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Organy Bazyliki Mariackiej w Gdansku




Organy Bazyliki Mariackiej w Gdansku
Organista: Boguslaw Grabowski
Organo Chiesa di S. Maria di Danzica
CD - DUX - DDD - 0214

Gli amici lettori che conoscono la storia dell'organo ricorderanno il famosissimo organo della chiesa di S.Maria in Danzica, costruito nel 1585 da Antonius Friesen e citato da Michael Praetorius nei suoi trattati come il migliore strumento europeo di quei tempi. In effetti quell'organo, con le sue tre tastiere e pedaliera e le sue caratteristiche foniche, era davvero un capolavoro dell'arte organaria europea del Cinquecento, da cui avrebbero poi preso origine i grandi strumenti barocchi su cui si sarebbero dipanate le fortune della musica organistica nordeuropea dei secoli successivi.
Purtroppo, quello strumento non esiste più, annullato dalle fiamme nel 1945 dopo quasi quattrocento anni di storica testimonianza del passato, così come stessa sorte la guerra riservò a tanti altri strumenti storici tra i quali, uno per tutti, quello della Marienkirche di Lubecca.
La produzione discografica che trattiamo in questa pagina è un omaggio alla tradizione musicale della chiesa di Santa Maria di Danzica. In questo disco Boguslaw Grabowski, organista titolare, si esibisce alle tastiere dell'attuale organo, costruito nel 1985 da Hillebrand e collocato all'interno dell'antica struttura barocca dell'antico organo Friesen 1625 della chiesa di San Giovanni della stessa città.
Abbiamo già parlato, la volta precedente, delle produzioni della casa discografica polacca Dux, che ha in catalogo una nutrita serie di titoli interessanti. Ma se la volta scorsa il disco non era risultato propriamente di nostro gradimento per diversi motivi, questa volta dobbiamo dire sinceramente che questa produzione è molto interessante e ben realizzata.
Il disco si apre con una splendida interpretazione del Preludio e Fuga in Mi bemolle maggiore BWV 552 di Bach, a cui seguono due corali ("Allein Gott in der hoh sei Ehr" BWV 662 e "Christum wir sollen loben schon" BWV 611) la cui interpretazione attenta e permeata di uno spirito religioso sereno e molto meditato ci rende ampiamente partecipi di quella che è l'intima e profondamente mistica essenza della produzione corale del Kantor di Lipsia.
La breve ma intensa "Salve Regina" di Jacub Sowa fa da introduzione alla Passacaglia in re di Buxtehude, altro caposaldo della musica organistica barocca, della quale Grabowski ci offre un'interpretazione attenta in cui l'abile gioco dell'alternanza delle varie sonorità dell'organo disegna atmosfere spazio-temporali che, mettendo da parte le più recenti tendenze interpretative, ci riconciliano con l'essenza stessa dello spirito musicale che ispira ed attraversa questa bella composizione.
La seconda parte del disco vede protagonista iniziale Franz Liszt con la sua "Ave Maria di Arcadelt", brano "minore", ma che apre una finestra sulla spiritualità delle opere organistiche lisztiane, spiritualità che troverà poi coronamento nelle due Messe e nei due Inni. In questa interpretazione, purtroppo, l'interprete si lascia prendere la mano da un'esecuzione a nostro parere troppo "tirata via" e solo minimamente rispondente alle caratteristiche di questo brano che, peraltro, non risulta neppure -ma è sempre opinione personale- caratterizzato da sonorità adeguate.
Parziale riscatto nelle "Litanies" di Jehan Alain, che, sebbene ben caratterizzate da adeguate sonorità e da un'interpretazione tecnicamente ottima, nella prima parte ci sono parse un pò troppo "legate" sia nel vero senso della parola che nel suo significato più lato, mentre nella seconda parte l'organista riesce a "lasciarsi andare" e a liberare pienamente l'energia musicale e metafisica che le intride.
Riabilitazione piena, infine, nell'ultimo brano, un'improvvisazione in forma di variazioni dello stesso Grabowski sul tema del corale "Christ in Erstanden". In questo brano possiamo apprezzare le notevoli capacità di improvvisatore di questo organista, che via via dipana serena meditatività, cantabile lirismo, virtuosismo per nulla accademico e grandiosa magniloquenza, il tutto condito da una splendida tecnica.
Boguslaw Grabowski, classe 1955, diplomato nel 1982 a Cracovia e Varsavia, perfezionato con Flor Peeters, è attualmente uno dei migliori interpreti polacchi e svolge un'intensa attività concertistica a livello europeo oltre ad effettuare incisioni radiofoniche e discografiche. In questo disco egli ci dimostra tutta la sua bravura, che personalmente abbiamo apprezzato in modo particolare nei brani di Bach (soprattutto nella fuga BWV 552) ed in Buxtehude.
L'organo, come abbiamo detto, è il sostituto dello storico strumento citato da Praetorius, del quale ricalca la disposizione fonica ma di cui tuttavia non riesce a raccogliere pienamente l'eredità. Si tratta, comunque, di uno splendido organo di fattura e caratteristiche nordeuropee che ha una spiccata personalità e non esita a farla sentire. Le sue sonorità, interamente barocche, sono molto precise e particolarmente ricche di contenuto, cosa che rende questo organo perfetto per l'interpretazione della musica barocca in generale e bachiana in particolare.
Come nel caso del precedente disco recensito di questa casa discografica, dobbiamo sottolineare la particolarità tecnica comune di queste produzioni, che consiste nel piazzare i microfoni non in vicinanza dello strumento ma ad una certa distanza, in modo da ottenere lo stesso effetto fonico che viene percepito da un ascoltatore seduto in chiesa. Se nel precedente disco questa caratteristica non si era rivelata positiva per la resa fonica complessiva, in questo, invece, dobbiamo dire che questo metodo non penalizza un corretto apprezzamento delle varie sonorità dello strumento e della loro suddivisione nei vari piani sonori, aggiungendo, inoltre, un effetto "ambiente" sempre misurato e mai fuori luogo, che ci permette di apprezzare l'interpretazione nella sua giusta cornice ambientale, rendendo molto gradevole e piacevole l'ascolto.
In conclusione, un buon disco con un buon repertorio, molto bene interpretato su di un ottimo organo. Da ascoltare.



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