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Organo nei Caraibi




Orgue en Caraïbes
Organista: Domenico Severin
Saxofono: Roselyne Quémin
Organo: Cathédrale Notre-Dame-de-Guadaloupe di Basse-Terre
Appassionato - CD - DDD - AP.018.2020.11 - 2020

"Basta!... Se vinco la Lotteria vado a vivere ai Caraibi e non mi trovate più neppure sull'elenco del telefono!". Quante volte abbiamo sentito dire -o detto noi stessi- questa frase (pur sapendo bene che la lotteria non la vinceremo mai)? In effetti, nell'immaginario collettivo i Caraibi sono la méta che tutti noi, prima o poi, abbiamo immaginato, desiderato o sognato almeno una volta nella vita e le immagini di quelle terre in cui è la Natura che dirige la vita degli uomini (e non il contrario) ci hanno sempre fatto favoleggiare di poter un giorno cambiare per sempre gli orizzonti della nostra esistenza. Ma, a parte i fortunati che ai Caraibi magari sono riusciti a trascorrere una vacanza, per gli altri (compreso chi scrive) i Caraibi sono e rimangono un bel sogno. Eppure, in quelle isole -precisamente a Guadeloupe- c'è qualcuno (un organaro, Bertrand Cattiaux, ed un organista, Domenico Severin) che c'è andato per lavoro; il primo per costruire un bell'organo ed il secondo per registrarci un altrettanto bel disco e, bisogna dirlo, l'organista ci è andato in un periodo assai difficile (Novembre 2020) in cui la pandemia mondiale di Covid19 era in piena ripresa e rendeva assai difficili, problematici e pressoché impossibili gli spostamenti. Il risultato di questa "avventura" è il disco che recensiamo oggi, in cui oltre ad un organo assai interessante e ad un eccellente organista, possiamo anche ascoltare l'arte musicale della bravissima sassofonista Roselyne Quémin, che nei Caraibi ci è nata e che ci testimonia, oltre ai tanti altri musicisti di grande valore che là svolgono la loro attività, che la Musica è veramente un linguaggio universale senza confini.
Per "Caraibi" si i ntende una zona marina geografica posta tra il Golfo del Messico e l'Oceano Atlantico in cui sono presenti innumerevoli isole, le più conosciute delle quali sono certamente Cuba ed Haiti, in cui sono presenti ben trentuno stati di cui cinque totalmente indipendenti, otto indipendenti ma aderenti al Commonwealth (cioè erano in passato alle dipendenze del Regno Britannico) mentre tutti gli altri sono tuttora dipendenze di altri Paesi (6 dei Paesi Bassi (Olanda), 5 inglesi, 4 francesi, 2 statunitensi ed un colombiano). Il disco di cui parliamo oggi è stato registrato nella Cattedrale di Notre-Dame-de-Guadeloupe che si trova nella città di Basse-Terre, a sua volta situata sull'omonima isola della regione francese di Guadeloupe, che fa parte del dipartimento francese dell'Oltremare e che comprende un totale di sette isole.
Il repertorio scelto da Domenico Severin per quest'incisione spazia ampiamente non solo nella letteratura organistica "classica" ma, anche, in quella più attuale (tra cui una sua composizione) ed anche nelle trascrizioni (di cui un paio fatte da lui), presentandoci un panorama assai variegato che spazia da Bach, di cui possiamo ascoltare la Sinfonia dalla Cantata BWV 29 (trascrizione di Guilmant), i corali "Wachet auf, ruft uns die Stimme" BWV 645 e "Kommst du nun, Jesu, von Himmel herunter" BWV 650 ed il Concerto in Re minore" BWV 596 (da Vivaldi), fino al "Jesu dulcis memoria" dello stesso Severin passando per Daquin ("Noel X"), Frescobaldi ("Bergamasca") e proseguendo fino a Thomas Aberg ("Fantasy in A minor"), il nostro Massimo Nosetti ("Elegy on American Folk Tune"), Jean-Michel Damase (una "Pastorale") ed André Jolivet ("Introduction et Interlude"). Nelle trascrizioni troviamo il famoso "Recuerdos de la Alhambra" di Francisco Tarrega. I brani in cui troviamo anche il Saxofono della Quémin sono cinque: "Adiemus" di Karl Jenkins, l' "Andantino et Calmo" di Gilles Martin, due brani ("Latin" e "A Dream" estratti dalla "Pop Suite") di Daniel Hellbach ed, infine, la trascrizione del famoso "Gabriel's Oboe" del nostro Ennio Morricone.
