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Si dice "Tutti"... ma manca sempre qualcuno.




Capita sovente di trovare, negli organi "moderni", un pedaletto (o pistone) che, solitamente sistemato all'estrema destra, porta l'indicazione "T" e che serve per azionare il cosidetto "Tutti".

 Comando Tutti

Ai profani potrebbe sembrare che pigiando questo comando si facciano suonare assieme tutti i registri dell'organo. Gli organisti, invece, sanno bene che non è così, poiché dal Tutti vengono sempre escluse alcune categorie di registri. Gli addetti ai lavori, inoltre, sanno molto bene che il concetto di "Tutti" è variamente opinabile e la sua concretizzazione dipende da una varietà di fattori che dipendono dal tipo di strumento, dalla scuola organaria, dalla scuola organistica e dal grado di "raffinatezza" della sensibilità sia dell'organaro che dell'organista.
Per questi motivi, negli organi più attuali si tende ad eliminare dalle consolles questo comando. In alternativa, per gli stessi motivi, negli strumenti con registrazione computerizzata questo comando può essere "programmato" in modalità differenti per renderlo "elastico" e rispondente alle diverse esigenze artistiche, stilistiche e musicali dei vari interpreti.
Nel 1996, sulle pagine della rivista francese "L'Orgue", Nicolas Gorenstein, organista ed organologo francese, pubblicava un articolo dal titolo "Le Tutti, une registration qui n'existe pas" ("Il Tutti, una registrazione che non esiste") in cui analizzava a fondo la storia e l'evoluzione di questa registrazione, con particolare riferimento all'organaria francese, arrivando alla conclusione che, sia semanticamente che praticamente, il Tutti non può esistere ma può essere coniugato in una varietà di modalità diverse anche assai differenti tra di loro.

Storicamente, fino all'Ottocento, il Tutti non è mai esistito come registrazione effettivamente utilizzabile per un motivo molto pratico: i mantici. In effetti i mantici degli organi, fino all'introduzione dell'azionamento tramite appositi macchinari, erano azionati "a mano" (o "a piede") dagli uomini e, per quanto si potessero "spingere", gli organi europei non possedevano manticerie adatte a fornire tutta l'aria necessaria a far suonare tutti i registri contemporaneamente. Un'eccezione erano alcuni organi tedeschi, in cui la prassi del "Volles Werk" richiedeva una robusta quantità d'aria. A questo proposito, è riportato dai cronisti del tempo che quando Johann Sebastian Bach veniva chiamato per "periziare" i nuovi organi, egli soleva "tirare" tutti i registri per verificare che quegli strumenti, come diceva lui, "avessero buoni polmoni".
Il primo "prototipo" di Tutti si fa risalire, unanimemente, al 1841, in Francia, con l'organo della Basilica di Saint-Denis. Questo strumento fu, in effetti, un'innovazione epocale per l'organaria sia francese che europea ed è proprio in questo organo che Cavaillé-Coll applicò una prima versione di quello che sarebbe poi diventato il "Tutti". In questo strumento venne inserito un comando a pedaletto che azionava insieme "Fonds et Anches", cioè quello che nell'organaria francese ottocentesca (ed anche del secolo seguente) si chiamerà "Grand Choeur".
Come si vede, NON ci sono i Ripieni e, inoltre, la concezione di "Grand Choeur" non è mai stata univocamente interpretata né dagli organari né dagli organisti francesi. In effetti "quali" Fondi e "quali" Ancie inserire nel Grand Choeur? Una prassi, per i Fondi, è quella di metterli tutti, cioè Principali, Flauti ed Ottave; un'altra (più "classica") è quella di non mettervi i registri "armonici" che, per la loro caratteristica, renderebbero troppo "grasso" l'impasto. Analogo discorso, per lo stesso motivo, per le Ancie.
Le varie evoluzioni a livello europeo di quello che prese il nome di Tutti senza esserlo veramente, si svilupparono secondo le caratteristiche delle varie scuole organarie, con l'aggiunta dei Ripieni (completi nell'area germanica, con poche file nell'organaria francese) fino ad arrivare alla concezione attuale del Tutti che, come abbiamo detto, viene coniugata in modalità assai differenti sia a livello di scuole organarie che di scuole organistiche.
Sta di fatto, comunque, che -a livello di base- nel "Tutti" attuale ci stanno sicuramente Principali, Flauti, Ripieni (le mutazioni semplici sono facoltative), le Ancie, le Unioni e -quando presenti- Super e Subottave.
Fondamentale, in ogni caso, è l'esclusione dei registri battenti ed ondulanti come la Voce Umana (sia italiana ad anima che francese ad ancia), la Voce Celeste, i Violeggianti e, ovviamente, i Tremoli.

Bisogna quindi sottolineare, in conclusione, come la presenza del pedaletto (o pistone) del Tutti trovi una sua ragione di esistenza negli organi più "datati", con trasmissione Meccanica/Barker, pneumatica od elettrica con poche combinazioni libere od aggiustabili. Per gli strumenti contemporanei, che prevedono la possibilità di migliaia di combinazioni computerizzate, la sua presenza non ha più alcun senso e, quando lo ha, per esso vengono previste -anche qui- centinaia di configurazioni memorizzabili a discrezione e secondo i gusti degli organisti.
In ogni caso, organo antico o moderno che sia, chiamatelo come volete (Tutti, Grand Choeur, Volles Werk, ecc.) ma c'è poco da fare: manca -e mancherà- sempre qualcuno.



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