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L'incendio dell'organo della chiesa di Saint-Eustache di Parigi (1844)




 Incendio Organo St.Eustache - Disegno Piuttosto che di "Storia", oggi proporremo ai nostri affezionati lettori una "storia", cioè il racconto di un evento incidentale che distrusse uno dei più grandi e spettacolari strumenti di Parigi.
Chi si occupa di organistiche cose sa che, a parte gli eventi bellici e tellurici, l'unica causa di distruzione di un organo è l'incendio. Per la verità, bisognerebbe anche dire che l'incuria e l'abbandono in cui molti Parroci lasciano per decenni i loro strumenti molto spesso porta a risultati non dissimili, ma questo è un altro discorso su cui per il momento non ci soffermeremo.
Orbene, se si scorrono le cronache delle vicende degli organi europei, si rimane colpiti dal grandissimo numero di organi che nell'arco dei secoli hanno finito i loro giorni tra le fauci delle fiamme, ed il fuoco non ha mai fatto molta differenza tra le grandi cattedrali e le piccole chiese di campagna. E molto spesso si può notare che le fiamme prendono origine precisamente dagli organi. D'altra parte l'organo è, per la sua struttura e la sua costruzione, una facilissima esca per il fuoco. Ma andiamo ad incominciare la nostra storia.
La storia dell'incendio dell'organo di St. Eustache trae origine da un altro incendio avvenuto in una chiesa. Il 19 Agosto 1794, infatti, brucia a Parigi l'Abbazia di St. Germain des Prés. All'interno di questa abbazia esiste un bellissimo strumento, realizzato da Thierry nel 1667, che viene solo parzialmente distrutto dall'incendio. Ciò che rimane di questo organo viene "assegnato" alla chiesa di St. Eustache (che fino ad allora era stata senza organo) e l'organaro Dallery viene incaricato di recuperare il recuperabile e di rimetterlo in funzione. Dallery svolge egregiamente il suo incarico e nel 1802 questo strumento, restaurato, ricompattato, completato e rimesso in attività, viene inaugurato con grande soddisfazione. Una piccola curiosità: come organista viene nominato Nicolas Miroir, che era stato organista a St. Germain des Prés proprio su quello strumento.
 Doppia pedaliera - Disegno Questo organo si rivela subito di ottima e pregevolissima fattura e nel 1820 Dallery viene incaricato di ingrandirlo per renderlo ancora più imponente. Nel 1844, tuttavia, si decide una trasformazione pressochè radicale: Daublaine e Callinet, su progetto di Félix Danjou, organista in quell'epoca, e sotto la direzione -nientepopodimenoche- di Charles Barker, inventore dell'omonima "leva", provvedono a ristrutturare completamente questo strumento, portando a sessantanove il numero dei registri, di cui ben ventisei ad ancia, e dotandolo di una doppia pedaliera. Questo accorgimento, ideato da Daublaine e Callinet basandosi sulle antiche doppie pedaliere classiche francesi e come evoluzione della doppia pedaliera realizzata da Walcker dieci anni prima a Francoforte, consiste in una pedaliera retta normale in testa alla quale viene aggiunta, in posizione inclinata, un'altra pedaliera di lunghezza ridotta. Ognuna di queste pedaliere aziona, ovviamente, un gruppo diverso di registri. A fianco presentiamo il disegno di questa interessante pedaliera, il cui uso venne comunque quasi subito accantonato.
Lo strumento viene inaugurato il 19 Giugno 1844 e ben sette organisti si alternano alla consolle durante i concerti di inaugurazione per presentare ai Parigini questa autentica meraviglia. Adolph Hesse, Boëly, Danjou, Benoist, Léfébure-Wely ed altri sfoggiano la loro arte di fronte ad un uditorio ammirato, stupito ed entusiasmato dalle possibilità foniche, timbriche e tecniche di un organo per quei tempi assolutamente spettacolare.
Questa meraviglia della tecnica e della fonica organaria sembra avviata verso una carriera splendida e ricca di soddisfazioni quando accade l'imprevisto, un imprevisto che, ironia beffarda della sorte, farà in modo che a distruggere questa creatura sia proprio il suo ideatore e creatore.
