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I Clicquot, organari del Re - Terza Parte




 François-Henri Clicquot Nella scorsa trattazione eravamo arrivati alla morte, avvenuta il 25 Gennaio 1760, di Louis Alexandre Cliquot. Alla sua dipartita si accende una disputa tra i figli (ne aveva avuto cinque) e la vedova per la spartizione dei suoi beni che, nonostante tutto, oltre alla fabbrica di organi assommavano anche ad una discreta mole di debiti contratti negli anni sia nei confronti dei fornitori che del padrone di casa. Chi eredita la fabbrica organaria è François Henri, che compie allora ventotto anni e che già si era distinto per una particolare perizia ed abilità nel seguire le orme paterne. Egli si stabilisce insieme alla madre e, sistemata alla meno peggio la situazione ereditaria, prende in mano le redini dell'azienda e nel giro di qualche anno ne risolleva le sorti, grazie sia alla sua capacità che alla sua determinazione nel gestire gli affari. Poco a poco ripiana i debiti e due anni dopo si sposa. Dopo pochi mesi, però, muore la madre, e François Henri si trova a dover fronteggiare un'ulteriore causa per la spartizione dell'eredità. Con decisione, affronta anche questo problema e da questo momento si dedica interamente all'attività organaria, iniziando una formidabile ascesa, che lo porterà ben presto ai vertici assoluti di quest'arte.
La carriera artistica di François Henri Cliquot si dipana attraverso trent'anni di attività nei quali, oltre a mantenere l'incarico di "Organaro del Re", ridarà lustro e notorietà al nome che già era stato reso grande da suo nonno. La sua attività si articola sia nella costruzione di organi nuovi che nell'ammodernamento di quelli vecchi, così come egli mantiene ed incrementa l'attività di manutenzione degli strumenti costruiti dal padre e dal nonno. Su tutto, però, giganteggia la sua capacità spiccatissima di costruire le canne con una tecnica veramente inarrivabile. Studioso dei fenomeni fisici del suono, egli dedica innumerevole tempo e fatica allo studio di metodi di costruzione delle canne che riescano a fornire un suono molto più pulito ed armonico. Dal suo atelier escono infatti spettacolari Bombarde costruite in metallo anzichè, come in precedenza, in legno. I suoi Flûtes Ouvertes sono tra i migliori in assoluto nel panorama europeo organario del tempo ed a lui si deve il gusto dell'introduzione di un grande numero di registri ad ancia alle tastiere, compresa anche la Bombarda, a cui Cliquot dedica una tastiera a parte, definita, appunto, "Clavier de Bombarde".
Sul fronte delle nuove realizzazioni, François Henri Cliquot non produce moltissimi strumenti nuovi. Ciò è dovuto al fatto che già i suoi predecessori avevano praticamente "rifornito" di strumenti nuovi quasi tutte le chiese nei decenni precedenti. Il suo primo lavoro sarà la realizzazione del grande organo della Cattedrale di Versailles, opera commissionata al padre ma che verrà da lui realizzata con grande perizia. Questo grande strumento, con quattro tastiere e quarantacinque registri, farà conoscere la sua abilità e la sua capacità tecnica a tutti gli organisti di Parigi, che da quel momento lo considereranno come uno dei migliori organari del momento e faranno in seguito a gara per inaugurare i suoi lavori. In seguito, tra le sue nuove creazioni potremo contare l'organo dell' Eglise des Jacobins, quello della Cappella del Castello di Fontainebleau, i grandiosi strumenti di Saint Merry e di Saint Sulpice ed il monumentale cinque tastiere della chiesa di Saint Nicolas des Champs. Ma la sua opera non si esaurisce in quel di Parigi. Anche in tante altre città di Francia, François Henri Cliquot lascerà le sue spettacolari testimonianze; le più importanti le troviamo a Poitiers, Nantes, Laval e Souvigny.
 Organo Saint-Nicolas-des-Champs - Parigi La sua maggiore attività sarà, comunque, il "restauro" di organi vecchi, e per restauro allora non si intendeva quello che si intende oggi. Cliquot, infatti, effettuerà grandi "modifiche" a strumenti preesistenti, ed in moltissimi casi queste modifiche saranno talmente profonde che possiamo ben dire che questi lavori possono essere considerati quasi come nuove realizzazioni. In ogni caso, comunque, egli imprime in tutti gli strumenti la sua inconfondibile impronta senza peraltro tradire le impostazioni originali, e questo suo modo di lavoro ne sottolinea non solo l'enorme capacità tecnica, ma anche uno spiccatissimo buon senso e rispetto della tradizione organaria francese dei secoli passati, cose che non si potranno ugualmente riscontrare, settant'anni dopo, in quel peraltro geniale ed impareggiabile organaro che sarà Cavaillé-Coll. Tra gli strumenti "restaurati" da François Henri Cliquot possiamo ricordare quello di Saint Gervais, quello della Sainte Chapelle, l'organo di Saint Etienne du Mont e quello di Saint Germain des Prés, tutti a Parigi, mentre altrove possiamo ricordare lo strumento della Cattedrale di Soissons, quello di Caen, di Pontoise e quello della chiesa di Saint Etienne di Rouen.
