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I Fratelli Schimicci - Organari

di Graziano Fronzuto




 Organo Schimicci
LA STORIA

Gaspare e Michele Schimicci: l'apprendistato presso Laudani e Giudici


La famiglia Schimicci è di origine Siciliana, per la precisione palermitana; non si tratta di una dinastia di organari poiché solo alcuni membri di essa lo sono effettivamente stati. Ma costoro hanno saputo scrivere una pagina personale molto interessante nella Storia dell'Arte Organaria.
Il primo ad accostarsi agli organi è Gaspare che negli anni '10 del XX sec. inizia giovanissimo l'apprendistato presso la Rinomata Ditta Laudani e Giudici di Palermo, portando poco dopo con sé il fratello minore Michele. Il sodalizio lavorativo dei due fratelli durerà, come vedremo, a lungo.
Mandare i figli "ad imparare un mestiere" è per l'epoca prassi comune: non solo per le famiglie più povere, ma praticamente per tutte ed in particolare per quelle dedite ad attività artigianali o piccoloindustriali. Casomai può costituire oggetto di obiezione, da parte dei genitori, il fatto di imparare un mestiere diverso da quello familiare. In questo caso la costruzione di organi è certamente un'attività particolare (e fino ad allora senza precedenti nella famiglia Schimicci), tuttavia consente di imparare molte cose pratiche (falegnameria, carpenteria, intaglio del legno, fusione e lavorazione metalli ecc.) ed artistiche (scultura, musica, architettura pratica ecc.) e fa entrare in diretto contatto con l'élite culturale e religiosa, cosa che certamente non guasta.
In questi anni la Rinomata Ditta è quanto mai florida ed ha raggiunto elevati standard tecnici, partendo dalla tradizione serassiana e producendo organi secondo i più avanzati canoni del movimento ceciliano. Ne è stato fondatore Alessandro Giudici che era nato a Bergamo dove era stato a lungo dipendente dei Fratelli Serassi. Giunto in Sicilia al seguito dei suoi datori di lavoro (che nell'ultimo quarto del XIX sec. vi hanno realizzato interessanti strumenti), ha aperto un'attività in proprio con denominazione Ditta Giudici Alessandro fu Giovanni. Alla sua morte l'attività è passata al genero Alfio Laudani e al figlio Giovanni Giudici che l'hanno ribattezzata con entrambi i propri cognomi.
In questo ambiente stimolante, i fratelli Schimicci si concentrano sulle attività a loro più congeniali: Gaspare si interessa dei lavori di falegnameria e di meccanica apprendendo ogni segreto ed ogni accorgimento, mentre Michele si appassiona di fonica e diviene abile costruttore di canne ed intonatore, con particolare sensibilità per l'acustica pratica. I due fratelli divengono soprattutto esperti nelle maggiori innovazioni tecniche (trasmissioni pneumatiche, combinazioni fisse e libere, elettroventilatori, alte pressioni). Non mancano i clienti, anzi la domanda di nuovi organi sempre più grandi e perfetti cresce di giorno in giorno e favorisce la nascita di nuove Ditte. Questa e tante altre realtà industriali, artigianali ed artistiche, subiscono un gravissimo colpo con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale.

Il trasferimento nel Lazio e la fondazione della Ditta ad Atina (FR)

Al termine del conflitto, la situazione economica italiana è disastrosa e le ditte preesistenti riescono a malapena a sopravvivere; la stessa LAUDANI e GIUDICI si trova in gravi difficoltà e quasi senza lavoro.
Gaspare e Michele, coraggiosamente, decidono di mettersi in proprio (anche se ciò non ha impedito il proseguimento di relazioni commerciali con Laudani e Giudici, con i quali sembra abbiano continuato, talvolta, a collaborare) e di aprire il loro laboratorio ad Atina, paese ricco di storia e di arte, nell'attuale provincia di Frosinone.
Sulla decisione ha certamente influito Padre Mariano Jaccarino, monaco Benedettino, nato a Sant’Agnello di Sorrento ed organista della vicina Abbazia di Montecassino nonché insegnante del Pontificio Istituto di Musica Sacra. Al momento non sono note le circostanze che in quegli anni abbiano fatto avvicinare i fratelli a Padre Jaccarino, però è certo che vi è stato un lungo legame di amicizia e di collaborazione; non a caso molti strumenti Schimicci sono stati costruiti su suo progetto fonico.
Dopo il 1928 si trasferiscono a Formia, cittadina sul Golfo di Gaeta (nell’attuale provincia di Latina istituita, col nome di Littoria, nel 1934). Formia, dopo il 1861, ha fatto parte della provincia di Caserta, che però è stata abolita nel 1927; tra tale anno ed il 1934 è appartenuta alla provincia di Roma (ciò spiega il fatto che la sulle consolle dei loro strumenti si legga: "Fratelli Schimicci - Roma".
Nel giugno 1929 eseguono un intervento manutentivo sull'organo storico dell'Abbazia di Montecassino, per renderlo in perfette condizioni in occasione della visita del Principe Ereditario Umberto di Savoia (20 giugno 1929), invitato dall'abate mons. Gregorio Diamare, che ne ascolta i suoni dalle abili mani di Padre Jaccarino (quello strumento verrà poi distrutto dal bombardamento alleato del 1944).

