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Il Fernwerk (Organo Eco).




 Sweelinck - Fantasia in Echo Gli organisti che hanno potuto provare o suonare alcuni grandi e prestigiosi organi germanici avranno avuto certamente modo di trovare tastiere o corpi d'organo denominati "Fernwerk". Questa parola significa, letteralmente, "Organo Eco" e va a definire gruppi di registri, spesso costituenti veri e propri interi corpi d'organo, le cui canne sono sistemate in posizioni particolari della chiesa.
La prassi musicale dell'"Organo Eco" è assai antica e deriva dalla consuetudine, soprattutto nel periodo classico e barocco, di eseguire frasi musicali e di ripeterle subito dopo con sonorità più deboli, cercando di rappresentare in questo modo una specie di dialogo tra due organi posti a distanza tra di loro, simulando -appunto- un eco. Questa prassi musicale, come abbiamo detto, è assai antica e molti autori nordeuropei l'hanno utilizzata nelle loro composizioni per organo (molto famosa, tra le tante, l' "Echo-Fantasia" di Sweelinck, svariate opere di Buxtehude e, per ciò che riguarda Bach, la ben nota Toccata e Fuga in Re minore BWV 565, in cui sono presenti interi episodi costituiti da frasi musicali ripetute che trovano significato musicale solo se eseguite alternandole tra le tastiere), molto agevolati in questo dalle caratteristiche degli organi nordeuropei di quell'epoca, che presentavano già allora più tastiere ed in cui era abbastanza agevole ripetere le frasi musicali su di un'altra tastiera dalle sonorità meno forti. Anche in Francia, specialmente nel periodo barocco, questo "effetto" musicale era molto apprezzato e praticato e non è un caso se in molti grandi organi francesi di quell'epoca era presente un'apposita tastiera denominata "Echo", i registri della quale erano solitamente sistemati nella parte alta dello strumento in modo da accentuare l'effetto "distanza".
Qui in Italia, dove gli organi dell'epoca avevano una sola tastiera, questo effetto era più difficile da ottenere e fu solo a partire dall'Ottocento che, con l'introduzione da parte dei Serassi delle tecniche organarie francesi del secolo precedente, iniziarono ad essere costruiti organi con due tastiere, la prima solitamente denominata "Organo Grande" e la seconda "Organo di Risposta" oppure "Organo in Eco". In questo caso la seconda tastiera era una specie di riproduzione "ridotta" della disposizione fonica della prima e spesso in questa tastiera, oltre ad un'essenziale piramide del Ripieno, venivano sistemati alcuni registri coloristici e d'effetto, molto adatti per riprodurre in un modo soddisfacente l'alternanza tra i forte ed i piano orchestrali, poichè lo scopo essenziale di questi strumenti era -appunto- di "simulare" l'orchestra ed il repertorio "operistico" dell'epoca.
Con l'avvento del Romanticismo organistico la prassi musicale della risposta in eco si affermò in un modo molto più "sinfonico" e la letteratura organistica si arricchì di opere che richiedevano espressamente non solo l'alternanza di semplici frasi musicali tra corpi d'organo differenti ma, anche e sempre più, la necessità di affidare a corpi d'organo diversi l'esecuzione di interi episodi musicali, rendendo così totale la rispondenza delle sonorità organistiche all'estetica orchestrale romantica, oltremodo ricca di contrasti dinamici e di sfumature timbriche sempre diverse.
Le varie scuole organarie europee evolsero i loro strumenti in quest'ottica arricchendoli di apposite tastiere "in eco" le cui canne venivano poste alla massima distanza possibile consentita dai tipi di trasmissione dell'epoca (meccanica e pneumatica) e sempre chiuse in casse espressive che col movimento di apertura e chiusura aumentavano o riducevano l'effetto di "distanza".
Ma fu solo con l'avvento della trasmissione integralmente elettrica che la possibilità di azionare dalla stessa consolle un vero e proprio "organo eco" divenne realtà. Iniziarono così a moltiplicarsi gli organi, soprattutto nelle grandi chiese e basiliche, in cui i vari corpi d'organo corrispondenti alle varie tastiere venivano sistemati in posizioni diverse della chiesa e, tra essi, svariati "Organo Eco" la disposizione delle cui canne veniva effettuata, ad esempio, sui matronei più lontani, nelle gallerie delle navate minori, dietro l'abside o, addirittura in certi casi, anche in cavità da cui il suono foriusciva verso la chiesa attraverso aperture protette da grate. In ogni caso, però, questi "organi in eco" venivano sempre disposti all'interno della chiesa. Fu proprio in questo periodo che, in Germania, alcune case organarie (Walcker in primis) ebbero l'idea di fare in modo che il suono di questi corpi d'organo producesse l'effetto di provenire "da fuori" della chiesa e per ottenere questo effetto, pragmatici come loro solito, decisero che questi corpi d'organo dovessero per davvero essere sistemati al di fuori della chiesa.
