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Pier Costantino Remondini

di Federico Borsari




Il periodo dell'organo italiano di fine Ottocento, con particolare riferimento agli ultimi trent'anni di quel secolo, è ricco di figure di musicisti che, a diversi livelli, hanno "traghettato" la musica organistica dal periodo "operistico" a quello "ceciliano" ed hanno dato inizio all'epoca del cosidetto "organo italiano moderno" che sui principi della già più volte citata "Riforma Ceciliana", hanno fondato una vera e propria "scuola" organistica (e, di conseguenza, organaria) che ha avuto come suo primo grande esponente Marco Enrico Bossi e, dopo di lui, tutta una serie di ottimi ed indiscussi rappresentanti che hanno mantenuto -e mantengono tuttora- sempre molto alto e ben apprezzato nel Mondo il livello qualitativo e musicale del nostro panorama organistico.
I nomi e l'opera di questi musicisti (che all'epoca furono assai stimati anche a livello europeo) sono rimasti per diversi decenni pressochè dimenticati (tra essi possiamo citare Bottazzo, Polleri, Gallignani, Ravanello, Sgambati, Baronchelli ed innumerevoli altri) ed è solo da un paio di decenni che grazie ad una profonda opera di ricerca musicologica e storiografica le loro composizioni sono state riscoperte, riapprezzate e riproposte anche al grande pubblico nella loro veste più originale ed interessante.
Quello che rimane pressochè sconosciuto a molti è, invece, il "mondo" culturale che affiancava questi musicisti, un mondo composto non da professionisti ma, bensì, da appassionati -per certi versi più "addentro" alla materia organistico-organologica rispetto agli stessi musicisti- che con la loro opera "a latere" da una parte hanno "affiancato" l'evoluzione verso l'arte organistica moderna e dall'altra hanno contribuito in modo essenziale anche all'evoluzione dell'arte organaria italiana, accompagnandone il difficile percorso di riappropriazione delle caratteristiche più "classiche" che erano andate perdute nei decenni precedenti. A questo "mondo parallelo" appartengono sicuramente due figure assai speciali: il piemontese Giacomo Sizia (1856-1945), che legò la sua attività organologica in modo particolare alla figura del grande organaro Carlo Vegezzi Bossi, ed il genovese Pier Costantino Remondini (1829-1893) che, per parte sua, fu ispiratore e propugnatore della grande "svolta" organaria che vide il capoluogo ligure protagonista della realizzazione dei primi esemplari di organo elettropneumatico in Italia grazie alla genialità di un altro grande organaro, George William Trice.
Di Giacomo Sizia parleremo, forse, in una futura trattazione. Oggi ci soffermeremo invece sulla figura di Pier Costantino Remondini, che di professione (assai saltuaria, per la verità) faceva l'avvocato ma che, in realtà, fu un personaggio assai particolare, uno studioso multiforme e poliedrico, un musicologo erudito ed un vero e proprio precursore nel campo dell'arte organaria. Ma andiamo con ordine.
 Pier Costantino Remondini Nato il 29 Giugno 1829 da una benestante famiglia genovese, Pier Costantino Remondini effettuò i suoi studi giovanili (come tutti i ragazzi della ricca borghesia genovese di quel tempo) presso i Gesuiti, che in quell'epoca avevano sede a Palazzo Tursi, uno dei più antichi (1565) palazzi di Genova che pochi anni dopo, nel 1850, divenne sede (e lo è tuttora) del Comune. Frequentò poi l'Università dove, nel 1853, si laureò brillantemente in Giurisprudenza, titolo che gli permise di intraprendere la carriera avvocatizia, carriera che egli esercitò in modo assai saltuario poichè ben altri ed alti interessi lo attraevano.
La caratteristica principale di Remondini era la grande curiosità che, unita ad un'ammirevole costanza ed assiduità di studio, gli consentì di approcciarsi ad una miriade di interessi e discipline che gli permisero di diventare una indiscussa personalità nell'ambito della cultura genovese. Già fin da ragazzo Remondini parlava correntemente, oltre all'italiano (ed al dialetto genovese), Inglese, Francese e Tedesco; a queste lingue, negli anni seguenti, aggiunse anche il Russo, l'Arabo e, parzialmente, il Cinese, il Giapponese e l'Indiano, che gli consentirono di tradurre -per la prima volta al mondo- diversi testi religiosi orientali fino ad allora sconosciuti in Occidente. Tra le sue altre passioni ed interessi ci furono l'astronomia (possedeva ed utilizzava un'ampia strumentazione, tra cui un astrolabio arabo sul funzionamento del quale scrisse una relazione che fu presentata con grande successo al Convegno degli Orientalisti di Firenze del 1878), la Botanica (nel giardino della sua villa di Genova-Oregina facevano bella mostra di sè molte specie rare di fiori e piante), la Fotografia (che egli utilizzava principalmente per riprodurre antichi documenti tra cui una serie di carte nautiche genovesi del XIV secolo, un Codice Greco attribuito a S.Atanasio, diversi frammenti di antiche miniature dei Vangeli e diversi altri documenti che egli fotografò e riprodusse per la prima volta) e, ovviamente, la Musica.
