Logo Arretrati

François Couperin - Messe propre pour les Couvents




François Couperin - Messe propre pour les Couvents
Autore: Sandro Carnelos
Edizioni Armelin Musica - Padova - Manuali 152 - 2020

Esattamente vent'anni fa recensivamo su queste pagine la prima opera editoriale di Sandro Carnelos, un bel libro dedicato agli organi della Diocesi di Vittorio Veneto (ripubblicato poi con aggiornamenti nel 2017). Oggi ci fa molto piacere presentarne l'ultima (per ora, ovviamente), cioè un'ampia ed approfondita trattazione sulla Messe propre pour les Couvents di Couperin.
Nel corso di questo lungo periodo abbiamo avuto modo di conoscere diverse interessanti personalità di Sandro Carnelos, che oltre ad essere un bravissimo concertista (abbiamo recensito sei suoi pregevolissimi dischi dedicati a diversi autori (Bossi, Giulietti, Moretti) ed a diversi generi musicali) è un valente didatta, un profondo conoscitore dell'arte organaria (ha progettato e/o collaborato alla progettazione di diversi organi nella sua regione), uno studioso approfondito ed accuratissimo di varie scuole organistiche europee, un ottimo organista liturgico ed, infine, un preciso ed accurato divulgatore.
Quest'ultimo interessante aspetto della sua personalità musicale lo abbiamo anche noi sottolineato recensendo ben dieci sue fatiche editoriali che spaziano su argomenti diversi e tutti molto "intriganti". A parte il libro sugli organi di Vittorio Veneto, abbiamo potuto apprezzare opere didattiche (tra cui un metodo per lo studio del pedale), trascrizioni (Mozart), un testo dedicato alla figura ed al ruolo dell'organista liturgico, approfondimenti stilistici, storiografici e musicologici su alcune opere di Bach (Variazioni Goldberg, Arte della Fuga, Triosonate, ecc.) e, come in questo caso, pubblicazioni di opere classiche adeguatamente "riviste" ed arricchite del necessario "background" storico, musicale, strumentale ed interpretativo per renderle ben chiare e comprensibili a tutti, organisti e semplici appassionati.
Questa trattazione sulla Messe pour les Couvents di Couperin fa il paio, ovviamente, con la precedente opera, pubblicata cinque anni fa sempre da Armelin, dedicata all'altra Messa, quella à l'usage des Paroisses, sempre dello stesso Autore. Queste due Messes costituiscono l'intera produzione organistica arrivata fino a noi di François Couperin (quello denominato "Le Grand" per distinguerlo dall'omonimo zio, anch'egli organista e compositore). Anche qui, come nel caso precedente, occorre sottolineare come questa pubblicazione segua la strada intrapresa da Guilmant, che fu il primo -nel 1903- a far stampare queste composizioni. In quell'occasione (e le note a quell'edizione dello stesso Guilmant lo testimoniano ampiamente), in un periodo in cui la filologia organistica era ancora ben al di là da venire ed il panorama organario francese era monopolizzato da strumenti ed artefici (Mutin, solo per fare un esempio) che si ispiravano pressochè totalmente all'organo romantico e sinfonico, quella prima edizione a stampa delle due Messe di Couperin fu una specie di squarcio nel velo che da decenni occultava la produzione organistica classico-barocca francese. Ed è interessante notare coma già allora, pur rimanendo figlio della sua epoca, Guilmant aveva intrapreso una profonda azione di ricerca e di recupero della musica antica francese andandone a studiare particolarità e prassi esecutive che erano state dimenticate (come, ad esempio, l'esecuzione degli abbellimenti) e, a questo proposito, è interessante notare come nell'intera produzione organistica di Guilmant molte forme classiche (in primis il contrappunto) vengano ampiamente utilizzate nell'ambito di una visione "classicista" del romanticismo. E non è un caso che, su quella scia, nei decenni seguenti, anche molti organisti francesi formatisi alla scuola "romantica" abbiano rivolto parte delle loro attenzioni anche alla musica classica francese proponendone interpretazioni che cercavano di riappropriarsi di una prassi interpretativa "antica" che si stava ripresentando sulla scena musicale internazionale con sempre maggiore forza e vigore (le incisioni di diversi brani delle Messe di Couperin interpretate da André Marchal ne sono evidente testimonianza).
Oggi, ad un secolo di distanza, è cambiato tutto. Esperti, studiosi, musicologi, storiografi, organari ed organisti hanno ormai sviscerato tutto quello che si può sapere sulla musica antica francese. Da una parte sappiamo con assoluta perfezione come si devono eseguire gli abbellimenti (dalla simbologia assai particolare), conosciamo con dovizia di particolari la produzione organistica di autori di assoluto valore (a partire da Titelouze per arrivare a Charpentier, passando per Lebegue, Marchand, Jullien, Dandrieu, Daquin e tutti gli altri), ne conosciamo lo stile, la metodologia compositiva e le varie "scuole liturgiche" secondo le cui direttive essi componevano le loro opere. Sotto il punto di vista strumentale, invece, abbiamo una piena contezza delle caratteristiche foniche, timbriche e tecniche dell'arte organaria sei-settecentesca francese; una miriade di strumenti (per lo più scampati alle distruzioni della Rivoluzione Francese) classici è stata studiata, recuperata e restaurata e l'analisi di questi organi ci ha potuto fornire dati precisissimi sulle misure delle canne, sul tipo di somieri, sulle particolarità della meccanica e tutto questo, unito alla "riscoperta" di quello che è unanimemente considerato il "testo principe" dell'organaria francese del XVIII secolo (il famoso "L'art du facteur d'orgues" scritto da Dom Bedos dal 1766 al 1778), ci dà modo oggi di conoscere alla perfezione quel grande periodo dell'organo francese. A tutto questo si aggiungano, inoltre, le decine di incisioni discografiche che nell'ultimo mezzo secolo si sono susseguite e che ci hanno proposto interpretazioni sempre più accurate e filologicamente corrette di questo tipo di musiche.
