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L'Organo per immagini




 Organo Auditorium RAI di Napoli
Quello che vedete qui a fianco è il grande organo Tamburini dell'Auditorium RAI di Napoli, uno dei migliori strumenti costruiti negli Anni Sessanta (fu inaugurato da Fernando Germani nel Marzo 1963) e che racchiude al suo interno una particolarità sconosciuta ai più: il somiere della Prima Tastiera (Organo Barocco) fu realizzato "a tiro", cioè con la stessa tecnica degli organi classici. Si tratta certamente di uno dei primissimi esempi di adozione di metodi costruttivi classici in uno strumento moderno italiano.
Ma non è per parlare di questo organo che oggi siamo qui. Questo organo ha dato lo spunto a chi scrive per l'argomento che tratteremo oggi, cioè l'iconografia dell'organo attraverso i secoli.
Un paio di sere fa, infatti, durante un annoiato ed inconcludente "zapping" televisivo, abbiamo incocciato in un programma RAI di carattere prettamente "estivo" in cui si alternavano canzoni, balletti ed arte varia, il tutto -per la verità- abbastanza ben confezionato se correlato alle esigenze del pubblico televisivo delle calde estati italiche. Orbene, la scenografia di questo programma, realizzato -appunto- nell'Auditorium RAI di Napoli, era costituita dal nostro Tamburini, accuratamente tirato a lucido e reso veramente imponente e magistralmente "spettacolarizzato" da sapienti quanto accattivanti giochi di luce. Dobbiamo dire la verità, siamo rimasti affascinati da quell'imponente "montre", con le sue spettacolari trombe orizzontali che sfavillavano sotto i riflettori mentre, sotto di esse, ballerine acrobatiche piroettavano leggiadramente. A completare il tutto era la postazione del conduttore della trasmissione, che operava avendo alle spalle la "montre" del Positivo. Tutto questo ben di dio organistico mostrato tutto in una volta in televisione, ma in tali circostanze, ci ha fatto subito pensare a quanto male siamo messi in fatto di organo e musica organistica in Italia. In effetti ci piangeva il cuore a vedere uno degli organi più spettacolari del nostro Paese ridotto a mera (e muta) scenografia di un programma di "intrattenimento leggero". Ma questo utilizzo "scenografico" ci ha anche fatto pensare a quante volte l'organo, nella storia, è stato utilizzato come "immagine", con altri scopi e con altri fini. Da qui è nato questo articolo.
I motivi per cui l'organo è entrato nell'iconografia nel corso dei secoli sono stati molteplici. Si va dallo scopo essenzialmente divulgativo a quello religioso, dalla trattazione strettamente tecnico-teorica all'iconografia burlesca e/o satirica, il tutto sempre in stretto contatto con l'evoluzione dell'arte e delle sue varie forme espressive. Per raffigurare l'organo, infatti, si sono utilizzati tutti i modi possibili, dal mosaico alla scultura, dalla pittura all'arazzo, dall'affresco alla stampa, dalla vetrata al cinema e via discorrendo.
Un'altro mezzo espressivo di raffigurazione sono state, e non solo nell'antichità, le monete, spesso commemorative, sulle quali venivano raffigurati gli organi del tempo e che rimangono tuttora una preziosissima fonte di documentazione per gli storici di questo strumento. Allo stesso modo possono essere considerate le pitture murarie, gli affreschi ed i mosaici, alcuni dei quali arrivati fino a noi in condizioni tali da rappresentare quasi una documentazione fotografica di quelle epoche.
A partire dal Medioevo le raffigurazioni iconografiche dell'organo iniziarono ad assumere valore didascalico e raffigurativo dell'evoluzione tecnica dello strumento. Innumerevoli sono le raffigurazioni delle varie parti dell'organo, in particolare delle tastiere e dei somieri, raffigurazioni che ben presto diventano parte di veri e propri "trattati" di organologia, i primi testi che trattano organicamente e sotto il punto di vista specificatamente tecnico questo strumento. Queste rappresentazioni tecniche, unitamente ai trattati di cui fanno parte integrante, sono oggi importantissime non solo per il loro valore strettamente storico e documentaristico, ma sono state -e sono ancora- oggetto di approfonditi studi che hanno permesso, negli ultimi decenni, non solo di appurare le vere origini delle varie scuole organarie, ma anche di approfondire l'evoluzione tecnica dello strumento ed arrivare alla realizzazione dei nuovi organi che si ispirano direttamente alla tradizione classica.