Come musicista, Remondini presenta due aspetti assai interessanti. Il primo è quello più strettamente "musicale", cioè la sua capacità esecutiva (suonava molto bene il pianoforte, l'armonium, la chitarra ed il violoncello) e compositiva (scrisse alcuni apprezzati brani dedicati principalmente agli amici musicisti). Il secondo aspetto è quello "musicologico", cioè la sua costante opera di studio della storia della musica sia a livello generale che locale e, cosa assai curiosa per un personaggio che nella sua vita non si allontanò quasi mai dalla sua città, uno spiccato interesse per le novità che provenivano dagli altri Paesi europei, in particolare dalla Germania. Sotto questo punto di vista, grazie alla sua perfetta conoscenza della lingua germanica, Remondini fu probabilmente uno dei primi (e dei pochi) italiani ad essere informato del cosidetto "Movimento Ceciliano" (Cæcilienverein) che era stato fondato in Germania nel 1868 dal sacerdote Franz Xaver Witt, movimento a cui Remondini aderì con grande entusiasmo (nel 1880 fondò assieme ad altri musicisti ed appassionati l' "Associazione Italiana Santa Cecilia") e che contribuì a pubblicizzare non solo in Genova ma, anche, in tutta Italia grazie ad una serie di articoli che, dapprima pubblicati su "Il Cittadino" (giornale locale genovese), vennero poi ripresi e pubblicati da altre riviste musicali nazionali tra cui, anche, l'allora molto nota "Musica Sacra" di Milano.
Nell'ambito della storiografia musicale locale, invece, a Remondini si deve forse la prima iniziativa italiana di riscoperta, recupero e riproposizione della musica antica.
A questo proposito, Remondini si basò sugli studi musicologici che erano stati svolti negli anni precedenti da Cornelio Desimoni, altra figura genovese fondamentale nella nascita della musicologia italiana ed a cui bisognerebbe dedicare doverosa riconoscenza e considerazione, il quale era riuscito a ritrovare, verso il 1860, alcuni volumi di intavolature tedesche del XVI secolo presso la biblioteca privata Durazzo ed, inoltre, aveva riportato alla luce diverse composizioni di autori liguri del XIV e XV secolo. Remondini provvide a trascrivere in notazione moderna quelle musiche ed ideò un particolare e, per quei tempi, del tutto nuovo modo di riproposizione, che egli denominò "Tornate Musicali" secondo uno schema che noi oggi ben conosciamo sotto il nome di "Conferenza-Concerto".
Remondini, infatti, nel 1869 era stato nominato Preside della Sezione Archeologica della Società Ligure di Storia Patria e come tale organizzò due "Tornate Musicali" (in origine ne aveva previste tre, ma la terza non ebbe mai luogo) che si tennero presso la prestigiosa "Sala Sivori", inaugurata quello stesso anno in onore del grande violinista genovese -unico allievo "ufficiale" di Paganini ed allora ancora vivente- Ernesto Camillo Sivori (1815-1894) e tuttora esistente in Salita Santa Caterina 48/Rosso, restaurata ed operativa con il nome di "Cinema Sivori" (per la storia, questa è stata la prima sala cinematografica italiana poichè il 30 Maggio 1896 vi fu proiettato il famoso primo film girato dai Fratelli Lumière "L'arrivo del treno").
Le "Tornate Musicali" di Remondini prevedevano una prima parte storiografica e di analisi, in cui egli illustrava le caratteristiche musicali delle antiche intavolature e ne illustrava le metodologie di scrittura con un'accurata analisi e descrizione della notazione antica, a cui seguiva una seconda parte in cui alcuni musicisti eseguivano le musiche. A corredo di tutto, Remondini presentava anche una serie di antichi strumenti (mandòla, liuto, spinetta) alcuni dei quali venivano utilizzati per l'esecuzione. Inutile dire che queste conferenze-concerto (le prime in assoluto in Italia) ebbero un successo strepitoso e ben presto furono "copiate" da altri musicisti in altre città italiane. A Genova queste conferenze vennero ripetute annualmente per molti anni anche dopo la morte di Remondini utilizzando i testi che egli aveva originariamente approntato ed elaborato.