Il testo di Carnelos, che non a caso è pubblicato da Armelin nella collana dei "Manuali", costituisce una "summa" di tutto questo lungo periodo di studio ed approfondimento ed offre a tutti, a partire dallo studente di Conservatorio fino al concertista più affermato, tutto quello che c'è da sapere su questo affascinante argomento e, ovviamente, va molto al di là di una riproposizione "rivista e corretta" della partitura poichè -come nel precedente testo dedicato all'altra messa di Couperin- prima di presentarci le musiche ci fa "fare un viaggio" propedeutico di enorme interesse ed importanza che ha il preciso scopo di portarci "dentro" a quel periodo musicale, facendocene scoprire (o riscoprire) tutte le caratteristiche storiche, musicali, organistiche ed organologiche.
Bisogna dire, per correttezza, che molti dei capitoli introduttivi sono gli stessi della precedente pubblicazione, ma questo è ovvio poichè l'aperçu, cioè la panoramica di inquadramento è esattamente la stessa e, altrettanto ovviamente, era necessario fornire la stessa mole e qualità di informazioni anche a coloro che non avevano avuto la possibilità di acquistare il precedente Manuale.
Dopo una bella presentazione di Alessandra Mazzanti, ben venti capitoli ci "squadernano" tutto -ma proprio tutto- quello che è necessario sapere prima di accingerci allo studio della partitura. C'è una breve descrizione della scuola organistica francese classica, un capitolo dedicato alle forme musicali più praticate in quel periodo, un capitolo dedicato alla vita ed all'attività di Couperin, alcune note sulla pubblicazione dell'opera, un capitolo dedicato all'analisi della sua struttura, una dettagliata descrizione storico-tecnica degli organi della chiesa di Saint-Gervais di Parigi (dove Couperin svolse la sua attività e sui quali compose quest'opera) completa della disposizione fonica antica ed attuale, un'interessante trattazione della pedaliera "alla francese", l'elenco degli organisti titolari di questi organi a partire dal 1585 fino ad oggi (ed è interessante notare come, a partire dal 1989, si sia ripresa l'antica consuetudine di nominare -proprio come nel 1585- non uno, bensì tre organisti titolari), un bellissimo ed esaurientissimo capitolo dedicato ai vari tipi di registrazione organistica utilizzati a quell'epoca ed un altrettanto interessante capitolo dedicato alla cosidetta "inegalité", cioè la prassi di eseguire in modo "ineguale" serie di note scritte della stessa durata. A questo proposito, Sandro Carnelos qui "allarga" la trattazione di questo importante argomento anche riguardo a Bach, Haendel, Muffat, Fischer e Purcell, fornendoci così un panorama veramente completo a livello europeo di questa particolare prassi esecutiva. Dopo questa lunga parte introduttiva si passa alla fase propriamente propedeutica allo studio, dove troviamo quattro ampi capitoli che riguardano l'analisi dell'opera ed il metodo di studio, la diteggiatura, l'articolazione ed il fraseggio e, infine, la corretta esecuzione degli abbellimenti.
Infine, forti di tutto questo, si può passare allo studio vero e proprio, cioè alla partitura, che qui ci viene presentata in modo essenziale (come altrettanto essenziale essa si presentava nei manoscritti originali) ma corredata da una ben precisa diteggiatura e dagli abbellimenti necessari per una corretta esecuzione.
La veste grafica è, come prassi di questa casa editrice, sobria, essenziale e molto chiara e di grande accessibilità visiva. I testi, sobriamente ma elegantemente "serifati", sono di agevole e gradevole lettura mentre la partitura è ben organizzata, adeguatamente spaziata e scevra di inutili appesantimenti. Il tutto per un prodotto editoriale molto buono e di ottima fruibilità. Anche i capitoli "tratti" dal precedente Manuale dedicato all'altra Messa di Couperin, presentano un'impaginazione maggiormente curata ed anche l'inserimento di alcune iconografie contribuisce a rendere questo volume maggiormente apprezzabile.
Personalmente, pur avendo già apprezzato precedentemente il Manuale dedicato all'altra Messa, siamo rimasti molto gradevolmente soddisfatti di questa pubblicazione che rappresenta, a nostro parere, il più recente "punto di caduta" di tutti gli studi finora effettuati nel campo della musica organistica francese classica. La consigliamo, ovviamente e caldamente, agli studenti di organo ma anche a tutti coloro che, seppur non organisti, desiderino conoscere a fondo e con dovizia di particolari uno dei più grandi (e, a nostro parere, splendidi) periodi della musica organistica europea.



Torna all'Indice Recensioni
Torna all'Indice Categorie


Copyright "La Pagina dell'Organo" - 1996-2020