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Sandro Carnelos - Messe pour les Paroisses di Couperin




François Couperin: Messe Solemnelle à l'usage ordinaire des Paroisses
Autore: Sandro Carnelos
Edizioni Armelin Musica - Padova - Manuali 117 - 2015

La musica organistica "barocca" francese si è sviluppata nell'arco di quasi duecento anni, dalla fine del Cinquecento fino alla fine del Settecento ed ha avuto, fondamentalmente, tre periodi; il primo, di circa cinquant'anni, che potremmo definire "preparatorio" su cui svetta la figura di Titelouze, un periodo centrale, durato quasi un secolo (e che viene normalmente definito dai musicologi francesi come "Le Grand Siècle") durante il quale si sono avvicendate le figure più famose e rappresentative (Nivers, Raison, Jullien, Boyvin, François Couperin, Marchand, Corrette, De Grigny e molti altri) ed un periodo conclusivo -peraltro caratterizzato dalla Rivoluzione Francese, che assestò colpi quasi mortali alla musica organistica di quella Nazione- durante il quale le figure più rappresentative furono Clérambault, Daquin, Michel Corrette e Balbastre.
Solitamente, si tende a considerare la musica barocca francese qualitativamente e musicalmente "inferiore" a quella germanica dello stesso periodo, soprattutto se si considerano le personalità musicali dei grandi compositori tedeschi (Bach in primis), che dal contrappunto traevano la linfa vitale e l'ispirazione per le loro composizioni, mentre nella Francia loro coeva il contrappunto (che troviamo ancora ben strutturato in Titelouze) nel corso dei decenni perdeva la sua basilare importanza per lasciare via via spazio all'espansione della melodia "teatrale" (molto spesso di derivazione italiana) per essere poi utilizzato come "mezzo" espressivo e di accompagnamento al servizio, appunto, della melodia. I musicologi si sono dedicati -e si dedicano tuttora- alla ricerca delle cause di questa fondamentale differenza stilistica e le più svariate teorie, sia musicologiche che sociologiche, sono state nel tempo esposte dai grandi nomi della ricerca. Tra le cause più "gettonate" abbiamo la fondamentale differenza di impostazione teologica, religiosa e liturgica tra il Protestantesimo tedesco ed il Cattolicesimo francese, le differenti aree di influenza musicale (italiana per la Francia e nordeuropea per la Germania, dimenticando però che la scuola nordeuropea classica deriva direttamente da quella classica italiana e, precisamente, da Frescobaldi), le grandi differenze dettate ai compositori dalla conformazione degli organi francesi, che presentavano impostazioni -sia tecniche che foniche- molto differenti... Tutte tesi fondamentalmente valide che, pur non modificando la realtà dei fatti, ci fanno accantonare la tesi iniziale e ci fanno tranquillamente affermare che la scuola barocca francese -se vista e considerata nel suo ambito storiografico, musicale e strumentale- non è inferiore a quella tedesca bensì, semplicemente, "differente" e che nel suo ambito bisecolare ha prodotto musicisti di altissima rinomanza ed opere che possono essere -senza alcun dubbio- definite come veri e propri capolavori.
L'ultima fatica editoriale di Sandro Carnelos è dedicata -appunto- ad uno di questi capolavori, la "Messe Solemnelle à l'usage ordinaire des Paroisses" di François Couperin. Questo compositore, denominato "Le Grand" per distinguerlo dall'omonimo zio anch'egli organista, è famoso soprattutto per la sua produzione cembalistica e per il suo trattato "L'art de toucher le clavecin", che è ancora oggi un documento fondamentale per sapere e comprendere appieno la tecnica e le modalità dell'interpretazione cembalistica di quell'epoca. La sua produzione organistica è limitata ad una sola raccolta, i "Pièces d'Orgue", peraltro mai pubblicata interamente a stampa prima del 1903, quando fu "riscoperta" e pubblicata da Guilmant (che, peraltro, la attribuì allo zio). Quest'opera comprende due messe per organo, una dedicata all'uso presso i conventi degli ordini monastici (che pare sia la più apprezzata dai musicologi) ed un'altra dedicata alle parrocchie rette dal clero secolare. Le due messe presentano lo schema liturgico di quell'epoca e comprendono brani (Kyrie, Gloria, Sanctus, Agnus Dei ed Ite missa est) da eseguirsi "alternatim" e, pertanto, formati da "couplets" da suonare alternati ai versetti del Cantus Firmus mentre l'unico brano "singolo" è quello da suonarsi all'Offertorio, che Couperin affida ai registri del "Grand Jeux" (che corrisponde a tutti i registri di fondo con l'aggiunta delle Ancie e dei Cornetti, escludendo i Ripieni). Il fatto che in entrambe le messe non sia presente il "Credo" è determinato dalla consuetudine di quei tempi, che ne prevedeva solo il canto.
