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Albert Schönberger - Improvisationen




The Best of Albert Schönberger - Improvisationen
Organista: Albert Schönberger
Organo del Duomo di Mainz
CD - organo phon - CD 90120 - DDD

Albert Schönberger, di cui abbiamo già recensito un interessante disco in passato, è stato organista titolare alla consolle del monumentale Kemper 1965 sei tastiere del Duomo di Mainz fino al 25 Aprile dello scorso anno 2010, passando poi il testimone a Daniel Beckmann che, vista la sua giovane età (ventinove anni) avrà tutto il tempo di eguagliare la notorietà del suo predecessore e del quale attendiamo con interesse di poter ascoltare le interpretazioni.
Il disco che abbiamo scelto per questa recensione è un tipico disco antologico, composto da brani estrapolati da altri dischi pubblicati in precedenza (Schönberger ne ha incisi finora tredici) e tutti prodotti dalla piccola ma pregevolissima casa discografica Organo Phon di Dieburg, nel cui catalogo troviamo diversi tipi di musica tra cui, molto interessante, quella Klezmer.
Come dice il titolo, in questo disco troviamo alcune improvvisazioni di Schönberger (alcune anche "live") registrate nel decennio dal 1990 al 2000 alla consolle del grande organo del Duomo di Mainz. Queste improvvisazioni sono svolte su temi musicali ed inni del servizio liturgico ma la loro impostazione è assai distante da quella, ad esempio, di Tournemire, così come esse sono molto differenti da quelle di Messiaen, di Cochereau e di altri interpreti della grande scuola francese. Se in quelle improvvisazioni si esprime tutto il grande e variegato panorama del sinfonismo organistico, in queste il linguaggio musicale deriva dalla scuola organistica liturgica germanica, che del "corale" non solo prende l'ispirazione tematica musicale, ma anche il significato testuale e religioso. Se nel miglior Cochereau improvvisatore i temi musicali erano la base su cui costruire mirabolanti improvvisazioni il cui scopo precipuo era quello di "impattare" emotivamente il pubblico, gli esponenti della scuola germanica (della quale Schönberger è uno dei migliori rappresentanti) tengono sempre bene in risalto il "contenuto" ed il significato essenzialmente liturgico dei temi. Ovviamente anche qui troviamo spunti sinfonici, evocativi ed emozionali che fanno di queste improvvisazioni ottimi brani anche concertistici, ma tutta la loro costruzione, come dice lo stesso organista nel libretto a corredo, è tesa a far si che esse non siano un momento musicale isolato ed indipendente, ma diventino un solido legame tra l'essere umano e la liturgia.
Si tratta di improvvisazioni "libere", relativamente sganciate dalle forme musicali codificate del passato ed in esse troviamo quasi sempre un'unitarietà formale, che ci porta a definirle come "Fantasie sul corale", entro la quale l'interprete riesce a trovare un proprio linguaggio ed una forte espressione della propria personalità musicale. D'altra parte, una delle caratteristiche fondamentali dell'improvvisazione risiede appunto nella possibilità per l'organista, a prescindere dagli stilemi adottati, di far emergere la sua fantasia, la sua ispirazione e la sua personalità.
In questo disco possiamo ascoltare performances di notevole interesse che ci dimostrano che Schönberger è un organista che conosce molto bene la complessa arte dell'improvvisazione e che la sa utilizzare nel migliore dei modi per raggiungere lo scopo di realizzare architetture musicali saldamente fondate su testi e contenuti religiosi le cui strutture armonico-melodiche ne esaltino e sottolineino chiaramente il significato, filtrando il tutto attraverso la sua personale sensibilità e l'adozione di formulazioni stilistiche che ne consolidino e rendano al meglio l'ispirazione.
Il repertorio di questo disco ci propone otto improvvisazioni: "Non lobet Gott im hohen Thron", "Sonnenlicht - Erde singe", "Wer nur den lieben Gott lässt walten", "Der du die Zeit in Händen hälts". "Lobet den Herren", "O du fröliche", "Victimæ Paschali" e "Nun bitten wir den Heiligen Geist". In esse l'interprete sciorina tutta la sua grande esperienza ed una tecnica decisamente ammirevole. Possiamo gustare contrappunto serrato, sonorità evanescenti e quasi atonali, fugati, tratti grandiosi e solenni, emozionanti crescendo, temi di corale "bombardati" dal pedale, arpeggi vertiginosi, tratti spiccatamente orchestrali e sinfonici, imponenti finali, fanfare sgranate da splendide ancie, atmosfere neogotiche e rinascimentali, tratti in forma di danza, variazioni nel miglior stile neoclassico e tanto altro, senza dimenticare chiarissimi ed evidenti riferimenti alla musica di Franck, Tournemire, Reger e Messiaen che fanno talvolta capolino facendoci capire quanto profondamente Schönberger conosca la loro musica e ne faccia tesoro.
L'organo utilizzato per queste incisioni è quello del Duomo di Mainz. In realtà si tratta di quattro strumenti distinti e separati posti in varie parti della chiesa (un Klais del 1928 quattro tastiere diviso in tre parti tra "Westchor-Orgel" (due tastiere e pedaliera), "Südemporen-Orgel" (una tastiera e pedaliera) e "Nordwand-Orgel" (una tastiera e pedaliera) ed un Kemper del 1960 ("Ostchor-Orgel") con due tastiere e pedaliera. Tutti questi organi possono essere comandati da un'unica grande consolle di sei tastiere e pedaliera con centotredici registri installata da Kemper nel 1965. Le sonorità di questo organo risultano leggermente "datate" per quanto riguarda l'intonazione, ma la tavolozza timbrica, spiccatamente germanica e fondamentalmente "classica" seppur integrata da alcuni registri coloristici, si rivela assolutamente perfetta per questo genere di musica. Fondamentale, poi, si rivela la pluridecennale attività di Schönberger alla consolle di questo strumento, del quale egli conosce ogni minimo particolare e lo utilizza al meglio delle sue possibilità.
Tecnicamente si tratta di una produzione molto buona, che pur senza presentare le qualità delle più note e rinomate case discografiche, si attesta su di un livello molto professionale. A parte i due brani "live", per i quali la presa di suono presenta i tipici difetti delle registrazioni effettuate "dalla sala", con discreto rumore di fondo e scarsa differenziazione delle sonorità, gli altri brani denotano una notevole cura nella presa del suono (che, ricordando che si tratta di quattro organi diversi situati in punti diversi della chiesa, risulta assai difficoltosa) e nella localizzazione dei piani sonori. Il rumore di fondo è, sempre tenendo conto della "spazialità" dei quattro strumenti, abbastanza contenuto mentre eco e riverbero sono talvolta -specialmente nei fortissimo- leggermente troppo evidenziati ma molto aderenti all'ampia acustica del locale.
In definitiva, un disco di qualità tecnica molto buona e dal contenuto musicale ed artistico assai interessante che sarà gradito non solo agli appassionati dell'arte dell'improvvisazione ma anche a tutti i nostri amici lettori.



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