Dicevamo che i fini dell'iconografia organistica sono stati diversi. Oltre alla semplice rappresentazione dello strumento, alla commemorazione di fatti e/o personaggi ed all'illustrazione tecnica, l'organo è anche servito come "identificazione" professionale per chi tale strumento lo costruiva e lo suonava. Prima che la Carta Intestata soppiantasse -con le sue rappresentazioni stilizzate dell'organo che spesso costituiscono vere e proprie opere d'arte grafiche- le precedenti "intestazioni" professionali, spesso gli organari e gli organisti si servivano, per sottolineare la loro professione, dei cosidetti "sigilli", che altro non erano che punzoni in metallo lavorati ad altorilievo, che venivano utilizzati per "sigillare" la corrispondenza premendoli su alcune gocce di ceralacca calda ed imprimendo in tal modo su di essa l'impronta del sigillo e segnandola con la ragione sociale "figurata" del mittente.
Ma l'organo è sempre stato uno strumento religioso e, forzatamente, la sua immagine è sempre stata utilizzata -in modi più o meno corretti- per sottolineare gli aspetti liturgici del suo servizio, ma anche e soprattutto l'operato della Chiesa stessa.
 Santa Cecilia Regina incontrastata dell'iconografia organistico-musical-religiosa di tutti i tempi è sempre stata Santa Cecilia, protettrice dei Musicisti, che è stata raffigurata in ogni modo e sempre alla tastiera dello strumento liturgico per eccellenza: l'organo. Nel corso dei secoli l'effigie di questa Santa ha presentato sotto ogni aspetto l'iconografia dell'organo all'attenzione della gente, usufruendo delle più svariate tecniche raffigurative. Dalle vetrate alle immaginette, dai bassorilievi alle pitture, dai quadri alle sculture non c'è Santa Cecilia che non abbia accanto il suo bravo organo e che non abbia solleticato l'immaginario collettivo o, perlomeno, degli appassionati di questo strumento.
Ma è con l'avvento dell'era moderna che l'organo ha raggiunto e varcato i confini del cinema e della televisione. A questo proposito tutti i lettori si ricorderanno il film "Ventimila Leghe sotto i Mari", tratto dall'omonimo romanzo di Jules Verne. In questo film il Capitano Nemo siede spesso alla consolle di uno splendido organo costruito interamente con materiali "marini". Questo è uno dei primi esempi di organo "cinematografico". Negli ultimi cinquant'anni di cinema, innumerevoli sono state le citazioni dell'organo in films di qualsiasi genere, dai thriller "vampireschi" alle parodie scollacciate, dal cinema neorealista fino a quello neo-onirico felliniano, dai polizieschi alle commedie brillanti e via discorrendo.
Su questa scia, anche la televisione ha fatto entrare spesso l'organo negli ingredienti delle sue produzioni. Ricordiamo, a questo proposito, una nota serie poliziesca prodotta in Germania negli anni Settanta, dove in diversi episodi non solo si potevano osservare ottimi strumenti, ma anche ascoltare brevi brani di musica ottimamente interpretata.
Come dicevamo in precedenza, l'organo è anche divenuto protagonista di quella particolare arte che è il disegno. Ci sono stati organi ben rappresentati nei fumetti, così come nei disegni satirici e nella cartellonistica pubblicitaria. Dal bozzetto appena accennato con pochi tratti di matita (Jehan Alain ne fu autore di bellissimi) alla raffigurazione precisa e corretta con tanto di particolari, il Re degli strumenti musicali è passato centinaia di volte sotto i nostri occhi dalle pagine dei giornali e delle riviste, testimone virtuale di una realtà che purtroppo, non può vantare eguale interesse da parte della gente.
Un'ultimo aspetto iconografico dell'organo, che si avvicina molto all'esempio "scenografico" che citavamo in apertura di trattazione, è la citazione dell'organo nell'architettura moderna. La "montre" dell'organo, infatti, viene spesso presa come esempio geometrico e "spaziale" per la realizzazione di strutture che debbano suscitare nell'osservatore particolari effetti.
Ma tutto questo è solamente una "rappresentazione" dell'organo e di esso non possiede, purtroppo, la caratteristica più affascinante: il suono.



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