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Concerto Italiano




Concerto Italiano
Organista: Domenico Severin
CD - Appassionato - Ap.002.201001 - DDD

Dopo le incisioni dedicate ai grandi compositori italiani del periodo riformista e del Primo Novecento, Domenico Severin ci propone in questa nuovissima produzione discografica un programma del tutto diverso come epoca ma sempre italianissimo. Il titolo del disco è quanto mai eloquente e significativo: "Concerto Italiano"; ed in effetti in questa incisione troviamo una specie di summa di questa forma musicale prettamente italica, rappresentata da tre concerti di Vivaldi ed uno di Benedetto Marcello, tutti nelle splendide trascrizioni che ne fece Johann Sebastian Bach, intercalati da alcune Sonate di Domenico Scarlatti; in conclusione del disco, infine, ci viene presentato il Concerto Italiano di Bach, che completa splendidamente questo itinerario musicale dedicato all' Italia ed al suo periodo musicale forse più conosciuto e famoso.
Le trascrizioni dei Concerti di Vivaldi che Domenico Severin ci propone fanno parte della sezione del catalogo bachiano dedicato alle opere clavicembalistiche del Kantor di Lipsia, trascrizioni che solitamente possiamo ascoltare nel repertorio dei pianisti e dei cembalisti ma che raramente possiamo apprezzare all'organo, diversamente dalle trascrizioni appositamente realizzate da Bach per questo strumento, nelle quali la struttura formale prevede una fondamentale presenza del pedale. Ma la sostanza stessa delle trascrizioni bachiane, che potremmo definire delle vere e proprie "riletture" (diversi concerti sono in effetti stati, oltre che trascritti, anche trasposti in altra tonalità) in cui l'essenza musicale di queste composizioni diventa il "corpus" stessa della trascrizione, rivelandocene e mettendo a nudo la profonda ispirazione musicale ed il carattere spiccatamente "italiano" senza nulla togliere (ed anzi talvolta rendendo anche più marcata e presente) alla stuttura formale, che in certi momenti riusciamo ad apprezzare in modo molto più chiaro e definito rispetto alle originali versioni orchestrali.
Già diversi organisti si sono cimentati nell'interpretazione all'organo di queste trascrizioni cembalistiche. Questo non solo per la stretta affinità che esisteva ai tempi di Bach tra questi due strumenti, ma anche perchè la scrittura essenziale ed asciutta di queste trascrizioni si presta in modo particolare per un'esecuzione che aggiunga loro la caratteristica fonico-timbrica che solo il suono dell'organo può dare e che va a completarle in modo perfetto.
In questo disco possiamo ascoltare, di Vivaldi, il Concerto in Re Maggiore BWV 972, il Concerto in Sol Maggiore (trascritto in Fa Maggiore) BWV 978 ed il Concerto in Mi Maggiore (anch'esso trascritto in Do Maggiore) BWV 976. Ad essi si aggiunge il Concerto in Re minore di Benedetto Marcello (BWV 974), famosissimo anche ai non addetti ai lavori per via dello sfruttatissimo, anche nel campo della musica leggera, Adagio. Intercalate ai concerti Severin inserisce sei Sonate di Domenico Scarlatti, scelte tra le più significative di questo geniale compositore.
L'inserimento delle Sonate, a nostro modesto parere, è fondamentale per integrare alla perfezione il tema di questa produzione discografica. Le cinquecentocinquantacinque Sonate per clavicembalo di Domenico Scarlatti rappresentano in effetti un "corpus" musicale ed artistico unico ed irripetibile nella musica italiana. Scarlatti, musicalmente discendente dal padre Alessandro e da Pasquini e Gasparini, fu indubitabilmente una delle più famose ed apprezzate figure musicali del suo tempo. Attivo a Napoli, a Roma, a Londra ed infine in Spagna, vincitore di una "musical tenzone" con Händel a Roma, amico e confidente del mezzosopranista Farinelli, compositore fecondissimo e di amplissimi nuovi orizzonti, nelle Sonate seppe introdurre ricchezze ritmiche ed armoniche derivanti dalla musica moresca e spagnola, una mobilità espressiva in certi momenti assolutamente innovatrice, allo stesso modo di alcune tecniche esecutive per quei tempi inusitate (note ribattute, ottave spezzate, incrocio delle mani) e che oggi potremmo definire squisitamente pianistico-virtuosistiche.
Le Sonate che Domenico Severin ci propone in questo disco, numerate secondo il catalogo Kirkpatrick ai numeri 377, 9, 33, 159, 20 e 141 (la splendida "Toccata" dagli echi spiccatamente chitarristici gitani), ci rappresentano in tutta la sua completezza ertistica, musicale e tecnica la figura di questo grande della musica. Di Domenico Severin abbiamo già in passato sottolineato la bravura e perizia tecnico-interpretativa, che lo mettono in una posizione di assoluta preminenza nel campo degli interpreti della musica organistica italiana moderna, ma egli nell'interpretazione eminentemente e splendidamente "cembalistica" di queste Sonate sfoggia un tocco, un fraseggio ed una tecnica che, unitamente alle delicatissime e precisissime registrazioni, ci fanno caldamente augurare che in futuro egli ci possa gratificare ancora di tali chicche musicali, assolutamente deliziose.
Lo strumento scelto per l'incisione è un organo francese di autore sconosciuto risalente alla fine del XVII secolo (il cosidetto "Grand Siècle") che ha la caratteristica di non essere mai stato neppure sfiorato da modifiche, ammodernamenti e manomissioni; pare, anzi, che le sue tre tastiere siano rimaste le più antiche di Francia. Recentemente restaurato, si trova nella chiesa di Rozay-en-Brie, nel cuore della terra dei Couperin e le sue foniche, spiccatamente francesi classiche, si rivelano perfette, nonostante i dubbi che potrebbero sorgere nei "puristi" della filologia interpretativa, per sottolineare un repertorio apparentemente non idoneo ma che nella brillantezza dei suoi Flauti, nell'incisività delle ancie, nella freschezza delle mutazioni e nell'intimismo un pò melanconico della sua "Voix Humaine avec le Tremblant", trova in questo strumento diversi motivi di rinnovata valorizzazione.
Tecnicamente si tratta di una produzione che, seppure possa definirsi "di seconda fascia", cioè realizzata con mezzi tecnici ed attrezzature non altamente professionali, presenta una presa di suono molto accurata, una presenza d'ambiente molto fedele ed una differenziazione dei vari piani sonori molto ben definita. Anche il lavoro di post-produzione risulta molto accurato ed il risultato tecnico finale risulta pienamente soddisfacente anche per le orecchie dei musicofili più esigenti.
Questa produzione non è disponibile attraverso i normali canali di distribuzione. Per ottenerla occorre contattare direttamente via Internet Domenico Severin oppure la Casa Editrice Appassionato.
Ed ora, come dice Domenico Severin nel testo introduttivo a questo disco, "il ne nous reste qu'à écouter ce Concerto Italiano!".



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