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L'Organo da teatro




 Organo da Teatro
Qualche tempo fa, conversando con l'amico James Edward Goettsche, organista titolare presso la Basilica di San Pietro in Vaticano, egli, di ritorno da un suo viaggio negli Stati Uniti d'America presso alcuni parenti, mi descrisse un curioso locale ove aveva non solo gustato un'ottima pizza, ma aveva anche potuto ascoltare della buona musica per organo. Beninteso, non si trattava di Bach, Reger o Franck, bensì di molto ben realizzate trascrizioni di musica leggera, jazz e moderna. Il locale, che abbiamo trovato anche sul web, è un rinomatissimo ristorante, molto frequentato ed ha la particolarità di accompagnare i clienti con il suono di un grande organo a canne, costruito da Wurlitzer, che occupa tutta la lunghezza di una parete laterale e la cui consolle, della quale vedete la foto a fianco, è posta bene in vista oltre ad essere -come tutte le consolles di questo tipo- molto appariscente.
Questo aneddoto ci consente di affrontare un argomento che, se da una parte farà forse storcere il naso ai "puristi" dell'organo, rappresenta purtuttavia una realtà di notevoli proporzioni nel mondo anglosassone. Stiamo parlando degli Organi da Teatro, molto poco conosciuti ed altrettanto poco apprezzati sul continente Europeo ma che negli Stati Uniti d'America, in Canada ed in Inghilterra sono normale presenza non solo nei teatri, ma anche nei parchi pubblici, nelle sale da ballo, nei saloni dei convegni, nei palazzetti dello sport e, addirittura, nei grandi stadi del Superbowl.
Fin dall'inizio dell'epoca del Teatro musicale -e risaliamo alla metà del Settecento, anche se qualcuno pone queste origini anche più lontano nel tempo- l'organo era uno degli strumenti sempre presenti nei teatri. A questo strumento veniva di solito affidata una parte di basso continuo e di intonazione, spesso in coppia con il cembalo, ma col passare del tempo e con l'evolversi di questo genere musicale all'organo venivano affidate parti anche più complesse e, talvolta, anche solistiche, come Sinfonie di Apertura, Intermezzi ed altro. Gli strumenti che venivano impiegati erano abbastanza piccoli e, comunque, ricalcanti le caratteristiche foniche e di base degli organi da chiesa.
La presenza degli organi nei teatri si protrae più o meno in questi termini per circa un secolo, seguendo ovviamente le evoluzioni tecniche e foniche che nel frattempo si verificano, ed adeguandosi -sotto il punto di vista musicale- ai nuovi generi del teatro musicale (Dramma in Musica, Opera Lirica, ecc.).
La storia di questo tipo di organi subì però una decisiva svolta nei primi anni del secolo scorso quando, a seguito dell'invenzione dei Fratelli Lumière, in molti teatri vennero installati apparecchi per le proiezioni cinematografiche che, a quei tempi, erano ancora mute. Fu a quel tempo che sorse la necessità di "accompagnare" le immagini del cinematografo con un commento musicale, che venne affidato alle orchestre che svolgevano abitualmente il loro compito nei teatri. Ben presto, però, l'espansione del fenomeno cinematografico rese impossibile proseguire nell'utilizzo delle orchestre; questo perchè -soprattutto negli Stati Uniti d'America- sorgevano sale appositamente costruite in cui la proiezione delle pellicole si protraeva dalla mattina alla sera. Si provò, quindi, a sostituire l'orchestra con uno o più pianisti accompagnatori, che in queste sale si davano il cambio durante la giornata. Il problema che si presentava era, comunque, la scarsa potenza fonica che un pianoforte poteva offrire e che, viste le dimensioni sempre più grandi dei locali e la mancanza di apparecchi di amplificazione, non bastava più.
 Violini meccanici di un Wurlitzer A questo punto interviene la ditta Wurlitzer, con sede a North Tonawanda -stato di New York-, che realizza il primo organo da cinematografo. Siamo nell'anno 1910 e nasce una nuova arte organaria, che se nei primi tempi ricalca l'organaria "da chiesa" anglosassone di quei tempi, ben presto se ne distacca per assumere caratteristiche ben definite e particolari. In effetti la "sonorizzazione" delle rappresentazioni cinematografiche si arricchisce di nuove sonorità e di veri e propri "rumori" (tuoni, fulmini, sirene di piroscafo, esplosioni e tutto quanto poteva allora servire a sonorizzare un film). Nascono così organi da teatro che, mantenendo una corposa base di fondamentali organistici, li affianca a sonorità tendenti ad imitare sempre più fedelmente il suono di una vera e propria orchestra, con tanto di violini, fiati, legni e percussioni e ad integrare il tutto con particolari effetti fonici. In qualche caso, soprattutto in sale cinematografiche di categoria raffinata, non contenti dei registri violeggianti propriamente detti, si dotano gli strumenti di veri e propri registri "ad arco", raggruppando autentici violini viole e violoncelli in gruppi le cui corde sfregano su di un "archetto" circolare che ruota loro intorno mentre le varie posizioni delle loro tastiere vengono azionate da congegni meccanici azionati dai tasti della tastiera dell'organo.
