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Sandro Carnelos - L'Arte della Fuga di Johann Sebastian Bach




J.S.Bach - Arte della fuga
Autore: Sandro Carnelos
Edizioni Armelin Musica, Padova - 2013

Abbiamo già trattato su queste pagine diverse opere teoriche realizzate da Sandro Carnelos ed abbiamo sempre potuto apprezzare come la sua profondissima visione del panorama musicale europeo abbia guidato le sue trattazioni verso orizzonti di assoluta preminenza. Ma approcciarsi ad un'opera come L'Arte della Fuga del sommo Bach necessita di esperienza e capacità non comuni. Orbene, con questa sua "trascrizione" per organo dell'opera forse più completa e complessa del contrappunto, Sandro Carnelos ci dimostra di possedere appieno queste doti, presentandoci un risultato finale che sicuramente, per le sue caratteristiche di completezza e di accuratezza che finora difficilmente abbiamo rilevato in opere similari, mettono un punto fermo nella storia dell'analisi di quella che, a seconda di come la si cerchi di inquadrare, è l'opera più complessa, più difficile, più "esoterica", più profonda e più "teologica" che sia mai stata scritta nel corso di due millenni di musica.
Die Kunst der Fuge ha sempre affascinato (ed intimorito) tutti i musicisti che, per un verso o per l'altro, le si sono avvicinati. Il fatto certo è che si tratta di una composizione più "teorica" che musicale e che, molto probabilmente, Bach la scrisse in un lasso di tempo relativamente ampio. Il tema su cui essa è basata è di una semplicità disarmante ma i procedimenti contrappuntistici a cui questo tema viene sottoposto sono di una complessità e di una raffinatezza che travalicano le normali regole contrappuntistiche per sublimarle in una specie di condensato metafisico in cui non solo i musicisti, ma anche i filosofi, i teologi, i matematici, gli informatici e gli studiosi di scienze esoteriche trovano ottimo pane per i loro denti. E quello che lascia sempre stupiti è il fatto che, con l'avanzare degli studi, ogni giorno quest'opera rivela nuovi spunti e nuove caratteristiche che, in ognuno di questi campi, aprono l'orizzonte a nuove ed impensabili prospettive di discussione.
Abbiamo già trattato, abbastanza di sfuggita per la verità (a causa della complessità dell'opera, che è destinata ai super-addetti ai lavori), del famoso libro di Hofstadter "Gödel, Escher, Bach" (la trattazione potete trovarla in questa pagina); riportiamo qui un paragrafo di quell'articolo che ben serve ad inquadrare la situazione: "E' indubbio che il libro di Hofstadter ha aperto orizzonti incredibili nel campo dell'analisi delle opere musicali bachiane, orizzonti che abbandonano il campo della teoria musicale per estendersi al campo della matematica, della logica, dell'analisi, del ragionamento, della geometria, dell'intelligenza artificiale e via discorrendo. Questo ha spiazzato per diversi anni i puristi della critica musicale, che hanno continuato a giudicare le opere del Kantor di Lipsia sulla base delle normali regole della teoria, dell'armonia e del contrappunto, ignorando che la perfezione di quel contrappunto e di quelle architetture sonore non è fine a se stessa, ma nasconde l'applicazione di regole che avrebbero poi trovato una successiva applicazione solo nel Novecento con l'avvento delle nuove discipline matematiche. Questo è l'aspetto più interessante ed al tempo stesso sconvolgente di quello che Hofstadter ci dimostra: Bach ha utilizzato per la costruzione delle sue opere regole quali il Calcolo Proposizionale, le Strutture Ricorsive, le Proposizioni Formalmente indecidibili, i principi di Autoreferenza e di Autoreplicazione (che sono proprie della struttura del DNA) ed un sacco di altre regole, teorie e teoremi che verranno sviluppati ed enunciati solamente due o trecento anni dopo di lui. Questo è il lato oscuro ed inquietante del grande Bach, che ci appare qui non solo come un genio della musica, ma anche come un precursore, volontario od involontario non importa, del Mondo moderno."
Come si può vedere, la musica del Kantor di Lipsia racchiude nel suo interno tanti "segreti" che l'evoluzione dei tempi mano a mano disvela, presentandoci una figura bachiana che, nonostante tutti gli studi e gli approfondimenti, è ancora ben lungi dall'essere completamente conosciuta.