Le caratteristiche principali di questa messa sono, da una parte, l'utilizzo dei modi ecclesiastici (i cosidetti "Toni") gregoriani per le melodie (che sono quelle della "Missa Cunctipotens Genitor Deus", rispettivamente nel primo, quarto, ottavo e sesto tono) e, dall'altra, l'utilizzo di un contrappunto molto ordinato anche se in effetti, al confronto dei contemporanei germanici, risulta essenziale ma spesso "scolastico") e non solo in funzione di accompagnamento. Il "fascino" di queste musiche, a detta di molti critici, sta proprio in questa caratteristica di saper affiancare tecniche compositive squisitamente contrappuntistiche (lo stile canonico e fugato è in effetti la base portante di questi brani, poichè sono presenti due fughe e tredici brani sono costruiti in forma di canone) alle forme tipicamente francesi (Duo, Trio, Dialogue, Basse, Dessus e Taille).
Questa pubblicazione rispecchia il "metodo" di trattazione che Sandro Carnelos ha già utilizzato in occasione delle precedenti analisi di cui abbiamo ampiamente parlato in passato su queste pagine, metodo che non solo presenta una chiara evidenziazione delle partiture, ma -anche- va a scavare in profondità su tutti gli aspetti "collaterali", fornendo un panorama storico, musicologico, stilistico e strumentale che serve ad inquadrare perfettamente l'opera nell'ambito storiografico, culturale e musicale del suo tempo. Dopo una interessante presentazione a cura di Roberto Bonetto, Carnelos passa subito al sodo, cioè ad illustrare ampiamente ed esaurientemente la cosidetta "Scuola Organistica Francese", analizzandone le forme musicali caratteristiche e l'evoluzione storica. Segue poi un'ampia biografia di Couperin Le Grand, un'analisi della struttura formale dell'opera ed un'amplissima disamina storico-strutturale e fonico-timbrica degli organi della chiesa di St.Gervais, dove Couperin fu organista, compresa un'attenta analisi del tipo di pedaliera utilizzata a quei tempi, particolare fondamentale per comprendere l'argomento. E' poi la volta della completa cronologia degli organisti succedutisi alla consolle di quell'organo a partire dal 1585 fino ad oggi (dove compaiono ben otto componenti della famiglia Couperin) a cui fa seguito un'altra ampia digressione sui vari metodi di registrazione utilizzati in quell'epoca, con un'interessantissimo e ricco elenco di esempi di registrazione relativi alle varie forme musicali relative ai vari autori (ad esempio, per il "Duo", vengono presentati ben 14 esempi di registrazione, di cui ben nove elaborati da Dom Bédos). Una grande sezione, poi, composta di sei capitoli, è dedicata alla storia ed all'utilizzo della prassi esecutiva delle "note disuguali" (l'interpretazione in note di valori non uguali di serie di note in partitura scritte della stessa durata); a nostro parere, questa è una delle parti non solo più interessanti, ma anche più "utili", per chi si approccia allo studio di queste musiche e l'autore ci offre anche un'altrettanto interessante carrellata di come questa pratica esecutiva sia stata applicata non solo dagli autori francesi ma, anche, da Bach, Purcell ed Haendel, completando così in modo assolutamente magistrale questo argomento. La parte immediatamente precedente alla partitura è infine dedicata al Metodo di studio, in cui Carnelos ci propone quello che egli (da ottimo docente qual'è) ritiene il miglior modo per affrontare lo studio di quest'opera, con ampie argomentazioni che comprendono anche il tipo di diteggiatura, la giusta interpretazione dell'articolazione e del fraseggio e, infine, un ampio capitolo dedicato all'esecuzione degli abbellimenti. Dopo aver letto, approfondito ed assimilato tutto questo ben di Dio (che già da solo rappresenta un vero e proprio trattato sulla musica francese barocca), ci si può accostare -infine- allo studio vero e proprio della Messa, che viene presentata in una partitura chiara, ben comprensibile e ricca di indicazioni che ne rendono lo studio (e l'interpretazione) un vero e proprio piacere musicale. A completare il tutto anche una bibliografia ed una discografia "essenziali" (che poi tanto essenziali non sono, poichè comprendono ciascuna una trentina di titoli).
La veste grafica è, nello stile di questa collana editoriale, essenziale ma molto curata, pulita, senza inutili fronzoli e molto ben accessibile, soprattutto nella sezione della partitura. Pur essendo specificatamente dedicata agli organisti ed agli studenti, personalmente riteniamo che questa pubblicazione, per la mole di informazioni e di notizie che presenta, sia assolutamente indispensabile anche agli studiosi ed agli appassionati che desiderano conoscere ed approfondire un grande periodo della musica organistica barocca europea. Da acquistare subito!



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