Logo Arretrati

César Franck - Intégrale de l'œuvre d'Orgue




César Franck - Intégrale de l'œuvre d'Orgue
Organista: Domenico Severin
Organo chiesa di San Martino di Dudelange
2 CD - Syrius - SYR141431

Gli appassionati di organo ricorderanno certamente le incisioni "storiche" della musica di César Franck. Tra le più apprezzate e famose annoveriamo quella di André Marchal, realizzata nel 1959 sull'organo di Saint-Eustache di Parigi (edita dalla Erato) e quella di Fernando Germani alla console dell'organo della Selby Abbey (edita dalla EMI). Altrettanto conosciuta quella di Jeanne Demessieux alla Madeleine, quella di Gillian Weir sul Frobenius della Cattedrale di Århus e quella di Jean Guillou, realizzata esattamente trent'anni dopo quella di Marchal all'organo di Saint Eustache dopo la ricostruzione effettuata da Van den Heuvel.
Personalmente, tra queste interpretazioni, prediligiamo in modo particolare quella di Marchal, che a nostro modesto parere è quella che più raccoglie "da vicino" l'eredità musicale del compositore franco-belga, così come le sonorità del "vecchio" organo di Saint Eustache ci paiono assai più suggestive di quelle del nuovo Van den Heuvel.
Ma da allora di acqua "sous les ponts de Paris" ne è passata molta ed anche la musica di Franck è stata interessata da quella ventata di "filologia" interpretativa ed organologica che ha visto affermarsi, anche qui, la teoria che il miglior modo di eseguire od interpretare (a seconda del calibro dell'organista) la musica di Franck stia, senza se e senza ma, nell'utilizzare uno strumento Cavaillé-Coll, meglio se il più possibile originale. Questo poichè la collaborazione strettissima che si era instaurata tra il famosissimo organaro francese e l'altrettanto noto organista di Sainte-Clotilde aveva influenzato reciprocamente da una parte le composizioni di Franck (ideate avendo come modello le tavolozze sonore di Cavaillé-Coll) e dall'altra gli strumenti di Aristide, che attingeva a piene mani dai consigli e dalle indicazioni che César gli forniva. E' indubbio che l'opera organistica di Franck e gli organi di Cavaillé-Coll sono inscindibili, ma da qui ad affermare che questa musica si possa interpretare nel migliore dei modi "solo" su questi organi ce ne passa.
In effetti, anche in questo caso, i critici si sono fatti un po' prendere la mano da quella filologia "spinta" che, proprio come per la musica barocca (e non solo quella organistica), ritiene, ad esempio, che la musica di Bach non possa essere adeguatamente interpretata se non "with original instruments" (quante volte abbiamo visto questa scritta sulle copertine dei dischi più apprezzati e premiati!). Questa "filosofia" interpretativa ha indubbiamente i suoi pregi, ma ha un grande difetto: toglie alla "musica" molto del suo valore intrinsecamente universale e conferisce allo strumento un'importanza che, oggettivamente parlando, non ha. In pratica, come già abbiamo avuto modo di affermare su queste pagine, si da più importanza al contenitore che al contenuto.
La musica organistica (e non solo) di Franck è assolutamente e "fisiologicamente" romantica, ma questa sua caratteristica non le deriva dallo strumento su cui viene eseguita, ma è "inside", cioè ne costituisce l'anima e l'essenza. Ed è questa essenza che l'organista deve privilegiare se vuole renderne nel migliore dei modi l'ispirazione musicale.
Domenico Severin, di cui abbiamo già recensito diverse performances, coglie perfettamente questo aspetto fondamentale ed in questa sua integrale, che va ad aggiungersi a tutte quelle di alto livello che abbiamo citato in apertura, dimostra che si possono coniugare, con risultati veramente ottimi, una lettura profonda dell'opera sia sotto il punto di vista strettamente musicale sia sotto quello filologicamente corretto. Non è necessario avere un Cavaillé-Coll originale sotto le mani per far rivivere questa musica, così come non è necessario disporre di un organo "francese romantico" per rendere appieno le emozioni "strumentali" di cui questa musica è pervasa. E' solamente necessario avere un organo "romantico" in senso lato, poichè il "senso" delle opere di Franck è, come abbiamo già detto, romantico "a prescindere". E, come giustamente dice Severin nel testo a corredo del disco, di strumenti che corrispondano pienamente a questo requisito in giro per il Mondo ce ne sono davvero tanti e di splendida qualità. Semmai una vera novità può essere una lettura -questa si- filologica sotto il punto di vista della forma musicale, della scrittura, dell'armonia e dello sviluppo melodico, e nelle opere di Franck di materiale per questa "analisi" e riproposizione ce n'è davvero tanto.
