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Contemporanea




Contemporanea
Organista: Giancarlo Parodi
Organo Basilica dell'Assunta di Gallarate
CD - Pongo Classica - DDD - PCD 2070

L'amico Giancarlo ce lo aveva preannunciato meno di un anno fa e, puntualmente, ha mantenuto la promessa. E' infatti uscito il suo ultimo disco, dedicato ad una serie di composizioni che autori contemporanei hanno composto per lui in diverse occasioni.
Questa incisione, oltre che confermarci ancora una volta l'assoluto valore di questo interprete, va ad arricchire un panorama discografico che si sta popolando sempre più spesso di produzioni che curano la musica organistica italiana moderna e contemporanea, facendoci scoprire autori e musiche che se forse sono ben noti a chi frequenta l'ambiente, per il grosso pubblico spesso possono risultare quasi sconosciuti. E' il caso di Giancarlo Facchinetti, Giulio Viozzi e Paolo Conti, dei quali scopriamo qui tre splendidi brani che si inseriscono a meraviglia nel complesso di questo panorama che abbraccia anche autori del calibro di Valentino Miserachs, Luigi Molfino, Domenico Bartolucci e Giuseppe Radole.
Alla consolle del "suo" Mascioni 1987 della Basilica dell'Assunta in Gallarate ove è titolare, Giancarlo Parodi apre le danze con il grintoso "Pezzo da Concerto" di Paolo Conti, che arieggia maestosamente ad atmosfere di liturgica imponenza e che precede lo splendido trittico mariano che Domenico Bartolucci compose per l'inaugurazione, tenuta da Parodi nel 1995, dell'organo della Basilica di Loreto. Questo brano si basa su tre melodie gregoriane mariane, Ave Maria, Salve Regina e Regina Coeli, trattate in modo di toccata, corale e fuga, il tutto a formare un'unicum spazio-temporale che intreccia mirabilmente una musicalità ricca di sfumature con una profondissima e quasi mistica religiosità.
La Toccata di Facchinetti e le Varianti di Giulio Viozzi ci portano in una sfera musicale forse più "difficile" ma non meno affascinante e coinvolgente. Si tratta di due brani che, pur saldamente ancorati ad una scuola dalle solide basi, si lasciano lusingare dalle aperture alla contemporaneità e si vanno a piazzare in quel panorama di interessantissime composizioni in cui sprazzi di atonalità si mescolano sapientemente con una melodiosità dal sapore ancestrale mentre costruzioni polifoniche complesse e sfavillanti si dipanano su sofisticate atmosfere di ricercate e suadenti sonorità.
I Cinque Pezzi su "Vexilla Regis" di Radole formano una specie di percorso attraverso diverse "idee" musicali organistiche che mediante brevi "flash" ci fa gustare la compostezza del preludio, la serena religiosità del corale, la levità formale del duo, una splendida citazione dedicata a Frescobaldi in cui la Voce Umana si perde nelle anse più nascoste di un'intimo lirismo ed, infine, la complessa e religiosamente austera rigorosità del contrappunto.
Segue una splendida preghiera per organo, "Virgo Lauretana, ora pro nobis!" di Valentino Miserachs. Splendida opera che trasuda da ogni battuta una profondissima fede ed una speranza che supera tutte le difficoltà ed approda ad una trascendente serenità che trova origine dalla consapevolezza delle umane miserie confortata dalla certezza della presenza di qualcuno che da queste miserie ci riscatta e ci solleva. Un brano davvero splendido che, visti i tempi che corrono, ci conforta non poco.
La chiusura del disco Parodi la dedica alla Fantasia di Luigi Molfino, opera complessa dalle innumerevoli variegature che esplorano in profondità il linguaggio più segreto ed intimo dell'organo trascorrendo da sprazzi virtuosistici a meditati ed intimistici recitativi, da pacate melodie che scorrono serenamente ad impetuose volate di ripieni, da citazioni d'effetto spiccatamente concertistiche a monodie cripticamente sospese in un'aura di immaterialità spazio-temporale, il tutto in un divenire che avviluppa l'ascoltatore, lo coinvolge e lo accompagna fino al dispiegamento finale dei vari piani sonori dell'organo in un'apoteosi di magniloquenza, solennità e grandiosità che conclude veramente in bellezza questo disco.
