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Organi elettronici (Seconda parte)




Il passaggio dagli Organi Elettromeccanici agli Organi Elettronici prende le mosse dall'invenzione, avvenuta nel 1947 da parte dei fisici statunitensi Brattain, Berdeen e Shockley (insigniti per questo motivo del Premio Nobel per la Fisica), del cosidetto Transistor. Questo dispositivo, il cui nome deriva dalle parole "transfer" e "resistor", è stato in effetti la pietra fondamentale per l'avvio di quella che comunemente viene denominata "miniaturizzazione" dei circuiti elettronici, che ha portato negli ultimi 50 anni alla possibilità di avere dispositivi elettronici altamente complessi e sofisticati racchiusi in dimensioni davvero minime; le più recenti realizzazioni in questo campo le conosciamo ed utilizziamo tutti ormai quotidianamente (iPhones, tablets, smartphones, eccetera).
 Transistor La caratteristica principale dei Transistors era quella di essere composti da materiali "semiconduttori", cioè da materiali che hanno una conduttività (cioè la capacità di lasciar passare la corrente elettrica) intermedia tra i materiali conduttori ed i materiali isolanti. Tramite appositi accorgimenti, inoltre, questi materiali possono essere "addizionati" nella loro struttura atomica da particelle di altri materiali che, variandone il numero degli elettroni, a seconda delle condizioni di utilizzo possono favorire o rallentare il passaggio della corrente. La seconda, ed altrettanto importante, caratteristica dei transistor è quella che per funzionare non hanno bisogno di grandi quantità di corrente elettrica (come invece avveniva in precedenza con le "valvole termoioniche") bensì di minime correnti continue (nell'ordine di poche decine di Volts) agevolmente fornibili da batterie (le normali "pile" elettriche) di minime dimensioni.
Non è questo l'ambito per approfondire le caratteristiche specifiche di questi componenti elettronici; basti però pensare che la loro invenzione e la seguente commercializzazione ed utilizzo chiusero un'epoca e ne aprirono un'altra. Tutti coloro che, come chi scrive, erano ragazzi o bambini negli anni Sessanta del secolo scorso, si ricordano benissimo dei primi apparecchi radio portatili (che, per l'appunto, venivano comunemente chiamati "transistor") o, anche, delle "fonovaligie", quei giradischi compatti e funzionanti a batterie che si portavano nelle scampagnate per ascoltare i dischi dei cantanti preferiti. Quelli erano i primi passi dell'elettronica "allo stato solido", detta anche "microelettronica".
 Oscillatore Ovviamente, anche nel campo degli strumenti musicali l'avvento del transistor aprì nuove, impensate ed innumerevoli possibilità, soprattutto per quello che riguardava la produzione del suono. In effetti un transistor, a seconda di come viene utilizzato, può svolgere diverse funzioni tra le quali, fondamentale, quella di comportarsi come un "oscillatore", cioè creare un'onda elettromagnetica di determinata frequenza in un ambito vastissimo, che va dalle frequenze audio fino a quelle radio. Tramite appositi circuiti le frequenze prodotte dai transistor possono essere "variate" in modo oltremodo preciso. Questi circuiti, inoltre, possono essere resi ancora più "accurati" tramite l'inserimento di un "quarzo", cioè di un componente elettronico formato da un minerale che, adeguatamente sollecitato da una corrente elettrica, entra in vibrazione molecolare producendo una frequenza elettrica che va a pilotare in modo straordinariamente esatto tutto il circuito (nella foto a fianco potete vedere lo schema elettrico di un semplice oscillatore composto da un transistor, quattro resistenze e quattro condensatori. Questo circuito poteva essere agevolmente contenuto in una scatola di fiammiferi).
Questa possibilità di creare frequenze audio oltremodo precise ed altrettanto precisamente regolabili venne subito sfruttata nel campo degli strumenti musicali per sostituire i vari metodi elettromeccanici per la produzione dei suoni ed in tale modo si passò dall'era degli organi elettromeccanici a quella degli organi elettronici, nei quali i vari suoni venivano prodotti da oscillatori a transistor.