Anche in questo disco, a conferma della sua duttilità ed apertura musicale, Domenico Severin ci presenta un repertorio vasto, vario e quanto mai diversificato, in cui accanto ad alcuni "classici", ci propone diverse "chicche" musicali di autori moderni e contemporanei anche poco conosciuti ma che testimoniano che gli orizzonti attuali della produzione organistica internazionale sono quanto mai ricchi di ispirazione e di ottime prospettive. Le sue trascrizioni, poi, che abbiamo apprezzato in modo particolare, ci rappresentano un'ulteriore gradevole aspetto delle capacità musicali di questo organista, che abbiamo già più volte apprezzato su queste pagine in occasione di precedenti performances discografiche, tutte di altissimo livello. Sulle capacità "tecniche" di Severin c'è ben poco da aggiungere rispetto a ciò che abbiamo già scritto in passato su di lui; sicuramente spicca anche qui la sua accuratezza nell'approccio filologico ai brani, che riesce ad inquadrare sempre negli ambiti di un discorso musicale di respiro assai ampio ma di cui preserva sempre e comunque la specificità spazio-temporale. Sempre molto apprezzabile nelle sue interpretazioni è quel tocco personale che egli, come ogni interprete degno di questo appellativo, riesce ad inserire per rendere più "propria" l'interpretazione di alcuni brani assai noti nei quali, con gusto e spiccata sensibilità, riesce sempre a dire qualcosa di nuovo. Personalmente, in questo disco, abbiamo maggiormente gradito i brani moderni e contemporanei che -almeno ci è parso- abbiano più facilmente trovato risonanza nelle sue "corde" musicali più intime, così come abbiamo apprezzato in modo particolare la sua interpretazione del brano di Nosetti e della trascrizione di Morricone in cui abbiamo trovato veramente ottima la performance della sassofonista Roselyne Quémin. A questo proposito, ma è opinione strettamente personale, ci è parso che i cinque brani in cui questa bravissima sassofonista si esibisce nel disco siano un po' pochi ed aspettiamo di poterla riascoltare in modo più completo ed approfondito in una prossima incisione.
Lo strumento utilizzato per l'incisione è un organo realizzato da Cattiaux nel 2018 ed è stato, precisamente, il penultimo da lui costruito prima della cessione dell'azienda ad Olivier Chevron, cessione avvenuta l'anno seguente. Si tratta di un organo di medie dimensioni (29 registri nominali, 35 reali) che su tre tastiere e pedaliera sviluppa una struttura timbrica che prende direttamente le mosse dalla tradizione organaria francese ma che grazie ad un'architettura fonica assai precisa ed accurata, rende questo strumento adattissimo per l'interpretazione di un repertorio assai vasto ed articolato. La trasmissione è meccanica; di ottimo impatto visivo è il progetto architettonico che, come già avvenuto per diversi altri strumenti europei di recente realizzazione, rinuncia ad una "montre" tradizionale per "occultare" i vari corpi fonici con una struttura (in questo caso lignea) moderna, al tempo stesso snella ed imponente sulla quale sono "inserite" solo alcune canne (suonanti). Assai caratteristici sono i comandi dei registri, a tirante e disposti ai lati ed al di sopra della consolle, i cui artistici pomelli sono stati realizzati in ceramica smaltata.
