Per intonazione di una canna d'organo si intende tutta quella serie di accorgimenti e di
aggiustamenti che l'organaro deve operare su di essa per definirne tutte le caratteristiche
di suono: emissione, transitorio d'attacco, intensità, suono a regime, morbidezza del suono,
corposità del suono, controllo degli armonici, ecc....
Per accordatura si intende, invece, l'operazione che si fa dopo l'intonazione per far si
che ogni canna di un registro emetta il suono di frequanza esatta in rapporto alla scala
musicale ed ai suoni delle altre canne dello stesso registro.
Al di là di ogni definizione puramente tecnica, però, nella pratica intonare un organo
significa dargli quella personalità di suono che, oltre a rendere omogenei tra di loro tutti i suoi
timbri, gli consenta di essere 'diverso' da un altro strumento che abbia le stesse
caratteristiche tecniche e di registri.
Perfetti esempi di come un vero organaro possa riuscire in questo scopo li troviamo in
molti organi antichi, soprattutto positivi dell'epoca barocca, ma anche in più recenti dove,
comparando strumenti costruiti dal medesimo artefice, ognuno di essi si diversifica dagli altri
senza peraltro mai abbandonare quelle caratteristiche timbriche di base che caratterizzano tutti
gli strumenti di quell'organaro.
Ai giorni nostri molti organari lavorano avvalendosi di apparecchiature computerizzate
per l'analisi spettrometrica dei suoni, ma se noi pensiamo che nel passato le intonazioni
venivano fatte a puro 'orecchio', ecco che l'intonazione dell'organo assurge a livello di vera e
propria arte.
L'intonazione di una canna inizia con la sua costruzione. Questa costruzione si basa su
tre parametri principali: composizione della lega metallica (per le canne in metallo), scelta del
tipo del legname (per le canne di legno), spessore della lastra e compattezza della fusione.
La lega metallica per canne d'organo è di solito formata da piombo e stagno, anche se
ci sono reperti di archeologia organaria dell'Alto Medioevo che testimoniano di canne con
percentuale altissima di rame. In organaria, una lega si dice 'normale' quando il piombo è in
percentuale maggiore rispetto allo stagno, si dice 'tigrato' quando stagno e piombo sono
presenti in eguale misura, si dice 'di facciata' quando lo stagno è nettamente prevalente sul
piombo. Questa definizione 'di facciata' significa, infatti, che questa lega viene impiegata
soprattutto per la costruzione delle canne della facciata dell'organo, cioè quelle che si vedono,
e l'alta percentuale di stagno serve, oltre che a renderle più robuste, anche a dare loro quelle
caratteristiche di lucidità e brillantezza che le canne di piombo non possono avere.
Tornando all'accordatura, la regola base può essere la seguente: poichè nell'emissione
dei suoni è anche il corpo della canna che vibra in simpatia con la colonna d'aria in esso
contenuta, una lega con maggioranza di stagno procura una maggiore emissione di armonici,
per cui si usano leghe con prevalenza di stagno per i registri di suono brillante e chiaro, mentre
leghe con prevalenza di piombo vengono utilizzate per registri di timbro dolce ed ovattato; ed è
appunto questa preponderanza di piombo che caratterizza il suono estremamente dolce e
vellutato degli antichi organi italiani.
La scelta del legname, che riguarda per lo più le canne dei suoni bassi dei registri di
pedale, è anch'essa molto importante. Il principio di base è che il legno conduce molto meglio
che l'aria le vibrazioni acustiche se queste si trasmettono nel senso delle venature del legno e
se questo è ben secco e stagionato. Ecco dunque che i migliori organari scelgono legno che
abbia le giuste caratteristiche (fibra stretta e tagliato di vena). Circa il legname, si usa di solito
l'abete, sottoposto prima e dopo a tutti gli accorgimenti e trattamenti necessari al suo impiego
in campo organario (le canne non devono mai tarlare nè subire più di tanto l'influenza della
temperatura e dell'umidità ambientale).
Tornando alle canne di metallo, lo spessore della lastra è un altro aspetto importante
per l'intonazione 'a monte' della canna. E' infatti chiaro che per l'uniformità del timbro occorre
che lo spessore delle pareti della canna sia uguale e costante. E' per questo che speciali
apparecchiature sottopongono le lastre di fusione ad un processo di rettifica che le porti ad
avere uno spessore costante.
Circa la compattezza della fusione, essa non è di minore importanza. Un difetto, una
'falla' di fusione in una lastra di canna può compromettere la regolarità delle vibrazioni. Gli
organari 'ad orecchio' del passato (ma ce ne sono di molto bravi ancora oggi) sapevano
giudicare una canna 'fallata' solamente ascoltandone il suono o percuotendola con le nocche
delle dita. Oggi il controllo avviane a monte, direttamente sulla lastra di fusione, mediante
monitoraggio con ultrasuoni e spettrografia.
Il transitorio d'attacco è forse la più importante caratteristica dell'intonazione degli
strumenti musicali. E' stato infatti scientificamente dimostrato che il timbro di uno strumento
deriva in massima parte dalle caratteristiche del suo transitorio d'attacco.
