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L'Organo della Chiesa di di S. Francesco di Tonengo di Mazze'




Antichi Organi del Canavese
Chiesa di S. Francesco di Tonengo di Mazze'

Organista: Walter Savant-Levet
CD - Edizioni Leonardi Milano - DDD - LEOCD 037

Lo strumento di cui parliamo oggi è veramente interessante. Si tratta dell'organo realizzato da Carlo Vegezzi Bossi nel 1891 per la chiesa parrocchiale di San Francesco di Tonengo di Mazze', che rappresenta una tappa di notevole importanza nell'attività di questo organaro, che da lì a pochi anni assurgerà alla fama internazionale come il più grande rappresentante dell'organaria "riformata" italiana.
In questo strumento sono già applicate, pur se in forma embrionale, diverse e notevoli tecniche costruttive per quei tempi all'avanguardia e mai prima di allora utilizzate in un modo unitario organicamente ad un'evoluzione radicale dell'organo italiano, fino ad allora statico ed abbastanza fermo su impostazioni risalenti a più di un cinquantennio precedente. Troviamo infatti qui applicati contemporaneamente diversi dettami dell'organaria transalpina tra cui una pressione dell'aria decisamente più forte, due tastiere di grande estensione, una pedaliera retta di ventisette note ed un'impostazione della disposizione fonica e della suddivisione dei registri (peraltro azionati da pomelli invece che dalle solite leve a tiro laterale) che pone le basi per le future realizzazioni di questo organaro. In definitiva, potremmo definire questo strumento il "numero Zero" dell'attività "riformata" di Carlo vegezzi Bossi, una specie di canovaccio sulla cui trama egli costruirà poi, evolvendo ed ampliando sempre più la sua perizia ed abilità costruttiva, le architetture foniche, tecniche e timbriche dei suoi organi futuri, dal più piccolo fino ai più monumentali, grandiosi ed elaborati.
Questa produzione discografica ci riporta quindi pressochè intatto il suono di questo pregevole organo, restaurato non più tardi di un anno fa dall'organaro elvetico Thomas Wälti. A questo proposito personalmente esprimiamo più di una perplessità sul fatto che a restaurare un organo di tale genere non sia stata chiamata la ditta erede diretta del costruttore, cioè la ditta Brondino-Vegezzi Bossi di Centallo, bensì una ditta elvetica che, pur potendo vantare buoni legami artistici con il Piemonte e qualche nuova realizzazione e restauro in zona, affonda le sue tradizioni nell'arte dei Merklin e dei Walcker piuttosto che in quella dei Bossi.
Il repertorio che ci viene proposto dal bravo organista Walter Savant-Levet ci presenta musiche di due autori francesi, Lefébure-Wely e César Franck. Diciamo sinceramente che questa scelta di repertorio per questo strumento ci lascia alquanto interdetti. Nella nostra ignoranza in materia di filologia organistica ed organaria -ed i produttori di questa incisione spero ci perdoneranno la mediocrità e superficialità delle nostre competenze in materia- non riusciamo a capire i motivi per cui sono state scelte musiche di due autori esteri e precedenti alla costruzione di questo strumento quando nel panorama organistico italiano degli anni a cavallo del 1891 (data di costruzione dell'organo di Tonengo di Mazze') si potevano vantare fior di compositori ed organisti che perfettamente avrebbero potuto essere accostati a questo organo per valorizzarlo nel migliore dei modi. Senza scomodare Marco Enrico Bossi, "appena" trentenne nel 1891, possiamo citare per primo il nome di Capocci, a cui accostiamo Polleri, Renzi, Martucci, Bottazzo, Sgambati, Mattioli, Ferroni e tanti altri prestigiosi nomi che su questo genere di organi costruirono le basi della musica organistica italiana moderna. Ma, ripetiamo, questa è una nostra opinione personale che per nulla deve inficiare la valenza documentaria di questo disco e l'importanza di questo stupendo organo.
E dunque possiamo ascoltare qui dieci brani di Lefébure-Wely, tra cui la "Scène Pastorale", la "Marche" in Mi bemolle e la "Sortie" in Si bemolle, molto conosciuti. Del grande César Franck l'interprete ci offre il terzo Corale e la "Pièce Heroique", che rappresentano un pò l'aspetto dualistico della musica di questo grande musicista, considerato unanimemente il padre del sinfonismo organistico. Come sempre, e come abbiamo già sottolineato in altre occasioni, Walter Savant-Levet da qui prova della sua solida e particolarmente sensibile arte interpretativa, cogliendo in modo perfetto lo spirito delle musiche che presenta, soprattutto in Lefébure-Wely, di cui sottolinea splendidamente sia le scoppiettanti "strombazzate" che i brani più evocativi e descrittivi, senza dimenticare gli splendidi cantabili e gli effetti orchestrali, magistralmente resi. Franck ci appare impeccabile e persino troppo rigoroso... ma sicuramente il nostro giudizio è qui influenzato dal fatto che questo organo, come ben sottolinea l'organista nel libretto a commento, presenta una fonica piuttosto ridotta. A ciò si aggiunga una scarsa presenza di "ambiente", che se in Lefébure-Wely sottolinea magistralmente le particolarità costruttive dei brani rendendoli gradevolissimi, in Franck fa però mancare quella solennità ed imponenza fonico-timbrica che, a nostro parere, ne è parte integrante, fondamentale ed irrinunciabile.
L'incisione è stata effettuata nel mese di Aprile scorso ed è, come di prassi nelle produzioni di questa casa discografica, perfetta ed ineccepibile; d'altra parte la bontà delle incisioni e l'accuratezza del montaggio e della post-produzione ne sono sempre stati uno dei punti di forza.
In definitiva si tratta di un disco veramente interessante sia per lo strumento che celebra, presentato in tutto il suo originale splendore tecnico e fonico-timbrico, che per l'organaro che lo ha costruito, di cui ricorre quest'anno il centocinquantesimo anniversario della nascita, anniversario passato peraltro sotto un preoccupante silenzio da parte della quasi totalità degli addetti ai lavori.
Un disco che consigliamo quindi con molto piacere ai nostri amici lettori.



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