Si tratta di un bell'organo il cui suono risulta pieno e "rotondo" senza peraltro risultare pesante e, anzi, in talune tessiture si possono cogliere sfumature quasi "germaniche" che lo rendono assai indicato per un repertorio sia classico che moderno senza nulla perdere della sua specificità. Unica problematica per questo strumento (comune peraltro a tutti gli organi che troviamo nei Paesi situati tra il Tropico del Cancro e quello del Capricorno) sono le condizioni climatiche assai particolari, caratterizzate da temperature assai alte durante tutto l'anno (media 25 gradi centigradi) e da un alto grado di umidità. Queste due condizioni fanno si che una macchina complessa come l'organo, composta di materiali assai diversi che rispondono variamente alle sollecitazioni climatiche, abbisogni di un adeguato periodo di "acclimatamento" e di soventi e ripetute operazioni di manutenzione che lo mantengano in perfetta efficienza. Questo nuovo organo, che si va ad aggiungere ai molti altri presenti nelle chiese della regione, sostituisce un vecchio "Polyphone" (una tastiera, senza pedaliera, sette registri ed interamente chiuso in cassa espressiva) costruito verso fine Ottocento da Debierre e qui installato negli Anni Trenta del secolo scorso (i "Polyphones" erano organi "compatti e trasportabili" inventati e brevettati da Debierre nel 1882 e destinati principalmente alle chiese dei territori d'Oltremare (ma anche alle piccole chiese che non avevano i soldi per permettersi un grande organo); essi potevano avere da un minimo di tre ad un massimo di otto registri -spezzati in bassi e soprani- e la caratteristica particolare che tutte le parti in legno venivano trattate con una speciale vernice all'arsenico che le proteggeva dall'attacco degli insetti xilofagi (mangiatori di legno) molto attivi a quelle latitudini). Il nuovo organo è stato affidato alle mani di due organisti titolari; il primo è Jean-Michel Lesdel, molto attivo nel campo del Jazz ma che può vantare i Diplomi in Pianoforte, Organo, Composizione (molto bella e suggestiva la sua "Messe Antilloise" che vi consigliamo di ascoltare) e Direzione d'orchestra mentre il secondo è Joël Gustave-Dit-Duflo, che è anche direttore del Coro di Voci Maschili "A Cœurs d'Hommes" della Cattedrale.
La cattedrale di Basse-Terre è una costruzione antica (1736) e presenta la tipica architettura delle chiese barocche dei Gesuiti, con una bella facciata realizzata con pietra lavica, il campanile separato e la caratteristica di essere più larga che alta. Quest'ultima particolarità fa si che al suo interno non si presentino in modo eccessivo i fenomeni di eco e riflessione, facilitando così il compito del tecnico del suono. La registrazione è quindi assai pulita, accurata e va a cogliere in modo molto preciso tutte le caratteristiche fonico-timbriche dello strumento sia per quanto riguarda le voci singole che gli insiemi, che risultano sempre molto ben equilibrati e di ottima resa acustica. Molto buona la traccia dedicata al saxofono, curata anche nelle minime sfumature e di grande suggestione. Un discorso a parte meritano, invece, i rumori ed i suoni ambientali. In effetti, nelle nostre chiese la fruizione della musica (ed anche le incisioni discografiche) è legata ad un "ambiente" il più possibile "silenzioso" ma a quelle latitudini dove -lo abbiamo detto in apertura- è la Natura che comanda e le chiese (come nel caso della Cattedrale di Basse-Terre) risultano prive di "finestre" come le intendiamo noi, i rumori della Natura e della fauna che vi prospera sono il sottofondo musicale della vita quotidiana (così come è molto frequente trovare esemplari di tale fauna passeggiare indisturbati all'interno della chiesa e -anche- nell'organo). Ecco, quindi, che in questa incisione l'ascoltatore avrà modo di percepire alcuni "rumori" di sottofondo che faranno forse storcere il naso a qualche "purista" ma che -in effetti- sono da considerarsi parte integrante della registrazione.
Ottima, a nostro parere, la veste grafica di questo disco (elaborata da Giancarlo Veronese), con una suggestiva immagine di copertina, colori vivi sulle tonalità del rosso, verde e giallo che sono, detto per inciso, i colori della bandiera "locale" di Guadeloupe (la bandiera "ufficiale" è, invece, quella francese). Testi molto esaustivi in Francese ed Inglese di Domenico Severin ed iconografia di ottimo gusto senza mai essere superflua o ridondante.
In conclusione, un'ottima produzione discografica che merita di essere apprezzata sia per la qualità dello strumento che per l'ottima interpretazione di un repertorio vario, molto gradevole ed assai interessante.



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