 Fernwerk Duomo di Passau La soluzione, semplicissima ma geniale, fu quella di sistemare i corpi d'organo nel sottotetto della chiesa e di fare in modo che il loro suono potesse arrivare in chiesa attraverso un grande foro nel soffitto (nella foto a fianco potete vedere quello del Fernwerk dell'organo del Duomo di Passau). Per completare l'effetto di "lontananza", poi, si adottarono due stratagemmi molto efficaci: si dotarono questi corpi d'organo di pesanti persiane espressive e, ciliegina sulla torta, si fece in modo che il suono delle canne di questi corpi d'organo giungesse al foro attraverso un condotto di una certa lunghezza e di dimensioni calcolate accuratamente per arricchirlo di un eco naturale; in pratica si trattava di una "camera eco" che faceva in modo che quando il suono si diffondeva nella chiesa dall'alto (Musica dal Cielo...) fosse già arricchito di un eco ed avesse caratteristiche tali da produrre un effetto di lontananza assolutamente unico e di enorme suggestione.
Come abbiamo detto, molti dei grandi strumenti realizzati nelle basiliche e cattedrali germaniche nei primi decenni del Novecento adottavano questo singolare metodo di realizzazione dell'Organo Eco. Le distruzioni causate dai bombardamenti alleati sulla Germania durante la Seconda Guerra Mondiale ridussero in cenere e polvere moltissimi di questi strumenti e, purtroppo, la ricostruzione dei decenni seguenti (Anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso) vide anche nell'arte organaria tedesca l'affermarsi del recupero delle sonorità e delle caratteristiche classiche, tendenza che peraltro già aveva iniziato a muovere, seppur timidamente, i suoi primi passi negli anni immediatamente precedenti il conflitto.
Fu così che, nella maggioranza dei casi, la ricostruzione degli organi, anche di quelli di cui si era potuta recuperare parte del materiale fonico, si orientò verso l'abbandono delle tecnologie romantiche e postromantiche per adottare tecniche che prendevano origine dai grandi organi germanici barocchi del passato. La trasmissione integralmente elettrica fu abbandonata per un sistema misto che alla trasmissione puramente meccanica (adottata per le tastiere ed il pedale al fine di esaltare il "tocco") univa i vantaggi della trasmissione elettrico-elettronica (per consentire le combinazioni dei registri). In quest'ottica, i Fernwerk otto-novecenteschi persero la loro ragione di esistere, anche perchè impossibili da realizzare con la trazione meccanica, e si ritornò, negli organi più grandi, ad avere delle tastiere "in eco" con le canne poste nella parte superiore dello strumento, esattamente come trecento anni prima.
Nei decenni seguenti (Anni Ottanta e Novanta del secolo scorso), però, la filosofia relativa al "recupero" degli organi "romantici" germanici prese un'altra strada, strada che poteva essere seguita quando il materiale fonico e tecnologico che veniva recuperato poteva essere sufficiente per "ricostruire" un organo nelle stesse condizioni in cui era stato costruito. Questa filosofia di recupero è quella attualmente seguita in tutta Europa ed ha consentito -e consente tuttora- quello che comunemente si definisce "restauro filologico" e che consiste, essenzialmente, nel ricostruire uno strumento esattamente come era stato costruito in origine.
Sulla base di quest'evoluzione concettuale, sono molti gli strumenti "romantici" che sono stato restaurati in tutta Europa (ed anche in Italia), spesso recuperando -e talvolta ricostruendo ex novo- trasmissioni pneumatiche, elettropneumatiche ed elettriche. Ed anche in Germania, in diversi casi, questo atteggiamento filologico ha consentito di recuperare nelle originarie condizioni alcuni grandi organi elettrici e, di conseguenza, anche i loro Fernwerk, che sono ritornati oggi pienamente funzionanti.
A dimostrazione di questa preziosa opera di restauro, vogliamo citare in questa pagina (oltre a quello del Duomo di Passau che abbiamo già visto) due splendidi esempi di Fernwerk completamente recuperati.
Il primo è quello dell'organo della Katholische Pfarrkirche St.Antonius di Düsseldorf-Oberkassel. Questo grande organo, che conta quattro tastiere e pedaliera, è stato realizzato nel 2016 da Mühleisen utilizzando materiale fonico di precedenti strumenti romantici e con i suoi oltre cento registri nominali (molti dei quali in trasmissione e/o in prolungamento) è sicuramente uno degli strumenti nuovi più interessanti del panorama organario germanico. Due anni dopo, nel 2018, sempre nell'ottica del recupero delle caratteristiche filologiche di cui abbiamo già parlato, è stato recuperato e reinstallato anche il Fernwerk, che è posto nel sottotetto al di sopra della cupola (una bella struttura che, grazie ad un interessante effetto di trompe-l'oeil, vista dal basso sembra conica mentre in effetti è semisferoidale) dal cui foro centrale fuoriesce il suono. Da notare, nel prospetto di sezione, la curiosa sistemazione della persiana espressiva, che è posta immediatamente sopra il foro che collega l'organo alla chiesa.