A questo proposito, è da dire che si svilupparono diverse teorie in merito ma quattro furono i metodi principali per ottenere la generazione dei suoni. Il primo fu l'utilizzazione di un circuito oscillatore per ogni nota. In pratica, per ogni nota della tastiera si impiegava un apposito circuito oscillatore che creava quella precisa nota. Il secondo metodo fu quello degli oscillatori a fase libera; in questo caso si utilizzava un oscillatore per ogni frequenza richiesta. La maggiore difficoltà che ponevano questi due sistemi era il fatto che per ognuno degli oscillatori si doveva provvedere ad una singola accordatura e spesso, nonostante l'accuratezza, l'esito non era soddisfacente.
Il terzo metodo utilizzava dodici oscillatori principali, per creare le dodici frequenze cromatiche di un'ottava, a cui si affiancavano appositi circuiti "divisori". In pratica, i dodici oscillatori producevano frequenze comprese nella gamma tra i 2000 ed i 4000 Hz (cioè le note più acute della tastiera) ed i circuiti divisori le dividevano per due diverse volte fino ad ottenere anche le note delle ottave più basse. Con questo sistema si riducevano solamente a dodici le frequenze da accordare rispetto alle centinaia dei metodi precedenti.
Il quarto metodo, infine, utilizzava un solo circuito oscillatore che creava un'unica frequenza nell'ambito compreso tra i 500 KHz ed i 5 MHz (cioè nel campo delle frequenze non udibili). Un primo circuito divisore estraeva le dodici frequenze udibili dell'ottava più acuta ed i successivi circuiti divisori per due creavano le frequenze delle ottave inferiori. In questo caso era sufficiente accordare precisamente solo un oscillatore ed i circuiti divisori facevano il resto.
Inutile dire che gli ultimi due metodi furono quelli più utilizzati.
Bisogna a questo punto sottolineare che mentre, a suo tempo, l'organo Hammond era stato originariamente concepito per sostituire l'organo a canne nelle chiese, l'organo elettronico nacque specificatamente per sostituire l'organo Hammond nella musica leggera. La miniaturizzazione dei circuiti e l'eliminazione di tutte le parti meccaniche consentiva infatti di avere strumenti molto compatti, leggeri e facilmente trasportabili (cosa che in quegli anni, con la nascita e la proliferazione dei gruppi musicali che necessitavano di frequentissimi spostamenti, facilitava di molto le cose). L'ingresso dell'organo elettronico nelle chiese, quindi, non fu determinato da una precisa volontà, bensì da una serie di circostanze storico-liturgico-musicali causate dalle aberrazioni nell'interpretazione delle disposizioni emanate dal Concilio Vaticano Secondo (svoltosi dal 1962 al 1965) in merito alla musica liturgica.
Abbiamo già trattato questo argomento più volte e non desideriamo ripeterci; sarà sufficiente ricordare, a questo proposito, che la proditoria interpretazione dele norme conciliari come una modernizzazione forzata, violenta e dissennata della Chiesa da parte di frange politicizzate ed estremiste del Clero, oltre al resto, portò alla "rottamazione" dell'organo a canne e della musica liturgica favorendo -ed in moltissimi casi obbligando- l'ingresso nelle chiese di gruppi musicali che apertamente si rifacevano alla musica leggera, riproponendola durante i sacri riti e, ovviamente, eseguendola con la strumentazione ad essa propria. Per questi motivi, assieme a chitarre elettriche, batterie e tamburi, anche l'organo elettronico fece il suo ingresso sotto le sacre volte. Ed è curioso notare come solo trent'anni prima l'organo Hammond, progettato per entrare nelle chiese, ne era stato scacciato mentre l'organo elettronico, progettato per NON entrare nelle chiese, vi abbia fatto il suo solenne -e spesso benedetto- ingresso con tutti gli onori.
In effetti, per una ventina d'anni, gli organi elettronici che vennero utilizzati per uso liturgico erano esattamente quelli che venivano impiegati nella musica leggera. Le case costruttrici di questi strumenti furono numerosissime, in un panorama industriale che vedeva nascere e morire ditte nel giro di pochi mesi. In quest'orizzonte molto agitato, in Italia furono essenzialmente due le industrie che catalizzarono il mercato prima che facessero il loro ingresso i colossi europei e statunitensi prima e quelli giapponesi dopo. La più nota è stata sicuramente Farfisa.
