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Domenico Zipoli - Opere per Organo




Domenico Zipoli - Opere per Organo
Organista: Lorenzo Ghielmi
Organo Chiesa di Riva-Valdobbia
CD - Ars Musici - DDD - AM 1269-2

L'abissale differenza stilistica tra la produzione organistica di Domenico Zipoli -italiano e cattolico- e quella del suo contemporaneo Johann Sebastian Bach -germanico e protestante- la dice lunga sulla divaricazione che Riforma e Controriforma imposero al continente europeo. Le origini musicali ed organistiche di entrambi affondano le radici negli autori italiani di due secoli prima, ma se la musica di Zipoli se ne dimostra nipote fedele, quella del Kantor di Lipsia dispiega le sue ali verso ben altri orizzonti, alla luce di una diversa ispirazione spirituale, su cui si innestano anche cento anni di evoluzione tecnica dell'organo tedesco, durante i quali anche le strade di questo strumento si dividono in modo definitivo.
E' per questo motivo che ascoltando questo disco, peraltro arricchito sapientemente da alcuni brani di Cantus Firmus, ci troviamo immersi in un'atmosfera che dista anni luce dalla Germania musicale bachiana pur risultandone contemporanea. Di qui l'ascetismo sereno del canto gregoriano, di là l'austerità composta e rigorosa del corale luterano. In Italia un barocco musicale organistico che fa della musicalità delle melodie il suo punto di forza per una religiosità di serena speranza; in Germania le costruzioni severe del contrappunto serrato elevato a preghiera intima per una religiosità austera dominata dal senso del peccato. Queste sono le differenze che saltano all'orecchio ascoltando questa bella produzione dedicata ad uno dei maggiori esponenti della musica organistica barocca italiana, di cui sono presentate splendide pagine interpretate da Lorenzo Ghielmi.
Dicevamo del Cantus Firmus. In effetti nelle incisioni discografiche è da qualche tempo consolidato l'uso di inserire versetti gregoriani cantati tra i versetti organistici. Sicuramente questa invalsa abitudine segue il filone della filologia interpretativa; d'altra parte i versetti organistici erano composti appositamente per l'alternanza, prassi comune a quell'epoca. Se da una parte questo modo di riproposizione ricalca il più possibile le musiche nello stesso modo in cui erano probabilmente eseguite in origine, dall'altra noi riteniamo -ma è nostra opinione strettamente personale ed opinabile- che in un discorso di unitarietà concettuale, nella quale i vari brani vanno a comporre un "unicum" artistico che trascende il fine strettamente contingente alla situazione liturgica per cui sono stati creati, si venga a perdere un poco del senso di unitarietà stilistica che li lega, a prescindere dal legame più strettamente liturgico, costituito dal salmo o dall'inno a cui si riferiscono.
A prescindere, comunque, dalle finezze filologiche, in questo bel disco possiamo ascoltare la produzione organisica di Zipoli, cioè quella del Primo Libro, e due opere del Secondo Libro, dedicato alle opere clavicembalistiche, la Suite in Re e le Partite in La. E' anche qui doveroso sottolineare come a quei tempi tra organo e clavicembalo non esistesse quasi differenza e che la distanza che intercorre tra i due Libri delle opere di Zipoli riguarda non tanto la destinazione strumentale delle composizioni, quanto la destinazione interpretativa: opere da chiesa ed opere di tipo "profano", cioè da sala. Non dimentichiamo, inoltre, che Zipoli, pur non arrivando mai nella sua vita a prendere i voti, faceva parte dell'Ordine dei Gesuiti, e come tale ben aveva presente la differenza tra la musica liturgica e quella galante.
In questo disco, quindi, possiamo godere di una splendida interpretazione dell'opera organistica di questo alto esponente dell'organo barocco italiano, che ci viene qui presentato sotto una luce che ne sottolinea diversi aspetti che alcune produzioni discografiche precedenti, peraltro anch'esse di grande valore, non erano purtroppo riuscite a valorizzare nel giusto modo.
Lorenzo Ghielmi, che non ha certo bisogno di presentazioni, si conferma qui l'interprete maiuscolo che tutti conosciamo e che riesce ad entrare nel profondo dell'ispirazione e dello spirito musicale delle composizioni sia quando si arrocca sul contrappunto bachiano alla consolle del suo Ahrend, sia presentandoci le splendide pagine controriformiste del barocco ed italianissimo Zipoli alla tastiera del Bernasconi/Dell'Orto-Lanzini di Riva Valdobbia, dove questo disco è stato inciso nel mese di Maggio 1998.
Questo strumento, che racchiude materiale fonico di un precedente strumento di metà Settecento, possiede una tastiera estesa di 62 note ed una pedaliera di 23 note, con una tavolozza timbrica su base 16 piedi molto interessante, che ricalca le disposizioni foniche degli strumenti costruiti da Hermans in Italia, e non dobbiamo dimenticare che Zipoli nel 1715 fu titolare del grande Hermans della chiesa del Gesù in Roma.
L'incisione è tecnicamente impeccabile. Nessun difetto riscontrabile, presa di suono accuratissima e molto presente con una particolare attenzione nel sottolineare le timbriche veramente splendide dell'organo. Nessun rumore di fondo apprezzabile ed equilibrio timbrico eccellente anche nell'alternanza tra organo e Cantus Firmus.
Un bel disco, che consigliamo caldamente ai nostri amici lettori.



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