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Padre Davide da Bergamo - Musica per la Liturgia




Padre Davide da Bergamo - Musica per la Liturgia
Organista: Marco Ruggeri
Organo Chiesa di Santa Maria di Campagna di Piacenza
CD - Tactus - DDD- TC 792901

La recensione di questa pagina riguarda una produzione di cui si sentiva la mancanza da tempo. Si tratta del primo di una serie di dischi dedicati alla musica di Padre Davide da Bergamo, la figura più importante ed imponente della musica organistica italiana del primo Ottocento.
Di Felice Moretti (vero nome di Padre Davide) abbiamo parlato in una passata nostra pagina. Di lui ricorderemo soltanto che fu senza alcun dubbio il più grande organista e compositore di musica organistica della prima metà dell'Ottocento e la sua musica risente della decisa influenza dell'Opera lirica, alla quale tutto il panorama musicale italiano dell'epoca faceva riferimento.
E' relativamente da poco tempo che questa notevolissima figura dell'organo italico è stata "ripescata" dall'ombra in cui era stata -ingiustamente- relegata dall'avvento del movimento ceciliano e dall'assimilazione delle nuove scuole organistiche europee. Per troppi decenni questo genere di musica, complice anche la dura condanna da parte della Chiesa, è stata non solo dimenticata, ma anche denigrata e colpevolizzata quale responsabile della "decadenza" dell'organo italiano, dimenticando che la musica organistica di Felice Moretti era una "Signora Musica" e che, semmai, furono le innumerevoli schiere di pessimi imitatori che diedero nei decenni seguenti fino all'inizio del Novecento all'organo italiano ed alla sua musica un colpo decisivo. Non va, inoltre, dimenticato, che l'organo italiano preferito da Padre Davide fu quello serassiano, che, come abbiamo già sottolineato in passate trattazioni, era quanto di meglio tecnicamente e fonicamente si potesse avere in quell'epoca, splendida sintesi tra le sonorità classiche italiane e le ultimissime novità fonico-tecniche europee (in special modo francesi).
Fortunatamente, oggi Padre Davide da Bergamo sta riprendendo lentamente l'importantissimo posto che gli compete nella storia organistica italiana e questo disco ne è una bella testimonianza.
Qui l'organista Marco Ruggeri, specialista nell'interpretazione della musica italiana di questo periodo e profondo conoscitore dell'opera Morettiana, ci presenta un'accurata scelta del repertorio "liturgico" di Padre Davide, in cui possiamo trovare tre splendidi brani scritti appositamente per l'organo Serassi 1838 della chiesa di Santa Maria di Campagna di Piacenza, ed il fatto che questo disco sia stato inciso proprio su questo strumento la dice lunga sull'accuratezza filologico-storica che sta alla base di questa realizzazione.
Si apre con una Fantasia prettamente "liturgica", cioè suonata solo con i registri del Ripieno. Questo genere di brani era solito introdurre le celebrazioni liturgiche a modo di preludio ed in questo caso è l'alternanza tra il Gran Ripieno ed il Ripienino che caratterizza un brano sobrio, solenne e delicato al tempo stesso, nel quale sono comunque ben presenti le caratteristiche melodiche della produzione morettiana. A questo brano segue una Preghiera, che si avvale, nella prima parte, dell'utilizzo del registro della Voce Umana che, inserita e disinserita in particolari passaggi melodici (talora anche solo a sottolineare due o tre note) conferisce all'andamento melodico una particolarità del tutto teatrale. Nella seconda parte è uno splendido Corno Inglese che dialoga con il Ripieno disegnando una ghirlanda melodica in cui virtuosismo vocale e tratti recitativi danno vita ad una vera e propria scena operistica.
