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Organy Katedry w Oliwie




Organy Katedry w Oliwie
Organista: Roman Perucki
Organo Cattedrale di Oliwa
CD - DUX - DDD- DUX-0210

Questo disco, che ci è stato gentilmente fatto pervenire dall'amico Andrea Firpo di ritorno da una vacanza in Polonia, fa parte di una produzione molto interessante che la casa discografica Dux dedica agli strumenti più significativi di questa nazione. Ci siamo accinti all'ascolto, quindi, con grande interesse, che peraltro è scemato abbastanza presto nel proseguio dell'ascolto.
In effetti, la prima impressione è stata abbastanza negativa per via del repertorio, sconnesso e scombicchierato, e, poi, a causa dell'interpretazione, che ci è parsa decisamente "vecchia" e, a dire il vero, abbastanza stucchevole. Il suono dell'organo, per dirla tutta, non ci è sembrato per nulla interessante e, anzi, deludentemente banale se consideriamo che si tratta dello strumento più grande e famoso della Polonia, un cinque tastiere di fattura datata che ostenta un'ottantina di registri nominali ma che, alla resa dei conti, ha il fiato grosso già nel mezzo ripieno.
Pessima impressione, quindi. Ma poichè ai fini di una recensione non ci accontentiamo mai di una prima passata, negli ascolti successivi, più attenti e più ragionati, abbiamo potuto notare che l'organista, nonostante tutte le nostre riserve, forse non era l'imputato principale delle magagne di questo disco. Per la verità, ci siamo andati convincendo che, anzi, le colpe maggiori stavano nell'organo, stonato, ansimante, ben poco originale e, soprattutto, non adatto all'esecuzione di "qualsiasi" repertorio.
Per un caso fortunato, infine, durante un nostro recente viaggio in quel di Brussels nei primi giorni del mese scorso, abbiamo avuto la possibilità di ascoltare Roman Perucki "live in concert" sul nuovissimo e prestigioso Grenzing della Cattedrale di S.te Gudule et Saint Michel. Eravamo curiosi di verificare se le nostre impressioni sarebbero state confortate dai fatti e, con una punta di soddisfazione, ci siamo resi conto di aver visto giusto. Perucki, infatti, su questo strumento di ben altra ispirazione, fattura e qualità, si è dimostrato un organista maiuscolo, molto bravo, dotato di una splendida tecnica, preciso e molto attento nella filologia interpretativa, riscuotendo un notevole e meritatissimo successo.
Ma, tornando al nostro disco, scagionato l'interprete, rimangono tutti gli altri giudizi negativi.
Il primo è sulla scelta del repertorio. Si passa da Purcell a Bruhns, dall'Ave Maria di Schubert al "Pump and Circumstance" di Elgar e da Bach all'Adagio di Albinoni eseguito con un andamento talmente lento da poter essere scambiato per una marcia funebre. Le uniche due eccezioni a questa maionese impazzita sono la Toccata di Musztel (che abbiamo potuto godere come bis anche durante il concerto di Bruxelles) e la Sonata di Paciorkiewicz, due autori polacchi contemporanei che in questo disco ci stanno decisamente scomodi ma che costituiscono l'unico motivo valido per giustificarne l'ascolto.
Lo strumento, invece, che viene magnificato come uno dei migliori (se non il migliore) di Polonia, si rivela essere un organo grande ma privo di una qualsiasi personalità che lo distacchi dalla schiera degli strumenti "eclettici" che si costruivano in Europa negli Anni Cinquanta. Se andiamo a scorrerne la composizione fonica scopriamo una nutrita schiera di mutazioni e di registri abbastanza particolari che ne farebbero un buon organo ma che, alla prova ascolto, non ci è dato di poter apprezzare per il solo motivo di non venire utilizzati o, comunque, di venire utilizzati male. A questo si aggiunga il fatto che troppo spesso questo organo scopre alcune difficoltà respiratorie che ci fanno seriamente pensare che al tempo di questa incisione le sue condizioni di manutenzione non fossero propriamente le migliori. Sicuramente, infine, si tratta di uno strumento molto difficile da far muovere e che complica decisamente la vita al suo titolare che è, per l'appunto, lo stesso Perucki.
Detto questo, passiamo all'interprete. Appurate "de facto" le sue notevoli ed indiscutibili capacità e doti interpretative, che ne fanno uno degli organisti polacchi più apprezzati in Europa e nel Mondo, non possiamo tacere il fatto che questa incisione non gli rende giustizia, anzi -diremmo noi- lo penalizza in modo notevole.
Infine due parole sull'aspetto tecnico dell'incisione, effettuata nel 2002. Tutti i dischi dedicati all'organo di questa casa discografica presentano, in effetti, una caratteristica che era propria delle incisioni organistiche degli anni Cinquanta e Sessanta, cioè la registrazione "as is", che consiste nel piazzare i microfoni in chiesa nello stesso posto dove stanno i fedeli. In questo modo possiamo ascoltare il suono dell'organo come effettivamente viene percepito nella chiesa ma si perdono notevolmente le differenziazioni dei vari piani sonori e, anche, le caratteristiche particolari e specifiche dei vari registri (e questo lo si sente, ad esempio, nel "Trumpet Tune" di Purcell, dove la Tromba non risulta assolutamente caratterizzata come in effetti dovrebbe essere). La presa di suono è comunque ben curata, il rumore di fondo rientra nei limiti accettabili e gli effetti di eco e riverbero, pur risultando sensibilmente accentuati, non penalizzano mai l'effetto di insieme e di "ambiente" che caratterizzano le incisioni di questo genere.
A questo punto, tutto quanto sopra esposto, ci siamo seriamente chiesti il motivo per cui questo disco sia stato prodotto e realizzato, visto che sia l'organo che l'organista (ma non per colpa sua) ne escono con le ossa ammaccate. Non abbiamo trovato motivi validi fino a che non abbiamo appurato che la Cattedrale di Oliwa è la chiesa specificatamente dedicata alla celebrazione dei matrimoni che, a quanto pare, si svolgono anche con cadenza di due-tre al giorno con coppie di sposi provenienti da tutto il Paese. Pare, infatti, che i brani incisi su questo disco -a parte i due autori polacchi di cui abbiamo parlato- siano quelli più "gettonati" e richiesti e che questo disco faccia parte dei "ricordi" di matrimonio che molte coppie si portano (a pagamento, rigorosamente) a casa.
Abbiamo capito tutto.



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