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Gli Organi della Diocesi di Vittorio Veneto




Guida agli organi della Diocesi di Vittorio Veneto
Autore: Sandro Carnelos
Edizioni Associazione Culturale "Giuseppe Serassi" - Guastalla - 2017

Di Sandro Carnelos abbiamo già parlato diverse volte su queste pagine, sia come splendido organista ed interprete che come appassionato studioso e divulgatore di organistiche cose. Una delle prime recensioni delle sue pubblicazioni risale all'anno 2000, cioè a ben diciassette anni fa, e riguardava un bel libro dedicato agli organi della Diocesi di Vittorio Veneto (recensione che potete trovare QUI). Si trattava di un lavoro certosino di ricerca e di collazione dei dati di quasi centotrenta organi presenti nelle chiese di quella Diocesi, dati che Sandro in quel libro metteva a disposizione di tutti gli appassionati e che già allora rappresentava un considerevole patrimonio storico-musicale sciorinato con abbondanza di particolarità tecnico-costruttive e corredati tutti da una rigorosa disamina (essenziale ma assai esaustiva) storica e stilistica. Al di là della valenza documentaristica ed archivistica, quel libro rappresentava un excursus della storia dell'organo in una determinata regione della nostra penisola e, contemporaneamente, ci forniva una fotografia quanto mai aggiornata dello stato di conservazione di un patrimonio organario di grande valore ma, purtroppo, non adeguatamente nè conservato nè valorizzato. E con notevole dispiacere notavamo allora come la grande parte degli organi citati si barcamenasse in uno stato di conservazione tra il "Discreto" ed il "Mediocre", il numero degli strumenti inutilizzabili era circa una decina e solo una ventina potevano vantare buone condizioni di salute. In quella recensione notavamo che questo genere di trattazioni potevano ben servire -se riprese dopo qualche tempo- a verificare se l'arte organaria ivi rappresentata si sarebbe avviata verso un'evoluzione oppure verso un'involuzione dettata, oltre che da altre motivazioni, anche dalla considerazione che la Chiesa Cattolica sortita dal Vaticano II non aveva -e non ha tuttora- molto a cuore le vicende della musica liturgica e dello strumento ad essa delegato, cioè l'organo.
Oggi, a distanza di quasi un ventennio, Sandro Carnelos ha messo in pratica quello che noi auspicavamo, riprendendo in mano quella pubblicazione ed "aggiornandola" alla situazione attuale. Quello che si può notare subito dalla comparazione dei dati di allora con quelli di oggi è che il numero degli organi in "buone" condizioni è più che raddoppiato (ne troviamo una cinquantina), è leggermente calato il numero di quelli in pessime condizioni od inutilizzabili (sono solamente sette), sono anche calati gli strumenti in condizioni "mediocri" (ne troviamo quattordici) e, di conseguenza, è anche calato il numero degli organi in "discrete" condizioni. In definitiva, fermo quasi rimanendo il numero degli organi inutilizzabili, negli ultimi diciassette anni sono stati più di una trentina gli strumenti che, grazie a restauri, manutenzioni e/o rifacimenti, sono stati riportati ad una condizione d'utilizzo "normale"; ovviamente, in questo numero di strumenti si devono annoverare anche alcuni strumenti nuovi costruiti da allora ad oggi. Il "trend" rilevabile da questa nuova fatica editoriale di Carnelos, ovviamente, non può che confortarci, e con noi tutti gli amanti ed appassionati dell'organo e della sua musica poichè significa che, a fronte di un costante (e talvolta crescente) disinteresse da parte del Clero nei riguardi di questo strumento, esso non solo resiste ma, bensì, rafforza una tendenza che già da qualche tempo si è manifestata e che vede nel restauro e nella rivalorizzazione degli antichi organi, così come nella realizzazione di nuovi, un crescente interesse. Non ci nascondiamo il fatto che (e qui il nostro discorso esula dalla specifica trattazione del libro) spesso questo interesse, invece di essere dettato dalle esigenze liturgiche, è determinato più da esigenze di tipo artistico, storico, musicologico e -anche- d'immagine (molte operazioni di