Ma, abbiamo detto, Remondini fu un personaggio chiave anche nel campo dell'evoluzione dell'arte organaria. Vediamo come.
Come abbiamo visto in precedenza, Remondini fu uno dei primi che in Italia si schierarono a favore di quella che pochi anni dopo sarebbe diventata la cosidetta "Riforma Ceciliana" e questa sua scelta fu sicuramente dettata dalla sua attività di studioso e ricercatore delle antiche musiche italiane, di cui era appassionato cultore ed in cui anch'egli riconosceva quelle fondamenta classiche su cui basare una rinascita della musica (sacra e profana) italiana che avrebbe poi caratterizzato il secolo seguente. A confortare la sua convinzione, peraltro condivisa da altri esponenti dell'ambiente musicale italiano dell'epoca, fu -come abbiamo già detto- l'approfondimento delle teorie del movimento ceciliano tedesco, che egli prese come base per la sua opera di rinnovamento e che, da buon musicista, estese anche all'arte organaria, di cui era profondo conoscitore.
Il primo scritto che egli dedicò a questo aspetto della musica italiana, fu una "Memoria intorno allo stato della Musica Sacra nel Genovesato" che egli scrisse nel 1874 e che venne letta, con molto successo, al Congresso Cattolico Italiano che si era riunito quell'anno a Venezia. In questa "Memoria", Remondini partiva dalla realtà "locale" per ampliare gli orizzonti musicali a tutto il territorio nazionale, ponendo alcuni punti fermi per l'evoluzione (o rivoluzione) musicale che sarebbe avvenuta nei decenni successivi. Negli anni seguenti, come abbiamo già ricordato, molti furono gli scritti ed articoli che egli pubblicò sul tema, articoli che talvolta criticavano anche molto duramente la "moda" dei decenni passati di eseguire -soprattutto all'organo- musica "operistica" nelle chiese durante le liturgie e che prospettavano un ritorno alle origini classiche della musica sacra (non solo organistica) ed un recupero della dimensione spirituale dei Sacri Riti.
In quest'ambito Remondini, che conosceva bene l'organo, si teneva costantemente aggiornato sulle tante novità che l'arte organaria europea iniziava a sfornare sempre più frequentemente e di cui divenne un grande estimatore. A questo proposito, Remondini divenne molto noto per aver sostenuto ed appoggiato l'organaro anglo-genovese George William Trice (di questo organaro abbiamo parlato QUI) nella costruzione dei primi organi elettro-pneumatici italiani, che videro la luce proprio a Genova presso gli Ospedali Galliera (1888) e nella Basilica dell'Immacolata (1890); pochi però sono al corrente del fatto che anche in precedenza egli si era adoperato per introdurre alcune interessanti novità tecniche in occasione della costruzione, realizzata da Locatelli nel 1880, del grande organo della chiesa della Consolazione, sempre in Genova, in cui egli fece installare -probabilmente per la prima volta in Italia- un modello di pedaliera radiale-concava di 27 note di progetto e fattura britanniche e di nuovissima realizzazione.
Ma è a partire dall'anno seguente (1881) che si concretizza la collaborazione di Remondini con Trice, il geniale organaro inglese (che fu anche allievo di Cavaillé-Coll) che proprio a Genova nel 1882 inventa il somiere a pistoni (detto "Somiere Trice"), la chiave di volta per la partenza di un'evoluzione dell'arte organaria tanto profonda quanto repentina che nel giro di un decennio rivoluzionerà le tecniche di costruzione degli organi in tutto il Mondo.
In Trice, Remondini vede (con ragione) la persona giusta per mettere in pratica i principi riformisti in cui crede mentre Trice trova in Remondini il perfetto alleato per concretizzare ed attuare le sue geniali intuizioni, prima fra tutte l'applicazione dell'energia elettrica al sistema trasmissivo degli organi, una novità assoluta che nell'organo realizzato per la Cappella degli Ospedali Galliera di Genova nel 1888 vede la sua prima applicazione nella penisola italica (abbiamo trattato questo tipo di trasmissione in questa pagina). A parte i numerosi organi meccanici prodotti (tra cui anche uno, con nove registri su due tastiere e pedaliera, realizzato nel 1883 per la già citata "Sala Sivori"), gli strumenti elettropneumatici che Trice realizzò in "collaborazione" con Remondini a Genova furono tre; il primo, realizzato per gli Ospedali Galliera su due tastiere e pedaliera; il secondo, costruito per la Basilica dell'Immacolata su tre tastiere e pedaliera che azionavano tre corpi d'organo distinti e separati ed, infine, un terzo, realizzato per l'Esposizione Italo-Americana di Genova del 1892 con quattro tastiere e pedaliera. Il primo, quello dell'Ospedale, fu smantellato e sostituito nel 1935 con un armonium mentre di quello realizzato per l'Esposizione Italo-Americana non si hanno notizie (forse fu venduto). L'altro, quello della Basilica dell'Immacolata (di cui potete vedere le caratteristiche QUI e di cui abbiamo trattato anche in questa pagina), fu poi ampliato da Balbiani nel 1928, è stato restaurato una prima volta all'inizio di questo secolo e, qualche mese fa, è stato nuovamente sottoposto ad operazioni di restauro (che, peraltro, hanno suscitato forti discussioni tra gli addetti ai lavori circa le modalità di reintonazione che, si dice, ne andrebbero a falsare le caratteristiche originali).