Abbiamo detto che questo geniale esponente della famiglia di organari più famosa di Francia ereditò e mantenne il titolo di "Facteur d'Orgues du Roi". Indubbiamente questo titolo ne agevolò la carriera e la notorietà, ma bisogna qui subito dire che fu soprattutto grazie alle sue qualità tecniche ed artistiche che François Henri Cliquot assurse alla fama. Certamente, egli entrò spesso in conflitto e competizione con gli altri organari del suo tempo, in particolare ebbe una notevole disputa con Jean Baptiste Lefebvre, a quel tempo celebre in tutta Europa per la costruzione del monumentale organo di Saint Martin di Tours, al quale non risparmiò durissime critiche quando fu chiamato a fare il collaudo dello strumento realizzato nella Cattedrale di Evreux. In generale, comunque, egli non ebbe concorrenti che potessero offuscarne la notorietà. Amico di Dom Bédos, fornisce preziosi consigli a Riepp per gli organi di Ottobeuren e di Salem ed entra in cordiale ed amichevole relazione con Johann Andreas Silbermann, che apprezza particolarmente. A questo si aggiunga il fatto che egli provvede ad associarsi con quegli organari che potrebbero dargli fastidio. Questa specie di "cinismo" professionale lo porta ad associarsi dapprima con Somer, poi con Dallery e, infine, con L'Épine, a cui rimarrà a lungo legato ed al quale favorirà anche l'assegnazione di importanti realizzazioni tra cui l'organo della Cappella della Scuola Militare, strumento che verrà collaudato da Dom Bédos ricevendo grandi elogi.
Come figura, François Henri Cliquot incarna lo stereotipo del borghese francese di quel tempo. Affabile e di carattere gioviale, egli occupa una posizione sociale che gli permette di esprimere giudizi abbastanza severi sui suoi contemporanei senza peraltro risentirne più di tanto. E' comunque la sua figura professionale che lo distingue. Appassionato del suo lavoro, egli vi si dedica con tutte le sue energie e se come tecnico e ricercatore apre e scopre nuovi orizzonti nell'arte organaria europea, a questa perizia ed abilità unisce uno spiccato senso degli affari, che gli permette di fare rendere al meglio le sue capacità. Al culmine della sua notorietà, non è raro che egli accetti offerte di lavori senza presentare preventivi di sorta e che i committenti accettino di buon grado questo atteggiamento.
Non sappiamo le sue reazioni allo scoppio dei primi movimenti rivoluzionari. François Henri Cliquot muore il 24 Maggio 1790 e viene seppellito il giorno dopo nella chiesa di Saint Nicolas des Champs.
Ma la discendenza dei Cliquot non si ferma qui, anche se a causa degli eventi rivoluzionari se ne perdono ben presto le tracce. Nel 1762 François Henri Cliquot aveva avuto il primo figlio, Claude François, che ben presto dimostra una notevole capacità nell'arte organaria ed entra a bottega con il padre, dove affina la sua arte ed a cui succede alla sua morte. Nell'ottobre del 1790 gli viene affidato il rifacimento del grande organo della chiesa dei Saints Innocents; due anni dopo lo troviamo impegnatissimo in lavori di adattamento e restauro a Saint Eustache ed alla Cattedrale di Soissons. Erede del titolo di "Organaro del Re", dal 1792 se ne perdono tracce precise. Sicuramente egli continuerà la sua opera mantenendo efficienti quegli organi che verranno utilizzati dai Rivoluzionari per accompagnare i balli ed i canti delle Feste Civili. Una citazione ufficiale del Cittadino Claude François Cliquot la troviamo nel 1795, quando, unitamente ai Cittadini Dallery, Somer e Molard, viene chiamato a fare parte di una speciale Commissione incaricata del censimento degli organi di Parigi e dell'adozione dei provvedimenti necessari per evitarne la completa distruzione. Nel 1800 Claude François Cliquot effettua un lavoro di recupero dell'organo costruito dal padre a Saint Merry. Dall'anno seguente il suo nome non appare più nell'Almanacco del Commercio e dell'Industria di Parigi. Muore infatti nel 1800, lasciando a Dallery la ditta, e sarà proprio quest'ultimo che quattro anni dopo effettuerà un ultimo intervento all'organo di Saint Merry. Dopodichè nulla più rimane di questa grande stirpe di organari che fecero grande l'organo francese e che impressero indelebilmente la loro impronta nella storia dell'organo europeo.

3- Fine.



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