Per ciò che riguarda l'organo, abbiamo visto che il suono è una vibrazione costante nel
tempo. Il transitorio d'attacco è quel periodo di tempo, quantificabile in millisecondi, in cui l'aria
contenuta all'interno della canna passa dal regime di riposo alla stabilizzazione delle vibrazioni.
In questo periodo di tempo vengono prodotte delle vibrazioni disordinate, che contrastano
anche fortemente tra di loro; in pratica, vengono emessi dei veri e propri 'rumori', che nulla
hanno a che vedere con il suono ma che, tuttavia, ne determinano il timbro a seconda delle
loro modalità di assorbimento, estinzione e stabilizzazione.
Questa caratteristica del transitorio d'attacco di essere basilare per la determinazione
del timbro è stata provata scientificamente grazie alle analisi spettrografiche del suono, ma
qualsiasi organaro intonatore che si rispetti è in grado di dimostrarla praticamente facendo
suonare con lo stesso timbro due canne radicalmente diverse o facendo suonare con timbri
diversi due canne identiche.
Il controllo del transitorio d'attacco è dunque alla base dell'intonazione delle canne
d'organo, ed i metodi con cui si ottiene sono diversi: regolazione della pressione dell'aria,
dimensionamento della bocca, altezza e larghezza della luce della bocca, affilatura della lama
superiore della bocca, incisione di dentellature sull'anima interna, applicazione di baffi laterali
alla bocca, applicazione di freni armonici, ecc...
Ogni organaro intona i suoi strumenti come meglio crede, in osservanza delle sue
convinzioni estetiche e musicali; sta di fatto, comunque, che un transitorio d'attacco controllato
in dolcezza rende il suono della canna molto morbido e dolce anche se di attacco un poco
lento, mentre un transitorio d'attacco non regolato rende il suono secco ed aggressivo, ma
anche molto rapido in fase di messa a regime; in più, tale tipo di transitorio manifesta in pieno
la sua caratteristica di 'rumore', ed in questo caso si dice che la canna 'sputa' in fase di attacco.
Una volta stabilizzato il timbro, dopo il transitorio d'attacco, il suono si dice che 'va a
regime', cioè assume le sue caratteristiche che deve mantenere fino a che la canna è in
funzione. L'ultimo compito dell'intonatore è di fare si che il suono emesso dalle canne non muti
nel tempo le sue caratteristiche. E' in questa fase dell'intonazione che viene dosata la forza
sonora dello strumento, vengono eliminate le imperfezioni ed i tremolii di emissione e viene
definitivamente stabilito il timbro dello strumento. A questo punto l'organo può essere
accordato.
L'accordatura è l'atto finale, in cui si fa in modo che ogni canna emetta il suono di
frequenza esatta. Il procedimento è semplice: per accordare una canna la si deve allungare od
accorciare. Poichè è molto più semplice accorciarle, di solito le canne vengono fabbricate più
lunghe del previsto; quindi un organo lo si accorda accorciandone le canne.
Ci sono tre modi di accorciare le canne e, quindi, di accordarle: accordatura in tondo,
accordatura a squarcio ed accordatura a riccio.
Il primo metodo è quello più antico, e consiste nel tagliare la canna, con tutta
l'accuratezza possibile, fino a farla diventare della lunghezza giusta. Mediante appositi coni metallici viene poi
eseguita l'accordatura fine allargando o richiudendo impercettibilmente l'estremità superiore della canna.
Il secondo metodo consiste nell'incidere la canna con un taglio longitudinale e di aprire
o chiudere i lembi di questo taglio fino ad ottenere l'accordatura esatta.
Il terzo metodo è un pò come aprire una scatola di sardine con la chiavetta: si
praticano due incisioni longitudinali parallele distanziate tra di loro di qualche millimetro e poi
si srotola o si arrotola il lembo fino a che non si ottiene l'accordatura esatta.
In termini di accuratezza e risultati ottimali, l'accordatura in tondo è la migliore, perchè
la canna diventa effettivamente lunga la misura necessaria. In termini di praticità e rapidità gli
altri due metodi sono nettamente più convenienti.
Questo per ciò che riguarda le canne ad anima. Per le canne ad ancia, invece,
l'accordatura si ottiene allungando od accorciando la linguetta vibrante. Per ottenere questo
risultato, in ogni canna ad ancia c'è un ponticello che scorre sull'ancia, manovrato da un
cursore la cui estremità fuoriesce dal piede della canna. Muovendo il cursore, il ponticello
scorre sull'ancia, allungandone od accorciandone la parte vibrante.
Particolarità delle canne ad ancia è di essere abbastanza facili da accordare, anche
perchè sono le più soggette a perdere l'accordatura a causa delle escursioni di temperatura;
per questo motivo molti organisti provvedono personalmente all'accordatura periodica delle
ancie dello strumento su cui si esibiscono.
Circa, invece, le canne tappate (Bordoni), esse si accordano alzando od abbassando il
tappo alla sommità.
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