Ma la splendida collaborazione tra Remondini e Trice termina presto poichè nel 1893 Remondini lascia, a soli 64 anni di età, questo Mondo per trasferirsi sulle Celesti Cantorie. Non sappiamo se e quanto la fine improvvisa ed inaspettata di questo sodalizio abbia influito sull'attività di Trice; sta di fatto che in quello stesso anno Trice si associa con un altro organaro, Pietro Anelli (la ditta prende così il nome di "Trice-Anelli") per poi, dopo pochi anni, nel 1897, terminare l'attività e cedere la ditta a Carlo Vegezzi Bossi di Torino il quale "liquiderà" le rimanenze di magazzino "piazzando" i piccoli organi rimasti presso alcune chiese (uno dei pochi organi Trice ancora esistenti -e funzionanti- in Italia lo si può trovare, ad esempio, nella chiesa parrocchiale di Ovada, in Piemonte, dove vi fu installato da Bossi proprio nel 1897 come organo corale).
La figura di Pier Costantino Remondini è ancora oggi molto legata all'organo ed all'organologia e lo definisce come uno dei principali e più attivi promotori e fautori della Riforma Ceciliana italiana. Ma, come abbiamo visto, la sua attività ed il suo impegno spaziavano anche in molteplici altre e diverse discipline in cui ebbe ampia rinomanza anche a livello internazionale. Della sua varia ed instancabile attività rimane oggi il suo archivio, che è conservato presso la Biblioteca Franzoniana di Genova e che è stato oggetto di catalogazione ed approfonditi studi da parte dell'organista ed organologo Maurizio Tarrini, il quale ha curato la pubblicazione di alcuni interessanti trattati di approfondimento.
Tale archivio si rivela una fonte inesauribile di notizie e di informazioni che ben inquadrano il Remondini nella sua epoca e ne sottolineano i poliedrici interessi. Oltre alle numerose fotografie (Remondini, lo ricordiamo, era anche valente fotografo) ed al voluminoso carteggio epistolare che testimonia quanti e quali contatti il Remondini avesse con organari, organisti, musicisti e studiosi italiani e stranieri, tra le carte dell'archivio risultano molto interessanti le numerosissime disposizioni foniche di organi italiani che costituiscono forse il primo esperimento di "catalogazione scientifica" degli strumenti effettuato in Italia (la moderna "schedatura" degli organi da parte degli Enti competenti risale agli Anni Cinquanta del Novecento). Oltre a questo, nell'archivio troviamo diversi progetti di organi (redatti da diversi organari italiani e stranieri e, anche, dallo stesso Remondini), molti appunti e note di paleografia musicale derivanti dagli studi di Desimoni ed una nutrita serie di articoli della stampa internazionale (molti dei quali accuratamente tradotti dal Remondini stesso) riguardanti l'organo e la musica in generale. Completano il tutto molteplici programmi di sala di concerti a cui Remondini aveva presenziato e, ovviamente, un corposo carteggio "amministrativo" che testimonia i vari impegni istituzionali che Remondini svolse per conto di diversi Enti pubblici.
La figura di Pier Costantino Remondini, nel campo specifico dell'organo e dell'organaria, è oggi conosciuta per lo più dagli "addetti ai lavori" di una certa età (quali noi siamo) mentre per molti dei nostri giovani organisti quel nome non significa nulla poiché i centotrent'anni ormai trascorsi (e tutte le evoluzioni dell'organo e della sua musica che si sono succedute da allora ad oggi) ne hanno affievolito (se non cancellato) il ricordo. Ed è un vero peccato, perchè se l'organo italiano di oggi è vivo, attivo e sempre attento alle evoluzioni (e, purtroppo, anche involuzioni) che ne caratterizzano la storia attuale, il merito è sicuramente suo e di tante altre figure che, come lui, senza essere protagonisti ma svolgendo la loro opera con passione, dedizione ed amore per questo strumento, ne hanno seguito, curato ed indirizzato la storia.



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