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I Preludi-Corali per Organo di Brahms




Gli 11 Preludi-Corali per organo di J.Brahms
Autore: Sandro Carnelos
Edizioni Armelin Musica - Padova - Manuali 159 - 2020

I Corali di Brahms per organo sono brani che quasi mai si possono ascoltare in esecuzioni pubbliche poichè non sono considerati "brani da concerto" e quando vengono inseriti nei programmi di sala, quasi sempre servono da "cuscinetto" tra brani di ben maggiore impatto sonoro ed emozionale. Questo è un grande torto che si fa sia a queste composizioni che all'autore, poichè questi undici corali vanno ben al di là della loro concezione formale ed della loro musicalità. In effetti questi brani racchiudono una profonda ispirazione che supera il linguaggio strettamente musicale per proiettarsi verso una sfera molto più spirituale o, se vogliamo, metafisica.
La critica musicale ha sempre definito questa raccolta di corali come il "testamento musicale" di Brahms, poichè essi furono le ultime opere da lui composte durante l'estate del 1896, trascorsa -come sempre- a Bad Ischl nella sua casa (ancora esistente) all'indirizzo di Salzburgerstrasse (ora Vorsteherweg) 51.
Le due caratteristiche più significative di questi corali sono che l'autore li compose tutti in pochi mesi (cosa assai insolita per lui poichè, notoriamente, Brahms era assai lento nello scrivere), e che volle comporle per l'organo, uno strumento che egli aveva apprezzato moltissimo in gioventù (quarant'anni prima) ma che aveva poi abbandonato per aprirsi ad orizzonti ben più ampi e significativi.
In effetti, Brahms si era "appassionato" all'organo nel 1850 e, come risulta dalle testimonianze del tempo, si era dedicato allo studio di questo strumento con una dedizione assoluta anche se lui stesso lo definiva come "difficile da padroneggiare". Incoraggiato da Schumann, aveva "preso confidenza" con la musica contrappuntistica del passato e ne aveva iniziato lo studio. Ed è a questo periodo (1856-1857) che risalgono alcune composizioni per organo che egli realizza dapprima in uno stile che richiama da vicino i grandi barocchi tedeschi per poi raggiungere un perfetto equilibrio formale in cui il severo contrappunto viene preso come base per una scrittura molto più brahmsiana, ricca di poesia e di espressività. Dal 1857 trascorrono poi quasi quarant'anni prima che egli "riprenda in mano" l'organo per, appunto, lasciarci gli Undici Corali che, però, si distaccano nettamente dalla produzione precedente, quasi come se a comporli fosse stato un altro musicista.
Abbiamo recensito in passato una bella integrale organistica brahmsiana, interpretata da Roberto Marini al grande Mascioni di Pontevico (recensione che trovate QUI), nella quale abbiamo analizzato ampiamente i due periodi "organistici" di questo autore. Oggi, qui, ci dedichiamo all'edizione critica che Sandro Carnelos ha fatto degli Undici Corali.
Sapppiamo che la prima esecuzione "pubblica" integrale di questi Corali la fece lo stesso Brahms a Bad Ischl, per pochi amici, la sera del 24 Giugno (suo onomastico), così come sappiamo che la sua prima intenzione era di proseguirne la serie con altri che, però, non furono mai scritti poichè pochi mesi dopo lo stesso Brahms espresse la volontà di non proseguire l'opera e, anzi, diede disposizione verbale che quei corali non venissero pubblicati. Per sua sfortuna (e nostra fortuna) nel suo testamento aveva scritto che tutti gli inediti che si fossero trovati in casa alla sua morte avrebbero dovuto essere consegnati a Nikolaus Simrock, l'editore della sua musica. E Simrock, ovviamente, li pubblicò postumi nel 1902 (per la cronaca, le prima esecuzione pubblica avvenne a Berlino il 24 Aprile 1902). Grazie quindi a Simrock, noi oggi abbiamo la possibilità di ascoltare, analizzare e suonare queste bellissime composizioni che, come abbiamo detto, costituiscono molto più che un testamento musicale.
Indubbiamente, uno degli aspetti che più caratterizzano questi brani è un'ispirazione quasi "mistica" che, però, si discosta abbastanza distintamente da quella di altri autori che dalla religione trassero linfa vitale per la loro musica. In effetti Brahms ebbe sempre con la religione un rapporto assai "personale", che affondava le sue radici nel protestantesimo ma che non gli impediva di approcciarsi con una curiosità molto "filosofica" alle problematiche della Fede. Ed è proprio da questo aspetto che prende avvio la trattazione di Sandro Carnelos che, come sempre in ogni sua splendida "lezione", ci presenta alcuni capitoli propedeutici alla perfetta comprensione di tutte le caratteristiche di queste opere.
