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Il Grande Organo della Basilica dell' Immacolata di Genova




Il Grande Organo della Basilica dell' Immacolata di Genova
Organista: Domenico Severin
CD - Syrius SYR 141424 - DDD

L'organo della Basilica dell'Immacolata Concezione di Genova è uno dei più importanti nella storia dell'organo italiano moderno. Abbiamo già parlato diffusamente in queste pagine sia dello strumento che del suo costruttore originale, il britannico George William Trice, pagine a cui rimandiamo per saperne di più.
L'organo fu poi ricostruito nel 1929 da Balbiani, che utilizzò il materiale fonico Trice distribuendolo su quattro tastiere (l'originale ne aveva tre). Personalmente abbiamo potuto provare alcune volte questo prestigioso strumento sia nella versione Balbiani originaria che dopo l'intervento di adattamento in cui la pedaliera retta fu sostituita dalla attuale radiale ed i pedaletti originali con i più moderni pistoni. Si tratta indubbiamente di un organo veramente caratteristico non solo per le foniche, veramente affascinanti e particolari, ma anche per la sua impostazione generale, che ricalca un periodo dell'organo italiano abbastanza contrastato e contestato ma che ci dimostra, e questo disco lo testimonia benissimo, quanto interessanti ed in continua evoluzione fossero gli orizzonti dell'organaria di quell'epoca. Non è uno strumento facile da suonare; la consolle si trova in coro, rivolta verso l'abside, lontana dai corpi fonici ed abbastanza avulsa dal contesto degli spazi sonori che le varie sezioni vanno a riempire, e questo rende abbastanza difficoltosa l'esecuzione dei brani. Da notare che la consolle è dotata, per i comandi dei registri e delle quattro combinazioni libere, di pomellini a leva di vari colori dello stesso tipo in uso, all'epoca, nei centralini telefonici, che la rendono, anche visivamente, molto particolare.
Domenico Severin, organista specializzato nell'interpretazione della musica organistica italiana di fine Ottocento e del primo Novecento, di cui abbiamo già recensito in queste pagine diverse interessantissime incisioni realizzate su strumenti d'epoca, ci propone un repertorio veramente adattissimo a farci apprezzare le caratteristiche fonico-timbriche di questo organo. Si inizia con l'intera opera 104 di Marco Enrico Bossi, con la maestosa Entrée Pontificale sottolineata dai pastosi Ripieni, la dolce Ave Maria, con le sua delicata melodia affidata alle voci più delicate dell'organo, il robusto Offertoire, l'intima e liricissima Résignation e la austera e magniloquente coralità della Rédemption, che in un crescendo entusiasmante originato dallo squillo della Tuba Mirabilis ci porta al maestoso ed imponente finale, in cui possiamo apprezzare tutta la potenza e la grandiosità di questo strumento.
Seguono quindi due brani di Ottorino Respighi, il Preludio in La minore sopra un Corale di Bach, dal carattere sereno e meditativo nonostante le complessità ritmiche, le cui sezioni vengono molto ben evidenziate con ricchezza e varietà di registrazione, ed il Preludio in Re minore, sul cui grandioso tema iniziale esposto dal Tutti al pedale viene costruita un'architettura formale molto complessa sia dal punto di vista strutturale che armonico, ricca di episodi anche contrapposti che spaziano dal Fortissimo al Pianissimo e che Severin qui ci rende perfettamente sfruttando al meglio tutte le risorse e le capacità di questo spettacolare strumento.
Segue l'Andante dalla Quarta Sonata di Filippo Capocci, brano tranquillo e dalla musicalità quasi affettuosa, la cui melodia si snoda attraverso episodi dagli echi sinceramente postromantici di ampio respiro e di grande ariosità.
Il disco si conclude con il Konzertstück Op. 130, che è la trascrizione per solo organo dell'omonimo brano originariamente scritto per Organo, Orchestra d'Archi, Ottoni, Timpani e Campana. Questo grandioso brano ricalca un pò le orme dei grandi poemi sinfonici organistici e spazia tra vasti orizzonti descrittivi in cui episodi lirici, di carattere spiccatamente romantico, si alternano a sezioni di stile epico-grandioso, il tutto in una scrittura strutturalmente ed armonicamente complessa, che traspone all'organo tutte le nuances orchestrali del brano originale, che l'interprete qui ci rende in modo veramente notevole e di grande impatto sonoro ed emotivo
Dello strumento abbiamo già detto, ma ci preme sottolineare quanto il repertorio scelto sia adatto ad illustrarlo nel modo migliore. L'unico appunto che ci viene da fare, ma è opinione strettamente personale, è che forse, in ricordo della prima inaugurazione dell'Aprile 1890, si sarebbe potuto inserire qualche brano in più di Filippo Capocci e, magari, anche qualcosa di Giovan Battista Polleri (che oltre che ad inaugurarlo, fu organista titolare di questo organo).
Domenico Severin conferma qui le sue altissime doti di interprete della musica organistica italiana che spazia tra la fine dell'Ottocento ed i primi decenni del Novecento. Alla profonda conoscenza del vastissimo e ricchissimo repertorio della musica "riformata", egli unisce sempre una accurata e minuziosa ricerca degli strumenti più adatti per illustrarla e riprodurla nell'ambito filologicamente più adatto e corretto, proponendoci sempre le migliori interazioni tra strumenti e repertorio, ora su piccoli strumenti poco conosciuti ma di grande pregio, ora sfruttando al massimo le possibilità di grandi strumenti, svolgendo un discorso di approfondimento e di ricerca che ne rende le interpretazioni sempre interessantissime e di grande livello sia musicale che storico-documentaristico.
L'incisione è stata effettuata nell' Ottobre dello scorso anno 2008 ed è di elevatissima qualità, soprattutto tenendo conto delle notevoli difficoltà che ha comportato il dover omogeneizzare le prese di suono di quattro corpi d'organo notevolmente distanti tra di loro senza snaturare la differenziazione dei differenti piani sonori, mantenendoli sempre equilibrati tra di loro ma comunque diversificati nel carattere. In queste condizioni il rumore di fondo, vista anche la vastità dell'ambiente e la rumorosità "fisiologica" della Basilica, diventa difficile da gestire ma si può dire che in questo caso la sua presenza, che peraltro crea anche un certo "ambiente", non guasta per nulla il risultato finale, rendendolo ancora più aderente alle effettive condizioni ambientali di ascolto.
Il disco è dedicato alla memoria di Emilio Traverso, organista titolare dell'Immacolata, prematuramente scomparso nel 2007, ed è stato presentato ufficialmente il 21 Maggio 2009 con un concerto tenuto dallo stesso Domenico Severin.



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