restauro e/o costruzione e ricostruzione risultano oggi "sponsorizzate" da realtà che in quest'operazione vedono un consistente ritorno di immagine in termini di visibilità commerciale) ma se da una parte, nelle nostre chiese, spesso assistiamo a celebrazioni accompagnate da chitarre e tamburi mentre gli organi -magari perfettamente restaurati e funzionanti- tacciono, dall'altra non possiamo che rallegrarci del fatto che piano piano, nel corso degli anni, sta cambiando l'ottica "laica" secondo cui l'organo viene cosiderato sempre più come un "patrimonio storico e musicale" da preservare, conservare e mantenere efficiente.
Tornando al libro di Carnelos, dobbiamo dire che egli, pur mantenendo praticamente inalterata la struttura della trattazione, ha -per così dire- sfoltito in modo molto intelligente i testi e ci presenta una serie di strumenti (aggiungendone alcuni e togliendone altri -forse distrutti o venduti-, per un totale di una decina in meno rispetto al precedente libro) che spazia ampiamente tra i grandi nomi dell'organaria italiana passata e presente, caratterizzando al tempo stesso la presenza di nomi non altrettanto altisonanti ma che hanno anch'essi dato sostanziosi contributi all'evoluzione estetica e timbrico-fonica dell'organo. Da questa carrellata risulta evidente quanto le chiese della Diocesi di Vittorio Veneto racchiudano al loro interno in termini di storia musicale e di patrimonio artistico.
Il libro, che reca nel titolo una significativa variante a quello della precedente edizione (la parola "Guida" è già di per se una qualificante di quello che si può trovare all'interno), dopo il sommario di prammatica, ci offre un'introduzione che "racconta" sia in termini storici che amministrativi e territoriali, la Diocesi di Vittorio Veneto. Questa interessante trattazione, che non era presente nella prima edizione, aiuta il lettore (in particolare chi, come noi, non conosce il territorio per motivi di "lontananza") ad avere un'idea dell'estensione del territorio della Diocesi e di come sono localizzate le varie chiese oggetto di trattazione; non manca -e ne siamo lieti- un accenno in chiusura alla Cattedra Vescovile tenuta dal 1958 al 1969 da Albino Luciani, che poi diventerà Pontefice con il nome di Giovanni Paolo I.
La vera e propria Prefazione, a cura dell'autore, è un aggiornamento della prefazione del precedente libro, in cui ci vengono illustrati i criteri di presentazione dei vari strumenti e la loro organizzazione secondo le caratteristiche tecniche, timbriche, storiche e musicologiche. Dalla pagina 17 -e fino alla pagina 183- sono presentati gli strumenti secondo un rigoroso ordine alfabetico delle località. Le schede sono chiare, molto ben organizzate e -se possibile- ancora più snelle rispetto alla precedente edizione, senza peraltro mai mancare di cospicui ed esaurienti riferimenti storici e costruttivi. A seguire -nella precedente recensione ne avevamo lamentato la mancanza e Carnelos ha qui provveduto egregiamente- una bella Appendice Fotografica che presenta -purtroppo solo in bianco/nero- quindici tra gli strumenti più rappresentativi della serie, tra cui il Gasparini 1705 di San Pietro di Feletto, il recente Zeni 2011 di Ponte della Priula, il Mascioni 1924 di Oderzo, il De Lorenzi 1863 di Fontanelle ed alcuni altri. Seguono le altre appendici di prammatica (Indice dei Nomi, Indice dei Luoghi, un'accurata Bibliografia) e, in chiusura, un esauriente elenco dei libri finora pubblicati da Sandro Carnelos (molti dei quali abbiamo recensito in passato su queste pagine) ed un essenziale curriculum vitæ.
Il tutto per un totale di 205 pagine tutte molto gradevoli ed interessanti, che vanno ben al di là di una scarna e cruda elencazione di strumenti ma che forniscono non solo agli addetti ai lavori ma anche ai semplici appassionati, tante notizie e sostanziosi riferimenti utili all'approfondimento della conoscenza di questo strumento. Riteniamo che questo volume non possa assolutamente mancare nella nostra biblioteca organaria e lo consigliamo molto volentieri ai nostri amici lettori.



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