Ecco quindi che questa integrale, ralizzata da Domenico Severin alla consolle dello Stahlhuth 1912-Jann 2002 della chiesa di San Martino di Dudelange (organo di cui abbiamo già parlato ampiamente in queste pagine in occasione di passate recensioni) ci propone una lettura da una parte "tradizionale" di queste opere che però, dall'altra, rivela un'attenzione particolare alla tessitura armonico-melodica ed una ricerca molto approfondita di quel senso musicale genuinamente "romantico" di cui parlavamo prima. Il risultato è un'interpretazione che rifugge da quel romanticismo "d'effetto" che caratterizza molte delle integrali più recenti per ritrovare, anche nelle pieghe più nascoste delle complesse armonizzazioni tipicamente franckiane, ampi respiri e grandi orizzonti musicali. Una testimonianza di questo è senz'altro la parte finale della Grande Pièce Symphonique, che si distacca assai da diverse interpretazioni "da corsa" che si possono ascoltare in giro da qualche tempo a questa parte. Sotto questo punto di vista, personalmente, possiamo dire che l'interpretazione di Severin si avvicina molto, come impostazione, a quella di Marchal di cui abbiamo parlato in apertura, senza peraltro dimenticare mai che da allora sono passati cinquant'anni.
I brani di questa produzione sono i canonici sedici, suddivisi in due dischi, per così dire, tematici. Il primo, che reca come titolo "Transports de l'âme et du coeur", comprende i Trois Chorals, la Prière, la Fantaisie en La e la Pièce Heroïque e sintetizza un'ispirazione tipicamente religiosa e "trascendentale" mentre il secondo, dal titolo "Récital d'Orgue", comprende le opere di carattere più squisitamente "concertistico", cioè la Grande Pièce Symphonique, il Prelude, Fugue et Variation, il Cantabile, la Pastorale, la Fantaisie en Ut ed il Final. Questa suddivisione, che apprezziamo per la prima volta in un'integrale, sottolinea molto chiaramente l'approccio che l'interprete assume nei confronti dell' "essenza" di questa musica, andandone a sottolineare, prima di tutto, l'ispirazione.
Lo strumento utilizzato è, come già sottolineato in passato, uno dei migliori organi europei di ispirazione "romantica" e dobbiamo dire che le sue sonorità, da cui traspare una precisione timbrica di tipo squisitamente germanico, sono assolutamente perfette per la lettura precisissima ed accurata che l'interprete ci offre di questi brani.
Domenico Severin, che già conosciamo per le sue interpretazioni che spaziano attraverso tutto il repertorio organistico europeo, brillantemente diplomato al Conservatorio di Venezia ed allievo di Naji Hakim al Conservatorio di Boulogne-Billancourt, è attualmente titolare presso la Cattedrale di Meaux. Concertista tra i più apprezzati in campo internazionale, caratterizza le sue interpretazioni con una lettura approfonditissima e "realmente" filologica delle opere, proponendo sia repertori tradizionali che percorsi musicali inediti di grande interesse, soprattutto quando si dedica a quel periodo dell'organo italiano denominato "Riforma", di cui è raffinato ed attentissimo interprete e che vede al suo attivo la produzione di diversi dischi di assoluto valore tra i quali ricordiamo, anch'essi recensiti qui in passato, quelli dedicati a Bossi e Manari e quello realizzato alla consolle dello splendido Trice 1890-Balbiani 1929 della basilica dell'Immacolata di Genova.
Tecnicamente questa produzione, i cui brani sono stati incisi nell'ottobre 2009, è molto buona. La presa di suono è ottima e sottolinea molto bene la differenziazione dei vari piani sonori dello strumento senza peraltro mai renderli "slegati" tra di loro. L'escursione dinamica tra il fortissimo (che in quest'organo è veramente notevole) ed i pianissimo è sempre molto ben calibrata e non necessita dei fastidiosi aggiustamenti di volume che spesso si rendono necessari durante l'ascolto di musiche dinamicamente molto differenziate. Eco e riverbero assolutamente "giusti" e rumore di fondo assolutamente fisiologico. Ottimo si rivela il lavoro di post-produzione mentre la stampa dei supporti è affidata ad una ditta francese specializzata nel settore della produzione di CD, DVD, CDRom e, anche, dischi vinile che mette la sua tecnologia a disposizione non solo delle case discografiche ma anche di chiunque intenda auto-produrre le sue performances.
Non possiamo quindi fare a meno di consigliare con molto piacere questa produzione a tutti i nostri amici ed a tutti gli estimatori della musica di César Franck, che qui troveranno tanti motivi di ampia soddisfazione.



Torna all'Indice Recensioni
Torna all'Indice Categorie


Copyright "La Pagina dell'Organo" - 1996-2011