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Bach a Gaeta?

di Graziano Fronzuto




 Johann Sebastian Bach Tempo fa in queste pagine ho parlato dell’organo storico della SS Annunziata di Gaeta, costruito nel 1685/89 da Giuseppe de Martino (Organaro della Regia Cappella di Napoli e del Tesoro di San Gennaro) su progetto dell’architetto Dionisio Làzzari e suonato da Alessandro Scarlatti (Maestro della Regia Cappella di Napoli) durante i suoi viaggi tra Napoli e Roma (facendo sosta, obbligatoria all’epoca, in Gaeta). Ho anche fatto presente ai lettori il pessimo stato attuale dell’organo auspicando un suo restauro artistico. So che l’Amministrazione Comunale sta cercando di attuare questo proponimento. Speriamo bene.
Nel frattempo, approfondisco l’argomento parlando di un Re, una Regina, un Regno straniero, un castello, una grande chiesa, una musica celestiale. Ma voglio tranquillizzare i lettori: non intendo tediarli con una favola inventata ma esporre un episodio storico realmente accaduto.
Nel 1734, il Re di Spagna Filippo V di Borbone riconquistò i Regni di Napoli e di Sicilia (che erano stati sottratti alla Spagna dagli Austriaci nel 1707) e ne affidò la corona al giovane Principe Carlo, nato a Madrid nel 1716 dal suo matrimonio con Elisabetta Farnese, il quale dal 1731 reggeva il Ducato di Parma. Dopo avergli assicurato la corona, gli augusti genitori cercarono tra le Principesse delle Corti europee una sposa. Agli inizi del 1738 la delegazione di Filippo ed Elisabetta la trovò nella lontana Germania: Maria Amalia von Sachsen, figlia di Augusto III (re di Polonia e Principe–Elettore di Sassonia) e di Maria Giuseppina (figlia dell’Imperatore Giuseppe I). Ella era nata a Dresda il 24 novembre 1724: appena quattordicenne ma –assicurano le cronache– ben sviluppata, con viso dolce e incantevoli occhi azzurri. Fu subito attratta dal ventiduenne Re di Napoli, di cui le venne regalato un ritratto. L’esito della trattativa fu festeggiato con sfarzo nel Castello di Pillnitz, alle porte di Dresda.
In vista della partenza (prevista per Maggio) le città della Sassonia presentarono alla Principessa i propri doni. Lipsia, una delle più importanti, organizzò una grande festa per il 27 aprile. Il Concilium dell’Università di Lipsia si riunì il 28 Marzo ed il 10 Aprile e decise di allestire una fastosa Cantata, con voci soliste, orchestra, ottoni, trombe, timpani e organo. Il Concilium, unanime, affidò la stesura del testo al poeta Johann Christoph Gottsched (Lipsia, 1700–1766), giovane ma già famoso, e la musica al miglior compositore della Nazione, il Kantor [Maestro] della chiesa e della scuola di San Tommaso, nonché Maestro d’Onore della Cappella del Re di Polonia: Johann Sebastian Bach.
In pochi giorni prepararono la Cantata dal pomposo titolo "Willkommen! Ihr herrschenden Götter der Erden" ["Benvenuti! Voi, o Dei, che governate le terre"]. Il poema descrive gli Dei dell’Olimpo che scendono sulla terra, accolti dal saluto di tutte le Nazioni, per rendere omaggio alla Principessa. Ecco la traduzione di alcuni versi, dedicati al "giovane Eroe" (Carlo) Signore di due regni (Napoli e Sicilia):

"…Quali gioiose notizie echeggiano?
Così deliziose da non poter esser misurate?
Un giovane Eroe, Signore di due grandi Regni,
finalmente cerca un amorevole abbraccio
per deporre il suo potere ai piedi della gioia di Imene.
E dunque dove mai era tra tante Nazioni il premio più degno per tali attenzioni?
Nella nostra Corte, qui era la gemma più preziosa e l’orgoglio dei suoi amati…"