 Fernwerk Dusseldorf

 Fernwerk Dusseldorf


Ma il Fernwerk più significativo e "sofisticato" lo possiamo trovare, anch'esso perfettamente riattivato, nella Hauptkirche St.Michaelis di Amburgo. Anche in questo caso, come in tante altre chiese, il recupero degli organi è stato fatto in tempi successivi. In questa chiesa esisteva un grandioso strumento realizzato da Walcker nel 1912, anch'esso semidistrutto dagli eventi bellici. Il caso degli organi di questa chiesa è perfettamente significativo dell'evoluzione stilistica avvenuta durante la seconda metà del secolo scorso.
Nel 1962 era già stato parzialmente recuperato da Steinmeyer il corpo d'organo principale, che in nome di quel ritorno al classicismo a cui abbiamo accennato, aveva purtroppo perduto una buona parte dei suoi registri originali più significativi di carattere romantico. E' stato solo con l'evoluzione della filosofia del recupero filologico che, nel 2009, è stato possibile recuperare e rimettere in funzione il Fernwerk. In quell'occasione è stata inoltre installata una modernissima consolle a cinque tastiere con trasmissione elettronica computerizzata che comanda tutti gli organi della chiesa.
Questo tipo di Fernwerk era stato progettato da Walcker (che riteniamo sia stato il più geniale degli organari germanici di quell'epoca) secondo il principio della "camera d'eco" di cui abbiamo già parlato. Il grado di perfezionamento di questa tecnica lo possiamo vedere nell'immagine seguente, che è la planimetria originale con sezioni verticali di questo Fernwerk:

 Fernwerk Amburgo


Gli organari che leggono queste pagine potranno, da questa planimetria di progetto, constatare quanto evoluta ed all'avanguardia fosse l'arte organaria germanica del Primo Novecento. Come si può vedere, il corpo d'organo (che, come d'uso, era dotato di una sua consolle per l'accordatura) è racchiuso in una camera assai ampia (questo corpo d'organo contiene le canne di quattordici registri, di cui tre di 16 piedi) che, a differenza di altri Fernwerk, non è messa direttamente in contatto con la chiesa, bensì attraverso un condotto sigillato di notevoli dimensioni (tre metri e mezzo di larghezza, cinque di altezza) che dopo un tratto rettilineo dapprima piega leggermente in senso laterale verso sinistra, poi procede rettilineo per una ventina di metri e poi curva di 180 gradi per ritornare allineato all'asse originale e tornare indietro fino al foro che lo mette in comunicazione con la chiesa. La lunghezza totale di questo condotto è di circa quaranta metri.
Non staremo qui ad analizzare i fenomeni di fisica acustica che in un simile condotto si verificano sul suono che lo attraversa. Ci basti pensare che questo "corridoio" può essere considerato come un "tubo sonoro" (le canne d'organo sono esse stesse tubi sonori) che non ha angoli nè spigoli ed il suo interno è totalmente "arrotondato" così come anche le sue curvature sono adeguatamente progettate per fare in modo che l'onda sonora non possa subire gli effetti di "diffrazione" derivanti dall'incontro con spigoli, angoli e simili. Con questi accorgimenti, il suono proveniente da questo Fernwerk, oggi perfettamente funzionante, risulta assolutamente particolare ed affascinante.
Nelle fotografie seguenti possiamo vedere il "buco" nella volta della chiesa visto "da sotto" e "da sopra".

 Fernwerk Amburgo

 Fernwerk Amburgo



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