Siamo ormai in Dicembre inoltrato. L'organo di St. Eustache, splendida e monumentale testimonianza dell'arte organaria francese, risente dell'inclemenza della stagione. Nulla di grave, per carità (l'organo è stato inaugurato solamente sei mesi prima) ma tanti piccoli inconvenienti suggeriscono all'organista che sarebbe meglio rivedere la meccanica, sia per eliminare questi piccoli malfunzionamenti che per preparare al meglio l'organo per il Santo Natale. E così, Lunedì 16 Dicembre 1844, Charles Barker si prepara a "visitare" l'organo che è scaturito dalle sue idee e che dal suo nuovissimo meccanismo, la famosa "Leva Barker", trae vita e suono.
Barker inizia la sua visita. Nulla di particolarmente grave: l'assestamento e le variazioni climatiche hanno provocato qualche piccola perdita d'aria in alcune condotte. Si rimedia presto, occorre andare all'interno dell'organo per ripararle. Per avere luce sufficiente all'interno dello strumento in situazioni normali di lavoro ci vorrebbe una lanterna. Barker si guarda in giro: non ce ne sono. Sulla tribuna dell'organo solamente alcuni mozziconi di ceri e di candele utilizzati per dare luce ai coristi. Barker sa che si tratterà di un lavoro breve e decide che non è proprio il caso di andare a prendere una lanterna. Prende un mozzicone di candela, lo infila in un portacandele, lo accende e si inoltra negli stretti camminamenti interni dell'organo.
A questo punto possiamo solo fare delle ipotesi. Un movimento brusco, una disattenzione od un'imprudenza... sta di fatto che proprio mentre Barker è all'interno dell'organo la candela gli cade e va a posarsi, ancora accesa, sui somieri alcuni metri sotto di lui. Barker cerca precipitosamente di raggiungere la passerella inferiore ma nel frattempo il crivello di cartapesta già sta bruciando e quando Barker tenta di avvicinarsi, il fuoco già divampa. Barker allora esce dall'organo e dà l'allarme, ma ben poco si può fare per fermare le fiamme che di momento in momento attaccano tutta la struttura lignea dell'organo e già lambiscono la volta.
Nella chiesa si espande il panico. Persone che fuggono, altre che gridano... Qualcuno chiama i pompieri i quali, pur arrivando abbastanza in fretta, con le piccole pompe a mano di cui dispongono non possono fare granché, mentre lo stagno liquido delle canne che fondono si rovescia nella chiesa ferendo ed ustionando coloro che si danno da fare per salvare il salvabile. Dopo qualche ora dello splendido organo di St. Eustache non rimane più nulla. Annientato fino al più piccolo frammento. Un vero disastro che, per di più, ha anche danneggiato seriamente le volte della chiesa, che minacciano di crollare.
Viene così totalmente annientato uno dei più grandi e, per l'epoca, strabilianti organi d'Europa. Un paio d'ore di fuoco gli hanno tolto tutta la fama e la notorietà che aveva raggiunto in neppure sei mesi di vita. Il ricordo di questo strumento rimarrà per lungo tempo nella memoria dei Parigini e di tutti coloro che lo avevano ascoltato e suonato. Da quel 16 Dicembre 1844 dovranno trascorrere oltre dieci anni prima che la chiesa di St. Eustache venga dotata di un nuovo organo, che sarà poi quello che, modificato ed ampliato nel tempo, ancora oggi possiamo ammirare e che ancora oggi, come il suo predecessore, grazie alle sofisticate tecnologie di cui è stato dotato, può essere considerato uno dei migliori e più moderni strumenti europei, che potrà essere tecnicamente eguagliato solo da quello di Notre-Dame.
Termina qui la nostra "storia", che poi è comune a tantissimi organi che hanno fatto la stessa ingloriosa fine senza peraltro essere tanto importanti da occupare le cronache dei giornali, cosa che invece era avvenuta per l'organo di St. Eustache. Ricordando la fine di questo strumento abbiamo voluto in qualche modo ricordare anche tutti gli altri organi distrutti dal fuoco, dalle guerre, dai terremoti, dall'incuria e dall'ignoranza delle persone. Con essi sono sparite non solo pagine di storia della musica, ma anche pagine della nostra storia, quella storia con la esse minuscola che comprende le vicende umane di milioni di persone sconosciute e dimenticate che hanno trascorso la loro vita lasciandoci testimonianze di vita semplice, lavoro assiduo, fiducia nel prossimo e tanta umiltà. Testimonianze delle quali noi oggi, angosciati dai terribili avvenimenti che sconvolgono questa povera umanità, ci rendiamo tragicamente conto di non essere riusciti a fare tesoro.



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