Seguono quindi quattro Versetti, di breve durata ma caratterizzati da un impiego quanto mai sofisticato delle risorse timbriche dello strumento, che qui fa la parte del mattatore sulla scena, soprattutto nell'ultimo versetto, quando possiamo bearci di ascoltare Campane, Tromboni, Bombarde, Grancasse, Sistri e Campanelli che insieme a Ripieni e Trombe danno la stura ad un tripudio strumentale-operistico in cui lo splendido Serassi ci dispiega tutte le sue possibilità.
Seguono quindi un paio di brani, se possibile, più "intimi", una "Benedizione del Santissimo" nella classica forma bipartita ed un' "Elevazione Patetica" che, a dispetto del nome, si rivela tutt'altro che tranquilla ma che ci disvela, al contrario, un carattere forte, dalla ritmica impetuosa e dalla melodiosità splendidamente lirico-sinfonica.
Si conclude con due pezzi forti della produzione di Padre Davide, la famosa "Pastorale", in cui l'avvicinarsi e l'allontanarsi dei Magi dal Presepio sono raffigurati da un crescendo e da un decrescendo della sonorità ottenuti mediante l'iserimento ed il disinserimento dei vari registri dell'organo. Il brano finale è l'altrettanto famosa "Gran Sinfonia in Re" che si apre su un pedale di Rollante che introduce ad un brano scoppiettante, scintillante e dal carattere sinfonico-operistico quasi allo stato puro che alterna momenti gloriosamente solenni a cabalette vocali, melodici assoli a vertiginosi passi di virtuosismo, spunti di alto lirismo a trionfi di rutilanti ottoni accompagnati da splendidi Ripieni sottolineati da vibranti colpi di grancassa, piatti e timpani, il tutto a formare una vera e propria sinfonia operistica che nulla ha da invidiare a quelle -veramente operistiche- di un Rossini o di un Verdi.
Ovviamente molto buona l'esecuzione. Marco Ruggeri si dimostra essere un ottimo conoscitore di questa musica così come riesce a riportarla molto bene sullo strumento per cui essa era stata scritta. E' da tenere presente che l'esecuzione di queste opere, a causa della complessità e della frequenza dei cambi di timbrica, è veramente impegnativa ed un plauso va anche allo sconosciuto (o agli sconosciuti) assistente ai registri che, soprattutto nella Pastorale e nella Gran Sinfonia, ha certamente avuto il suo bel daffare.
L'interpretazione è molto accurata ed aderente ai canoni stilistici ed interpretativi propri di questo genere musicale, il virtuosismo è giustamente operistico-vocale e mai fine a se stesso, così come anche l'intima religiosità che traspare dai brani più "meditati" (non dimentichiamo che Felice Moretti era un religioso) non viene mai tradita nè sacrificata sull'altare di un'interpretazione operistica tout-court. L'unico appunto che ci sentiamo di muovere è la mancanza, in certi brani che ne necessiterebbero, di un piglio più determinato e di una interpretazione più marcata. A questo proposito riteniamo che il confronto, ad esempio, tra l'esecuzione della Pastorale di Ruggeri e quella di Cognazzo, di cui abbiamo parlato in una passata recensione, possa rendere bene l'idea della differenza.
L'organo è a dir poco eccezionale. Serassi viene fuori in tutta la sua arte ed in tutta la sua grandissima perizia di organaro, proponendoci una specie di "summa" della sua arte. Due tastiere di sei ottave, una pedaliera a leggío di diciassette note, una marea di registri ed ecco servito l'organo italiano ottocentesco nel suo massimo fulgore. La mano di Marco Ruggeri si occupa di completare la meraviglia facendolo suonare "come si deve".
Un ultimo accenno tecnico. Registrato nel 2000, questo disco fa parte dell'ultima generazione delle produzioni discografiche, caratterizzate da una cura veramente assidua sia nella presa del suono che nella resa delle condizioni ambientali ottimali. Anche in questo caso, dobbiamo dire, l'incisione è ottima sotto tutti gli aspetti.
Per tutto questo, consigliamo volentieri questo disco ai nostri amici lettori.



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