La Cantata fu eseguita all’aperto, nella piazza centrale di Lipsia, il 28 aprile (il 27 fu cattivo tempo) alla presenza della Principessa e della Corte Reale ed ottenne un successo strepitoso. Autori ed esecutori furono ricompensati generosamente (Bach ebbe 50 Talleri d’oro, una cifra astronomica, pari a non meno di 50.000 Euro attuali!). Seicento copie del poema furono stampate e distribuite alle personalità più in vista e quattro copie rilegate con tanto di titolo stampato in caratteri dorati furono donate alla Principessa, che le fece sistemare tra i doni che avrebbe portato con sé.
Il 9 maggio, a Dresda nella FrauenKirche (chiesa di S. Maria) furono celebrate le nozze per procura (Carlo fu rappresentato dal fratello di Maria Amalia, il principe Federico Cristiano, quindicenne) e la Principessa partì verso l’Italia con il suo nobile seguito. Ne faceva parte il compositore italiano Giovanni Alberto Ristori (1692–1753), che era vissuto a lungo a Dresda dove aveva ottenuto fama e onori come autore di opere liriche per il Teatro di Corte e che, a Lipsia, aveva ascoltato ed apprezzato la Cantata offerta alla principessa.
I primi giorni di Giugno, il corteo giunse a Fondi dove si incontrò con re Carlo e la sua scorta. Subito dopo, a Gaeta, ricevettero festeggiamenti non inferiori a quelli che c’erano stati in Sassonia. Sempre in questa città rimasero alcuni giorni e iniziarono la loro lunga storia d’amore che si riflesse sul governo illuminato di Napoli e Sicilia e proseguì in Spagna (dove Carlo fu proclamato Re nel 1759, lasciando sul trono napoletano il giovanissimo figlio Ferdinando IV).
"Vissero felici e contenti", anche se non è una favola ma una storia vera, documentata minuziosamente: Carlo fu fedelissimo alla sua sposa, di cui fu sinceramente innamorato (ricambiato), finché ella morì (a Madrid il 27 settembre 1760); Carlo la seguì il 14 dicembre 1788. Le loro tombe sono nella Basilica dell’Escorial.
E la Cantata musicata da Bach?
Già nel nel XIX sec. Wolfgang Schmieder, compilando il BWV (Bach–Werke–Verzeichnis, catalogo delle opere di Bach), la collocò in Anhang (Appendice, in cui mise le opere di cui si conosce l’esistenza ma la cui musica è considerata perduta), col numero BWV Anh. 13 [cfr. Piero Buscaroli: "BACH", ed. Mondadori, terza edizione, Milano 1998 – cfr. pgg 935–936]. Per 250 anni un esercito di musicologi è riuscito solo a reperire una copia del poema di Gottsched e null’altro, pur avendo setacciato tutta la Germania.
Ma i doni ricevuti in Germania, tra cui, ovviamente, quelli della città di Lipsia, erano stati portati da Maria Amalia nel regno di Napoli. Quando vi giunse, trascorse con Carlo i primi giorni di nozze a Gaeta, dove non mancarono feste e cerimonie; in particolare, nella SS. Annunziata l’organista Francesco Antonio Marenna suonò l’organo ed accompagnò i coristi e gli strumentisti in onore degli sposi. Ciò è attestato nei registri dei pagamenti del giugno 1738, che testimoniano anche spese per allestire "musica forestiera" col concorso di un Maestro della corte. Che vuol dire ciò?
Evidente: Maria Amalia raccontò a Carlo la splendida festa di Lipsia (che ai suoi occhi di quattordicenne apparve davvero come una favola) e la musica celestiale che era stata suonata, ed il Re (che in tutta la sua vita fu sempre un amante delle arti ed un generoso mecenate: la Reggia di Caserta che egli commissionerà al Vanvitelli ne è la testimonianza più grandiosa), incuriosito ed entusiasta, avrà certamente ordinato al Ristori di radunare i migliori musicisti presenti in città e, presa la partitura tra le casse della regina, allestirne l’esecuzione.
Dove? Ovviamente nel luogo più vasto e prestigioso della città, la chiesa della SS. Annunziata, appunto, il cui organo era stato suonato nientemeno che dall’eccelso Alessandro Scarlatti e dunque poteva ben accompagnare la musica di un musicista (all’epoca) meno conosciuto quale J.S. Bach.
Anche se il testo era profano, l’ordine regio non suscitò perplessità anche perché l’Annunziata era lo "spazio civico" per eccellenza e, al di fuori delle funzioni religiose, accoglieva la nobiltà per le manifestazioni in onore di Re, Principi, Papi.
Alcuni obiettano che la città di Lipsia diede a Maria Amalia il testo della Cantata ma non la partitura, dato che Bach era gelosissimo della propria musica; si tratta solo di un luogo comune poiché egli non esitava a donare sue composizioni ad augusti personaggi (per es. nel 1721 inviò i sei Concerti "Brandeburghesi" al duca Cristiano Ludovico; nel 1747 donò al re Federico il Grande di Prussia la famosa "Offerta Musicale"). Sarebbe stata somma scortesia fare ad una regina un dono parziale. Perciò la partitura –che i musicologi tedeschi hanno cercato invano per secoli non riuscendo ad andare al di là dei confini della propria nazione (e dell’orgoglio nazionale)– potrebbe essere finita negli Archivi Reali (oggi di Stato) di Napoli, sfuggita all’identificazione semplicemente perché si è sempre ritenuto (a torto?) che non può essere lì. E, chissà, potrebbe essere finita in uno degli Archivi di Gaeta (quello Comunale, quello Capitolare, quello della SS. Annunziata), ed essere sopravvissuta alle passate alienazioni. Personalmente in questi archivi (a volte inaccessibili) ho intravisto spartiti molto antichi, ma non ho potuto studiarli.
La questione, per quanto ne so, è ancora aperta. Forse gli unici che la ritengono chiusa, anzi neppure apribile, sono quei nostri concittadini scettici che continuano ad entrare nella SS. Annunziata credendo più alle proprie congetture che all’evidenza. C’è ancora chi sostiene che la chiesa gotica era orientata in modo ortogonale all’attuale e che fu demolita in periodo barocco (mentre la chiesa gotica è quella visibile attualmente e che in periodo barocco fu solo decorata dal genio di Dionisio Làzzari), e chi dubita dell’importanza storica degli eventi accaduti nel suo interno e, in primis, di quelli musicali. C’è chi dubita che l’organo sia un capolavoro barocco e che sia stato suonato da Alessandro Scarlatti. E chi si schernirà di fronte a questa storia.
Certamente, il valore storico ed artistico della SS. Annunziata non cambia, a prescindere se ci piace credere che già nel XVIII sec. vi sia risuonato l’organo di Scarlatti e la musica di Bach o meno, e non ci sarà nessuno che cercherà di trarre vantaggio da ciò (l’ingresso è pur sempre gratuito; il difficile, da quando sono andate via le Suore, è trovare la chiesa aperta…).
Eppure, senza che nessuno sollevi obiezioni (neppure sul salato biglietto d’ingresso), a Londra esiste un museo al numero 221/b di Baker Street, un luogo assai meno ricco di storia e di arte, dove però a tutti piace credere che vi sia risuonata la voce ed il violino di un celebre personaggio: Sherlock Holmes.



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