Non è il caso qui di ricordare il curriculum artistico di Giancarlo Parodi poichè la sua fama è tale da dispensarcene. Possiamo solo dire che anche qui, come sempre nelle sue ormai innumerevoli fatiche discografiche, egli si dimostra quel mostro sacro dell'organo che tutti conosciamo da tempo e, anzi, se ci è consentito, oseremmo quasi dire che Parodi è del tutto simile al buon vino, che più invecchia (senza offesa, of course...) e più diventa buono. E' il "suo" organo ed è la "sua" musica, cioè musica a lui espressamente dedicata. In questo disco, forse più che in altri, Parodi ci disvela la sua passione profonda per questo strumento e per questa musica, con serietà, accuratezza, amore per l'interpretazione e grande esperienza. E' qualcosa di intimo che egli ci offre nel proporci queste "chicche" di un tipo di musica organistica che, nonostante le apparenze formali e tecniche, trae dal comun denominatore della religiosità e della profonda ispirazione la linfa vitale. In questa sua interpretazione, l'organista riesce, al di là di una esecuzione perfetta come al solito, a farci vedere questo fil rouge che attraversa il disco come un percorso dentro l'animo più nascosto di questa musica, mai fine a se stessa nè autoreferente, ma sempre e comunque saldamente fondata sulle radici vere di quella che deve essere lispirazione musicale organistica.
Ovviamente, l'organista è supportato da un signor organo, progettato dallo stesso Parodi e realizzato da Mascioni nel 1987 sui resti fonici di precedenti strumenti tra cui un pregevole Biroldi del 1847 (peraltro ancora azionabile meccanicamente dalla sua consolle) e sostituisce un precedente Balbiani risalente agli Anni Trenta, il tutto disposto su due corpi d'organo contrapposti azionati da una consolle mobile a tre tastiere posta in chiesa. La disposizione fonica di questo strumento è eccezionalmente ricca di timbriche specificatamente italiane classiche e molto ben integrata dal sapiente inserimento di pochi ma azzeccati registri "di colore" che la completano e la rendono adattissima all'esecuzione di qualsiasi tipo di letteratura. Da notare che l'organo "antico" mantiene funzionanti anche alcuni "accessori" indispensabili per l'esecuzione della musica italiana "operistica" quali i Timballi ed il Rollante. Inutile dire, quindi, che il connubio tra lo strumento e la musica di quest'incisione non poteva essere più riuscito.
Un ultimo cenno, come sempre, sulla qualità tecnica dell'incisione. Parodi ha registrato il disco in tre giorni nel Luglio dello scorso anno ed ha usufruito delle attrezzature e delle tecnologie più avanzate in fatto di presa del suono e post-produzione. Non ci stancheremo mai di sottolineare quanto difficile sia la registrazione del suono dell'organo, soprattutto per il fatto della diversificazione dei piani sonori, dell'enorme escursione che passa tra un pianissimo ed un Tutti, degli effetti di riverbero ed eco che, se non perfettamente controllati in ambienti come le chiese, rendono vana anche la più accurata registrazione. Anche in questo caso, come in quasi tutte le produzioni discografiche attuali, la moderna tecnologia e l'accuratezza dei tecnici del suono dimostrano come si possa rendere vivo e presente il suono di un grande e complesso strumento come quello di Gallarate senza togliergli nulla della potenza e dell'espressività.
In conclusione, un bellissimo Cd da ascoltare con cura, attenzione e, soprattutto, con la passione di chi l'organo lo conosce, lo ama e lo rispetta e che vi troverà ampi e nuovi orizzonti da esplorare.



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