Nel corso degli anni, l'organo da teatro modifica anche diverse caratteristiche tecniche. Una basilare differenza con l'organo "normale" consiste in un deciso aumento delle pressioni dell'aria, che consente di avere un suono più forte e robusto, necessario per soddisfare le esigenze di grandi locali in cui possono prendere posto diverse migliaia di persone. Analogamente, questo strumento necessita, per la complessità del suo funzionamento, della trasmissione elettrica, sia per la gestione delle combinazioni che per l'azionamento dei vari "accessori" meccanici. Un'altra particolarità che differenzia l'organo da teatro è il "carattere" del tremolo, che viene realizzato molto profondo e veloce e che prende il nome di "Vibrato".
Negli Anni Venti, con l'avvento del Ragtime prima e del Jazz dopo, anche gli organi da teatro si devono dotare, oltre che di tutto il resto, anche della "Batteria" di percussioni e dei nuovi registri di Saxofono. Nello stesso tempo l'organo da teatro amplia il suo raggio di azione e dalle sale cinematografiche si sposta anche negli Auditorium, nelle sale da ballo e nei saloni delle Convention per arrivare fino ad alcuni strumenti installati negli stadi di football americano. Bisogna dire che il ventennio 1920-1940 è stato forse uno dei migliori per questo tipo di organo, che viene installato ovunque ci sia la necessità di avere buona musica senza dover scritturare un'intera orchestra.
Con l'avvento del cinema sonoro molti pensarono che fosse giunta la fine di questi strumenti perchè le sale cinematografiche ben presto se ne liberarono. Ma se nell'Europa continentale questo evento segnò effettivamente la fine dell'organo da teatro, negli Stati Uniti, in Canada ed in Inghilterra essi resistettero molto bene, soprattutto perchè, come abbiamo detto, la loro presenza si era allargata anche ad altri ambienti, dove essi continuavano a svolgere egregiamente il loro compito. Questo è il motivo per cui, oggi, nei Paesi che abbiamo citato esistono e regolarmente funzionano circa un migliaio di organi da teatro, mentre nel continente europeo non se ne sono conservati che poche decine.
Negli Anni Cinquanta, infine, sarà l'elettronica che entrerà di prepotenza nel mondo degli organi da teatro. L'organo elettronico diventerà il simbolo di questo genere di strumenti e soppianterà, in diversi casi, strumenti a canne di pregevolissima fattura. Se Wurlitzer era stato il nome "cult" fino ad allora, da questo momento sarà Hammond il nome più pronunciato e, dietro di lui, una miriade di nuove case costruttrici di organi elettronici che entreranno nelle sale, nelle balere, nelle case e, purtroppo, anche nelle chiese. Wurlitzer, dal canto suo, diventerà la più conosciuta e famosa casa produttrice di Juke-Boxes.
E' comunque curioso ed interessante notare come nei Paesi in cui ben determinata era la divisione tra strumenti "laici" e "liturgici" gli organi elettronici abbiano avuto pochissima diffusione nelle chiese, mentre in Europa di organi elettronici si sono riempite cantorie, cori e navate, spesso a scapito di veri e propri capolavori dell'arte organaria classica.
Siamo quindi giunti alla fine della storia dell'organo da teatro, cugino d'America dei nostri organi da chiesa e, come tale, più ridanciano, leggero e spensierato ma non per questo meno serio ed impegnato. Gli organisti che si dedicano a questo genere di musica e di strumenti, infatti, devono avere tutti, ma proprio tutti, i numeri -tecnici e musicali- di un interprete classico, una conoscenza profonda dell'arte della trascrizione ed un bagaglio musicale che deve spaziare dalla musica classica alla canzonetta, dal Jazz alla musica sinfonica e dalla lirica al rock. Certamente le loro interpretazioni bachiane difetteranno di "filologia", ma ascoltare una sapiente trascrizione della "Marcia Trionfale dell'Aida" o della "Rhapsody in Blue" di Gershwin interpetata alla consolle dell'organo del Balboa Park di San Diego sarà sicuramente un piacere.



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