Nell'ampia introduzione Carnelos ci presenta i diversi aspetti sia della personalità musicale che dell'estetica brahmsiana, descrivendocene la passione per la musica di Bach ed il desiderio, non sempre realizzato, di riuscire a compenetrare il contrappunto classico con le forme romantiche di cui egli già intravedeva i limiti e di cui cercava di proporre un'evoluzione che, per certi versi, si potrebbe anche definire "neoclassica". In questo, Brahms -e con lui Schumann, di cui era molto amico- risulta avere diversi punti in comune con Mendelssohn e, come quest'ultimo era stato per la musica dell'Ottocento, può rivendicare il merito di essere uno dei precursori di quella che sarà poi la musica europea del Novecento. Sicuramente, egli non fu un grande pianista (anche se si esibiva frequentemente in concerto) nè direttore d'orchestra (in effetti fu von Bülow che contribuì decisamente alla diffusione delle opere orchestrali di Brahms); come organista abbiamo già citato la sua "difficoltà" a rapportarsi con lo strumento e, in definitiva, Brahms stesso non era ben sicuro di voler "pubblicizzare" troppo ampiamente le sua musica, preferendo una vita tranquilla vissuta tra Vienna e Bad Ischl e cambiando spesso idea sull'intenzione di far pubblicare o meno le sue composizioni.
il secondo capitolo riguarda, ed è molto importante, la registrazione organistica. In effetti Brahms non annota alcuna indicazione per l'utilizzo dei registri e si limita alle normali indicazioni di dinamica che ogni organista deve interpretare ed attuare a seconda dello strumento che ha a disposizione. All'epoca della scrittura di questi brani in Germania si stava attuando quell'evoluzione organaria che avrebbe poi portato alla costruzione dei grandi organi romantici del Novecento, evoluzione che da una parte vedeva ancora in molte chiese la presenza ed il perfetto funzionamento dei meravigliosi strumenti barocchi dei secoli precedenti e, di contro, l'affermarsi di nuovi strumenti che presentavano timbriche di tipo più spiccatamente "romantico" (solamente mezzo secolo dopo si profilerà all'orizzonte la cosidetta "Orgelbewegung" - Movimento Organistico). Brahms conosceva sicuramente sia le caratteristiche degli uni che degli altri e mentre le sue opere giovanili sembrano prendere le mosse dagli organi classici, i Corali sembrerebbero invece essere scritti per un tipo di strumento coevo al periodo in cui furono elaborati. In ogni caso, in questi brani, oltre a mancare le indicazioni di registrazione, mancano anche le indicazioni di espressione, per cui non sembrerebbe previsto l'utilizzo nè della persiana espressiva nè dello "Schweller". Molto intelligentemente, Carnelos non ne esclude aprioristicamente l'utilizzo ma, ovviamente, l'uso di questi accessori espressivi deve essere molto calibrato e, soprattutto, "intelligente".
Nel terzo capitolo vengono infine descritte le caratteristiche di ognuna delle undici composizioni, con la citazione delle origini sia del testo che della musica e con un'accurata disamina che ne analizza le caratteristiche sia formali che stilistiche.
Dopo una Bibliografia Essenziale, ecco infine le partiture, che Carnelos ci presenta corredate da una diteggiatura che ne consenta un'esecuzione fluida e, per le parti di pedale, di una pedalazione molto sobria.
Quello che si nota in questa raccolta di composizioni è che Brahms rifugge qualsiasi espediente compositivo che possa distogliere dall'essenza "metafisica" del messaggio musicale. Il contrappunto, gli sviluppi tematici, la costruzione formale ed anche quei passaggi che potrebbero far indulgere al virtuosismo sono invece perfettamente funzionali all'espressività ed all'evidenziazione dell'ispirazione religiosa, che è la colonna portante di tutta l'opera e che deve essere ben compresa dall'organista che si accinga allo studio ed all'interpretazione di questi corali.
Sandro Carnelos, che da tempo ormai si è dedicato ad una meritoria -e massiccia- operazione di analisi e riproposizione "ragionata" di grandi opere organistiche del passato, con questo volume aggiunge un importante tassello alla sua ormai estesa collana di "revisioni" e, a nostro modesto parere, questa pubblicazione dedicata agli undici Preludi-Corali di Brahms è davvero meritevole di grande attenzione.
La veste grafica è, come in tutte le realizzazioni della Armelin Musica di Padova, ben curata, di agevole e facile lettura e di ottima comprensione visuale mentre le musiche sono molto ben impaginate, chiare e, soprattutto, di agevole interpretazione ed, anche, assai gradevoli rispetto ad altre edizioni confuse, poco comprensibili ed appesantite di inutili annotazioni esecutive talora avulse dal contesto.
In definitiva, un'ottima iniziativa editoriale che consigliamo molto volentieri sia allo studente che si approcci per la prima volta a queste composizione, sia all'organista che desideri approfondirne in modo più completo ed esaustivo le caratteristiche.



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