 Organo Farfisa Questa azienda, nata nel 1946 dalla fusione di tre ditte costruttrici di fisarmoniche ("FAbbriche Riunite FISArmoniche"), all'inizio degli anni Sessanta del secolo scorso colse le enormi prospettive offerte dall'elettronica ed iniziò la produzione di organi elettronici. Il primo organo, apparso nel 1964, apparteneva alla serie Compact, i cui quattro modelli balzarono subito alla ribalta internazionale per le loro caratteristiche sonore del tutto particolari ed adattissime a sottolineare i generi musicali (Beat e Rock) che in quegli anni stavano appassionando le giovani generazioni. Per una ventina d'anni gli strumenti costruiti da questa ditta (che produsse anche due altre serie di modelli, la "Fast" e la "Vip") rimasero al top sia in campo nazionale che internazionale. A testimonianza di questa notorietà, tra i musicisti ed i gruppi che li utilizzarono ci limiteremo a citare i Pink Floyd, i Led Zeppelin, Herbie Hancock, Elton John ed i Talking Heads. Verso la metà degli Anni Settanta Farfisa, forte della sua notorietà, produsse anche alcuni modelli di organi elettronici "da chiesa" che fruivano della grande esperienza della ditta nella produzione di suoni molto caratteristici; nello stesso periodo fece apparire sul mercato anche i pianoforti Furstein, particolarmente adatti per la musica jazz e leggera. Negli Anni Ottanta, con l'avvento dell'elettronica digitale e degli strumenti a suoni campionati, la produzione di organi elettronici venne terminata e la ditta si divise in due tronconi. Oggi la Divisione Music della Farfisa produce due serie di tastiere digitali ed una serie di pianoforti, anch'essi digitali, ed opera esclusivamente nel campo della musica leggera.
 Organo MiniGEM L'altra ditta, molto importante ma meno nota, fu la GEM (General Electro Music). Anche in questo caso discendente da una dinastia di fabbricanti di fisarmoniche (Galanti), la ditta iniziò negli Anni Sessanta la produzione di organi elettronici. Il primo modello (il MiniGEM, di cui vedete l'immagine a fianco ed in cui si può constatare che la produzione del suono era affidata a dodici oscillatori, uno per ogni nota cromatica) apparve nel 1962, seguito da diversi altri modelli, tutti molto apprezzati ma con caratteristiche sonore di impostazione differente dalla Farfisa. Nel corso degli anni la GEM sviluppò diversi rami di azienda ed acquisì anche la ditta di pianoforti Schulze Pollmann. Attenta all'aspetto più "classico" della musica, la GEM si interessò anche all'organo "liturgico" e dapprima presentò alcuni modelli di propria produzione (la famosissima serie Viscount) e poi, all'inizio degli Anni Ottanta, acquisì la ditta Ahlborn; sicuramente queste due serie di strumenti rappresentano il primo vero e proprio (e molto ben riuscito) tentativo di realizzare strumenti elettronici specificatamente ed esclusivamente liturgico-concertistici. Molti di questi strumenti sono tuttora attivi ed utilizzati con buoni risultati in moltissime chiese. La GEM ha da tempo cessato l'attività di produzione e commercializzazione di organi da chiesa, lasciandola alla Viscount Organ Company che attualmente produce e commercializza quattro serie di organi liturgici a suoni campionati ed organizza un Concorso Organistico Internazionale (Marcello Galanti International Organ Competition) di grande rinomanza artistica.
Nel ventennio tra gli Anni Sessanta e gli Anni Ottanta, ovviamente, l'elettronica fece enormi progressi che consentirono un'ulteriore e determinante evoluzione della tecnologia per la produzione dei suoni. I circuiti integrati, che consentirono di racchiudere in una superficie di un paio di centimetri quadrati dapprima decine e poi centinaia di circuiti elettronici di enorme complessità diedero un ulteriore e notevolissimo impulso all'evoluzione di apparecchiature sempre più piccole e performanti fino a che, all'inizio degli Anni Novanta, l'avvento dell' Elettronica Digitale voltò un'altra pagina della storia della scienza e della tecnica e nel giro di pochi anni rese possibile l'avvento dei personal computers, delle tecnologie di comunicazione digitale e, per ciò che ci riguarda, degli organi digitali a suoni campionati di cui parleremo nella prossima puntata.



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