L'opera di Sandro Carnelos, pur trattando rigorosissimamente gli aspetti più specificatamente musicali dell' Arte della Fuga, cerca di dare all'interprete ed allo studioso anche una panoramica di questi aspetti collaterali (ma fondamentali). Già dall'introduzione vengono sottolineati alcuni aspetti "particolari" di Bach, come ad esempio la sua affiliazione alla Correspondierende Societät der musicalischen Wissenschaften, che era una specie di associazione di adepti del "sapere nascosto" ed i cui membri dovevano essere, oltre che musicisti, anche matematici e filosofi. Un paragrafo è dedicato alla relazione tra Bach e la matematica e la sua ricerca dei rapporti musicali con quelli matematico-esoterici. Segue un paragrafo dedicato alle problematiche esecutive, dopodichè Carnelos svolge un'attentissima disamina delle fonti, partendo dal manoscritto autografo del 1742 ed arrivando fino all'edizione a stampa del 1752, andando a ricostruire l'originale consecutio dei vari brani. Segue un'accurata analisi del soggetto e dei procedimenti a cui viene sottoposto e la struttura completa dell'opera, che comprende nell'ordine i quattordici contrappunti ed i quattro canoni. I brani vengono quindi esaminati uno ad uno ed analizzati nella loro struttura. Un breve paragrafo è poi dedicato al corale Wenn wir in höchsten Nöten sein, che pur non avendo alcun riferimento con l'unitarietà della composizione, viene solitamente presentato a sua conclusione come l'ultima composizione di Bach, da lui dettata sul letto di morte. Un capitolo, poi, viene dedicato all'organo barocco della Germania del tempo di Bach. Vengono analizzate le differenze tra l'organaria della Germania meridionale e quella settentrionale e presentate le disposizioni foniche di alcuni organi effettivamente suonati da Bach durante la sua vita. Un terzo capitolo è dedicato specificatamente agli organi della Thomaskirche di Lipsia, con le disposizioni foniche dei due organi che attualmente vi sono presenti (il Sauer 1889 ed il Woehl 2000). Il quarto capitolo contiene -e qui si entra nel vivo dell'argomento- le indicazioni per lo studio dell'opera. Viene dapprima individuato il metodo e poi si approfondiscono il fraseggio, la diteggiatura e la pedalazione. Il quinto capitolo è dedicato alla registrazione dei pezzi, tenendo conto dell'evoluzione filologica delle metodologie di scelta dei registri; per ogni brano viene proposta una registrazione specificatamente elaborata sulla base delle sue caratteristiche. Seguono, infine, le partiture (con esclusione del corale) la cui Fuga a tre soggetti (Contrappunto XIV) è -come da manoscritto- incompiuta. Una bibliografia essenziale, una discografia assai completa (che parte dal 1936 ed arriva ai giorni nostri, comprendendo anche l'interpretazione di Glenn Gould del 1962), un indice onomastico e la serie delle altre opere dedicate all'organo dall'autore completano questa bella pubblicazione che conta un totale di centoquarantatre pagine.
Come abbiamo già detto in apertura, riteniamo che quest'opera si ponga tra le migliori disamine ed analisi di quel monumento musicale e contrappuntistico che è -a tutti gli effetti- l'Arte della Fuga. La ricerca del materiale, l'analisi delle fonti, l'accuratissimo approfondimento di argomenti fondamentali per la sua esecuzione come l'organaria germanica barocca, la proposizione di un metodo di studio veramente completo ed esaustivo di tutte le sue problematiche, compresa la registrazione e -ovviamente- una trascrizione che riesce a trasporre nel migliore dei modi alle tastiere dell'organo un'opera essenzialmente teorica (l'Arte della Fuga può essere considerata, senza alcun dubbio, come un trattato di alta matematica) fanno di quest'ultima fatica di Sandro Carnelos un'opera importante e, per le caratteristiche del materiale trattato, imponente. Dedicata a tutti gli organisti, dai più giovani ai più esperti, riteniamo che non debba assolutamente mancare neppure nella biblioteca di tutti gli appassionati dell'organo e della sua musica.



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