 1938 da Balbiani-Vegezzi Bossi per il Duomo di Chiari, in provincia di Brescia. Si tratta di uno strumento di medie dimensioni che rispecchia molto bene le caratteristiche dell'estetica organaria (ed organistica) di quell'epoca. Restaurato nel 2015 da Chiminelli dopo un lungo periodo di inattività, esso presenta una tavolozza timbrica che al Grande Organo può vantare ben quattro Principali (uno di 16 piedi, due di otto piedi -primo e secondo- ed un Diapason, sempre di 8 piedi) sui quali si basa una struttura fonica di eccezionale robustezza e compattezza che comprende, sempre al G.O, ben otto registri (su un totale di tredici) di otto piedi, un corposissimo Ripieno di otto file, due belle Trombe di 16 ed 8 piedi ma che, curiosamente, non presenta neppure un Flauto. Alla seconda tastiera troviamo invece le voci "caratteristiche", tra cui un gradevolissimo Concerto Viole, due bei Flauti (8 e 4), due spiccate ancie solistiche (Oboe e Clarino), un bel Ripieno di 5 file e la Voce Corale. Il pedale è anch'esso robustissimo e conta ben nove registri tra cui anche un Acustico di 32 piedi. Il tutto per un totale di 32 registri nominali (44 reali) disposti su due tastiere e pedaliera con trasmissione elettropneumatica. I corpi d'organo sono due posti ai lati del Presbiterio ed anche le consolles sono due, una originale (anch'essa perfettamente restaurata) ed una mobile di nuova costruzione.
Il secondo organo è invece il Mascioni 2009 della chiesa dei SS.Tommaso ed Andrea Apostoli di Pontevico, che già abbiamo trattato in occasione di precedenti recensioni e che per le sue caratteristiche fonico-timbriche molto complete viene spesso utilizzato i per incisioni discografiche di grande pregio. Tre tastiere e pedaliera, 42 registri nominali (50 reali), esso presenta una struttura fonica che riprende integralmente la suddivisione in file singole dei Ripieni al Positivo e parzialmente al Grande Organo mentre all'Espressivo sono sistemate tutte le voci "orchestrali" e solistiche. Molto consistente il pedale, che presenta, oltre al resto, quattro robuste ancie (due di 16 piedi, una di otto ed una di quattro). La trasmissione è mista meccanica-elettrica.
Ivan Ronda suddivide, molto appropriatamente, il repertorio del disco tra questi due strumenti sulla base delle caratteristiche dei vari brani, riuscendo così a farci apprezzare in un intelligente connubio sia gli aspetti più interessanti del repertorio che i pregi di due strumenti veramente belli e caratterizzanti dell'organaria italiana.
Le registrazioni sono state effettuate nei mesi di Aprile (a Chiari) e Giugno (a Pontevico) 2019. Alla consolle di registrazione l'ormai "mitico" Federico Savio, che con le sonorità di questi due strumenti "ci va a nozze" con una presa di suono bella, corposa ed oltremodo gradevole, che coglie alla perfezione tutte le sfumature timbrico-foniche dei due organi e ce le restituisce in tutta la loro bellezza e pienezza. A cura dello stesso Savio anche mixing, editing e postproduzione, come sempre di ottimo livello.
Qualche perplessità sul libretto a corredo, di sole otto pagine (comprese le copertine) abbastanza esaustivo per ciò che riguarda l'analisi del repertorio e degli autori ma, oggettivamente, un po' povero riguardo agli strumenti utilizzati, con ridottissimo contributo iconografico (e, tra l'altro, l'immagine di copertina -anche se suggestiva- non c'entra nulla con il disco perchè rappresenta il Ruffatti 2007 della Chiesa del Santo Volto di Torino). Testi ben curati ed abbastanza completi ma -purtroppo- solo in lingua Inglese. Ci ripetiamo anche questa volta: organi italiani, autori italiani, musiche italiane, organista italiano e... testi in Inglese. Comprendiamo le linee editoriali di alcune case discografiche che si rivolgono al mercato internazionale e la Da Vinci Publishing, con la sua sede ad Osaka, in Giappone, è una di queste. Il fatto, però, che lo staff di questa casa editrice sia composto interamente da musicisti e musicologi italiani ci faceva sperare -almeno- in un booklet bilingue. Pazienza, sarà per un'altra volta.
A parte questo, in conclusione: ottimo disco, repertorio a tratti molto interessante, ottima performance organistica e strumenti di alto valore sia storico che musicale. Acquistatelo, ascoltatelo e sicuramente vi piacerà.



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