La separazione momentanea e la Guerra.

Nonostante queste premesse favorevoli, l'attività non prosegue secondo le aspettative e le difficoltà crescenti costringono i fratelli a separarsi: Gaspare quindi nel 1935 parte per Milano, dove viene assunto immediatamente -grazie alla sua indiscussa abilità- presso la Ditta Balbiani-Vegezzi Bossi; Michele si stabilisce definitivamente a Formia, dove si riunisce ad altri parenti del posto e dove poco dopo si sposa.
Qui costruisce interessanti strumenti destinati prevalentemente alle regioni confinanti; essi recano sulla consolle il suo nome e il luogo di costruzione (Michele Schimicci - Organi da chiesa - Formia).
Tra il 1937 e il 1940 i fratelli hanno modo di rivedersi per alcuni interventi manutentivi su organi di propria costruzione ma anche di Laudani e Giudici (operando in tal modo per conto di questa Ditta sin dalla morte di Alfio Laudani, attorno al 1925). Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale l'attività di entrambi procede in modo drasticamente ridotto fino al 1943. L'armistizio dell'8 settembre 1943 li divide ulteriormente. Non diversamente da Gaeta e dalle altre località sulla costa e lungo la cosiddetta "Linea Gustav", Formia viene pesantemente bombardata sia dall'aviazione tedesca che da quella alleata; la battaglia di Cassino investe la città distruggendola. Il Laboratorio di Michele, che pare si trovasse nei paraggi della chiesa di San Giovanni, vicino alla fabbrica di fiammiferi (che probabilmente costruiva anche componenti pirici per le munizioni), viene distrutto insieme all'intero quartiere, alle fabbriche ed alla stessa chiesa.
Al termine della guerra, Gaspare e Michele si riuniscono nuovamente a Palermo, si riorganizzano e riprendono in qualche modo l'attività precedente, soprattutto quella derivante dalle riparazioni degli organi Giudici.

Giuseppe Schimicci

Dopo il 1945 il sedicenne Giuseppe (il cui padre era un fratello minore -con notevole differenza d'età- del padre di Gaspare e Michele), per aiutare la famiglia lavora alacremente come manovale edile; aiuta a montare i ponteggi (all'epoca esclusivamente in legno) e a impastare a mano il cemento. Non pensa all'Arte Organaria e non ha mai conosciuto i cugini né sa quale sia la loro occupazione.
Nel 1947 li incontra per caso: il loro garzone è infortunato e stanno informandosi presso i parenti se possono mandare loro un ragazzo fidato. Giuseppe in quel momento è senza lavoro e dunque il padre gli consente di "andare a dare una mano per qualche giorno" ai cugini Gaspare e Michele.
Così Giuseppe si trova nelle stesse circostanze in cui si è trovato Gaspare 45 anni prima: inizia un lavoro del tutto particolare ma molto vario e stimolante. Gli ci vuole molto poco per sentire la propria passione per l'Arte Organaria e decidere di proseguire e diventare organaro (egli stesso mi scriverà di essersi "immediatamente innamorato" di questa professione).
Poco tempo dopo, all'improvviso, scompare Michele; Gaspare e Giuseppe proseguono l'attività che ha un momento di forte ripresa in occasione del Giubileo 1950, con la riparazione di molti degli organi costruiti prima della Guerra. La Ditta assume denominazione di impresa individuale Schimicci Gaspare (dal 15 aprile 1950) e sede in Palermo dai registri delle cui imprese risulta cancellata d'ufficio il 31 dicembre 1981, per cessazione di fatto di ogni attività da almeno 5 anni.
Giuseppe ha operato in proprio come organaro per molti anni, restaurando organi della ditta di famiglia ma anche organi antichi. Ha poi concluso la propria attività a Padova, dove si è stabilito.

 Organo Schimicci
GLI ORGANI

Le caratteristiche foniche e tecniche generali


Dall'osservazione degli organi di loro costruzione, risulta che gli Schimicci hanno sempre operato con serietà e secondo alta deontologia professionale, adottando sempre e solo i sistemi tecnici più moderni con perizia e puntuale applicazione (trasmissione pneumatica, accessori di combinazione, canne in varie leghe metalliche ecc.).
I materiali sono tutti di qualità e lavorati con cura. Le parti lignee sono robuste, generosamente dimensionate, tuttora stabili e prive di deformazioni; quelle metalliche sono lavorate con accuratezza e con schematica chiarezza.
Dal punto di vista fonico, si deve innanzitutto evidenziare che le canne sono state sempre costruite in proprio, anche quelle metalliche, sotto la direzione di Michele, che interveniva manualmente in ogni fase ed era anche abile intonatore. Nelle canne di maggiori dimensioni prevale lo zinco, ma nelle mutazioni e nei brillanti ripieni si trovano le consuete leghe di stagno e piombo, ed in particolare quella composta da parti uguali detta "lega tigrata". Le ance rivelano un'intonazione forte, personalizzata e squillante, molto più di quella applicata dai loro maggiori concorrenti. I bassi sono composti da canne di diametro generoso (i Contrabbassi in legno hanno misure davvero molto larghe) e sono particolarmente robusti.
Stupisce un poco constatare che i modelli di riferimento non siano Italiani e nemmeno Francesi, ma indiscutibilmente Tedeschi (soprattutto Rieger e Steinmeyer, attivi a Roma rispettivamente prima e dopo la Prima Guerra Mondiale).
Sorprende ancor oggi, sulle consolle originarie tuttora in sito, riscontrare la presenza della Combinazione Aggiustabile pneumatica a pistoncino; nell'organo della Basilica di San Vitale a Roma ve ne sono ben due, il cui inserimento è controllato tramite un’asola sopra il II Manuale, protetta da vetro, in cui si sollevano delle placchette con i nomi dei registri selezionati.
Particolare attenzione viene data alla realizzazione delle Casse, monumentali, spesso improntate da un neoclassicismo severo ma elegante.

