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Sandro Carnelos - Le Variazioni Goldberg di J.S.Bach




Le Variazioni Goldberg BWV 988 di J.S.Bach
Autore: Sandro Carnelos
Editore Armelin Musica, Padova - MAN 109 - 2014

Abbiamo recensito già, su queste pagine, ben sette opere "teoretiche" di Sandro Carnelos, le ultime delle quali riteniamo assolutamente fondamentali poichè dedicate alle più grandi, in assoluto, opere del Kantor di Lipsia e nelle quali abbiamo potuto apprezzare un approfondimento quasi maniacale non solo della materia squisitamente musicale, ma anche degli aspetti storiografici, musicologici, strumentali e filologici che la attraversano, la caratterizzano e la rendono, come ampiamente testimoniato, musica "universale".
Ma l'amico Sandro, come tutti gli studiosi seri, non si accontenta mai e cerca, trovandoli sempre nella musica del sommo Bach, nuovi orizzonti e nuovi stimoli per un'opera di divulgazione, approfondimento e studio che rasenta la perfezione. Ed ecco quindi che egli, in questa sua ultima fatica editoriale, prende un'altra delle opere più monumentali di Bach, le Variazioni Goldberg, la apre, la viviseziona, la studia e la analizza con lo spirito e l'ispirazione di un esploratore che scopre mondi nuovi e sconosciuti per esplicarcene, in fine, tutte le più recondite particolarità, aggiungendo questo suo importante testo alle già numerose analisi che grandi musicologi del passato hanno dedicato a questa composizione e riuscendo a dirci -e questo è uno dei suoi maggiori meriti- ancora qualcosa di assolutamente nuovo in proposito.
Come sempre, e già lo avevamo sottolineato nelle recensioni passate, Sandro Carnelos utilizza un particolare approccio nel proporci le sue analisi, che prendono sempre il via dalla ricerca il più possibilmente accurata delle origini storiche e musicologiche della composizione, confidandoci la sua "punta di scetticismo" nel considerare l'aneddotica del Forkel e proponendocene anche una lettura più "integrata", e molto probabilmente più veritiera, basata su considerazioni più squisitamente musicologiche, senza peraltro nulla togliere al fascino del racconto assai agiografico del biografo "ufficiale" del "vecchio Bach".
Segue una approfondita disamina della prima edizione dell'opera, pubblicata -non senza diversi errori- quando ancora era vivente l'autore, a sua volta seguita da una solida analisi strutturale della composizione nella quale Carnelos ci "apre le porte" e ci illustra con dovizia di particolari l'architettura formale di tutta la composizione, fornendocene un'interpretazione che, a differenza delle varie interpretazioni del passato, nelle quali spesso abbondavano riferimenti numerologici, cabalistici e teologici, ce la restituisce per quello che essa -essenzialmente- è: una raccolta di varie forme musicali (principalmente danze ed invenzioni) nelle quali viene utilizzato ed esplicitato al massimo livello tutto il bagaglio delle tecniche cembalistiche e tastieristiche di quell'epoca, tecniche delle quali Bach era il più grande esponente. Un "occhio di riguardo", a questo proposito, Carnelos lo dedica ai quattordici canoni che sono inseriti nell'unica copia dell'opera appartenuta allo stesso Bach, canoni aggiunti in seguito, che si discostano in modo assai spiccato dal resto dell'opera e nei quali egli impiega tecniche compositive che non aveva utilizzato nello sviluppo delle Variazioni, essenzialmente costruite combinando lo schema armonico di base (che qui, ricordiamo, non è la melodia, bensì lo sviluppo armonico del basso cifrato) con sviluppi binari di diverse forme musicali, combinazione che -soprattutto per ciò che riguarda il canone- dà origine ad un tipo di musica ssolutamente originale.
Un'attentissima analisi del clavicembalo, strumento per il quale le Variazioni sono state scritte, all'epoca di Bach introduce poi ad un capitolo interamente dedicato all'interpretazione pianistica di quest'opera da parte di Glenn Gould, con particolare riferimento alle incisioni discografihe del 1955 e del 1959, e nel quale viene sottolineata la "tensione" di Gould verso il raggiungimento, tramite uno strumento "romantico" quale il pianoforte, di un ideale quasi astratto di "cembalismo pianistico" che egli cerca di raggiungere non solo attraverso il suo "tocco" strabiliante, ma anche con interventi sulla meccanica dello strumento.
Un accurato elenco di "interpretazioni" non-canoniche e trascrizioni, una discografia essenziale ed una nutrita bibliografia concludono la parte "teorica" a cui segue -ed a questo punto abbiamo in mano tutti gli elementi utili per affrontarne l'esecuzione- la partitura, che Carnelos ci propone nelle sue caratteristiche di asciuttezza e rigorosità formale, completata da un'attenta e filologicissima diteggiatura che ne agevola, pur senza inutili appesantimenti, l'interpretazione.
Di nostro aggiungiamo che, dopo che nel corso degli anni abbiamo potuto apprezzare le più svariate interpretazioni di quest'opera (a partire, appunto, da quella di Gould per finire -attraverso la versione organistica di Guillou e svariate altre- a quella per trio Jazz di Loussier), leggendo queste pagine siamo riusciti, forse finalmente, ad "entrare" pienamente nell'animo di queste Variazioni ed a comprenderne più approfonditamente e completamente non solo l'essenza musicale ma anche la genesi, le caratteristiche meno appariscenti e l'ispirazione più genuina. Ed è per questo motivo che abbiamo apprezzato in modo particolare la fatica di Sandro Carnelos, che consigliamo davvero a tutti, dallo studente al musicofilo più "avvertito", dal semplice appassionato all'esperto più esigente ed incontentabile. Tutti vi troveranno abbondante pane per i loro denti.



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