Gli organi maggiori

Il primo lavoro di particolare impegno risale al 1919 ed è la costruzione dell'organo per la Sala Accademica del Pontificio Istituto di Musica Sacra a Roma. Si tratta del più grande strumento che hanno costruito, anche se forse non ancora come imprenditori ma come collaboratori di altri organari. Non è escluso che si sia trattato di montare ed integrare del materiale fonico incompleto approvvigionato prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale (probabilmente della Ditta austriaca dei Fratelli Rieger). Le caratteristiche dimensionali possono essere così riassunte: 31 registri reali (per un totale di 2400 canne) azionati da tre tastiere di 58 note e dalla pedaliera di 30 note su consolle indipendente dotata di 46 placchette.
Nel 1930 Raffaele Manari progetta il nuovo grande strumento, costruito da Vincenzo Mascioni e gli Schimicci vengono chiamati per smontare lo strumento preesistente, che viene trasferito presso il Santuario del Sacro Cuore di Maria e di San Giuseppe in Sant’Agnello di Sorrento. L’inaugurazione risale al 23 aprile 1933. Il collaudo è effettuato dagli organisti Padre Carmelo Sangiorgio e Padre Alessandro de Bonis. L’organo è tuttora al suo posto, originale, in buono stato di conservazione e con la sua trasmissione pneumatica.
Segue, per importanza e dimensioni, l'organo del Santuario del Santo Sepolcro a Bagheria (PA), completato nel 1930, solennemente inaugurato il 15 settembre 1936. Dovrebbe essere tuttora sostanzialmente integro.
Subito dopo, spicca quello della Basilica di San Vitale a Roma, inaugurato il 15 febbraio 1931 con un concerto di Mons. Raffaele Manari.
Tra gli strumenti firmati dal solo Michele spicca l'organo della parrocchiale di San Rocco a Siano (SA), completato nel 1935 (inaugurato il 12 gennaio 1936) e basato su idee foniche di Padre Mariano Jaccarino. Possiede una bella cassa, davvero monumentale, ed è certamente la più bella realizzata dagli Schimicci. Dopo i danni del terremoto del 1980, è stato restaurato da Giuseppe, che ha sostituito la trasmissione pneumatica con una nuova elettrica ed ha rimosso il caratteristico Oboe 8' dell'Espressivo introducendo un registro di mutazione, secondo i gusti del tempo.

Gli altri organi

In tutto gli organi costruiti ed anche ricostruiti o riformati dagli Schimicci sono stati una settantina; a conferma, l'organo della chiesa dei SS. Vittore e Corona di Cingoli (MC) costruito da Michele nel 1938 reca il numero d'opera 64.
Tra gli strumenti più significativi si possono citare: quello delle Suore Salesiane Figlie di Maria Ausiliatrice a Roma, e quello del Santuario della Vergine Maria SS. Addolorata a Cervinara (BN).
Il primo risale al 1933, è dotato di 17 registri reali, tutti in cassa espressiva, ma azionati da un solo manuale e da pedaliera; è tuttora integro e con una bella intonazione, è stato oggetto di un intervento di restauro da parte di Carlo Soracco che però -su richiesta della Committenza- ha sostituito la trasmissione pneumatica originaria con una elettrica, con tanto di consolle mobile indipendente.
Il secondo è del 1940, è firmato dal solo Michele ed è dotato di 9 registri azionati da manuale unico e pedaliera; è integro ma fuori uso da molti anni. Possiede una notevole cassa, forse un po' goffa rispetto ad altre ma certamente interessante.
Nella sola Roma vi sono altri strumenti riferibili agli Schimicci, ma alquanto alterati da altri organari in tempi recenti (per es. quello della chiesa di Santa Maria del Rosario di Pompei a via Cernaia, in pregevole cassa disegnata dall'architetto Pio Piacentini, elettrificato da Libero Rino Pinchi nel 1968). Ma la maggior parte degli strumenti sono collocati in chiese di piccoli centri sparsi tra Lazio, Abruzzo, Molise e Campania e di essi non siamo riuscito ad avere notizie sufficienti.



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