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Racconto: I due cadaveri di Westminster - Terza parte




Riassunto delle puntate precedenti.

La mattina di Natale, Sherlock Holmes ed il Dr. Watson vengono chiamati a Westminster, dove nel cortile dell'Abbazia è stato ritrovato il cadavere di uno sconosciuto. Holmes effettua le prime indagini ma mentre sta per tornare a casa, viene avvisato che è stato trovato un altro cadavere all'interno della chiesa. Si tratta dell' organista. Holmes svolge i primi accertamenti all'interno dell'Abbazia e visita l'organo, dove fa la conoscenza di un altro organista, il burbero Preston.


Durante tutto il pranzo Holmes non fece cenno ai due cadaveri e la conversazione si fermò al concerto che avevamo ascoltato la sera precedente alla Victoria Hall. Solo a pomeriggio inoltrato, quando, sparecchiata la tavola, ci ritrovammo accomodati di fronte al camino, Holmes riprese l'argomento.
- Allora, mio caro Watson, cosa ne pensa dei fatti di cui siamo stati testimoni stamane?
- Confesso, Holmes, -risposi- che anche io ,come l'Abate ed il Rettore, non riesco a spiegarmi il motivo per cui il primo dacavere sia stato portato in giradino. Certamente, comunque, tra i due avvenimenti non vi è relazione. E' evidente che l'organista è scivolato ed è morto battendo la testa sul pavimento.
Holmes sorrise.
- A prima vista sono stato anch'io tentato di credere che i fatti non fossero collegati tra di loro. ma alcune constatazioni mi hanno convinto del contrario.
- Suppongo -lo interruppi- che abbia come al solito visto cose che a me sono sfuggite. -commentai.
- Certamente, sia l'Abate che lei, caro Watson, non le avete viste per il semplice motivo che non le avete cercate. Ad esempio, nel giardino, nonostante il terreno fosse ghiacciato, erano chiaramente visibili le tracce di una persona che, entrata dal cancello, era arrivata fino all'aiuola dove è stato ritrovato il cadavere e poi è ritornata sui suoi passi. Con tutta probabilità questa persona trasportava il corpo del defunto, perchè le impronte del tragitto di andata erano più marcate che quelle del ritorno. Certamente questo non prova che i due fatti siano collegati, ma ho trovato le prove che al momento della morte dell'organista assieme a lui erano almeno altre due persone e che il poveretto non è scivolato lungo la scala, anzi, ha tentato di aggrapparsi al corrimano ma ne è stato spinto via. Ugualmente, se non mi sbaglio di grosso, posso affermare quasi certamente che lo sconosciuto del giardino è stato ucciso all'interno dell'Abbazia e poi trasportato fuori.
- Holmes, -lo interruppi- lei mi sbalordisce! Come può affermare una cosa simile?
- Non ho ancora tutti gli elementi in mano -rispose Holmes sorridendo- e quindi non posso affermare certamente nulla di tutto questo, ma le confesso che è stato l'organista Preston, quando è andato a spegnere il motore dell'organo, a farmi capire alcune cose.
- Santo Cielo, Holmes! Vuol forse dire che è lui il duplice omicida?
Holmes rise di gusto.
- No, no, caro Watson. Il burbero Preston è certamente l'unica persona che non sa nulla di nulla. Ma sarà opportuno aspettare i risultati dell'inchiesta della Polizia. Quando sapremo il nome del cadavere sconosciuto, potremo forse dire di essere molto vicini alla soluzione del caso. Ed ora -soggiunse alzandosi dalla poltrona- che ne direbbe di una capatina al Barbican? Tra poco rappresenteranno 'La Serva Padrona' di Pergolesi, e la musica italiana è proprio quello che ci vuole per trascorrere una bella serata.

La mattina seguente, quando scesi per la colazione, Holmes era già uscito, senz'altro a caccia di nuovi indizi sul caso dell'Abbazia. Avevo appena terminato di consumare la colazione quando suonarono alla porta e dopo pochi istanti l'Ispettore Lestrade appariva sulla soglia della stanza.
- Il Signor Holmes non c'è? - chiese rimanendo in piedi sulla soglia.
- Non è ancora rientrato -risposi- ma non penso che tarderà molto.
Avevo infatti appena terminato di pronunziare queste parole che Holmes apparve, paonazzo in viso per le molte ore che doveva avere trascorso al freddo.
- Oh, il caro Ispettore Lestrade ci onora di una sua visita! -disse mentre posava il mantello- A che dobbiamo il piacere?
- Lo sa benissimo! -fece Lestrade seccato mentre sedeva su di una poltrona- Sono stato all'Abbazia e mi hanno informato che anche lei è della partita. Quindi sono venuto a dirle che può anche fare a meno di interessarsi del caso, perchè l'abbiamo risolto.
Holmes trasse la pipa e si sedette accanto al fuoco.
- Davvero? -fece con aria incuriosita- Ed in che modo?
- Non è stato poi così difficile, Holmes. -ridacchiò Lestrade- E' palese che l'organista è scivolato dalla scala ed ha battuto la testa; morte accidentale. Quanto ad Olson.....
- Chi? -lo interruppe Holmes.
- Olson. Gregory Olson; l'hanno massacrato di botte. Una nostra vecchia conoscenza, aveva già avuto dei guai con la Giustizia, ma roba di poco conto: qualche rissa, due o tre furtarelli, ubriachezza ed altre quisquilie. Sbarcava il lunario scaricando ogni tanto merci giù all'Albert Embankment e tutto quello che guadagnava se lo beveva nelle taverne del porto.
- E chi lo ha ucciso? -chiese Holmes.
Lestrade fece un gesto di impazienza.
- Questo non lo sappiamo ancora, ma è sicuro che deve essere stato ridotto in quello stato da almeno due o tre persone; quindi o è stato durante una rissa in strada, oppure è stato aggredito da qualcuno a cui doveva dei soldi, ed Olson doveva Sterline ad un sacco di gente, giù al porto. Stiamo passando al setaccio tutti i tipi che hanno avuto contatti con lui negli ultimi giorni; è solo questione di tempo.
Holmes si stiracchiò sulla poltrona.
- Complimenti, Lestrade. Ma perchè mai avrebbero dovuto portare il corpo fino a Westminster quando, di solito, in quell'ambiente i cadaveri li fanno sparire buttandoli a fiume?
Lestrade si agitò sulla sedia.
- Certamente Olson doveva avere appuntamento nei pressi dell'Abbazia. Tra lui ed i suoi compari deve essere scoppiata una discussione, terminata con il pestaggio di Olson. Certamente i suoi assassini volevano solo dargli una lezione; quando si sono accorti che era morto, presi dal panico e per evitare che qualche ronda li sorprendesse accanto al cadavere, lo hanno gettato oltre la cancellata del giardino dell'Abbazia.
Holmes rimase pensieroso per alcuni istanti.
- Bene, bene. -fece infine- Vedo che la vicenda non ha più alcun aspetto per lei oscuro. Seguirò il suo consiglio, tanto più che già un altro caso mi ha interessato maggiormente di questo banale regolamento di conti. La ringrazio, Lestrade, - fece infine, alzandosi mentre l'ospite si dirigeva verso la porta- la sua abilità nel risolvere il caso è stata encomiabile. Arrivederci.
- E lei, Holmes, -feci, non appena Lestrade fu uscito- crede davvero a questa soluzione del caso?
- certo che no, mio caro Watson. -fece Holmes sedendo allo scrittoio ed iniziando a trarre carte di tasca - Stamane ho già fatto una visita, diciamo così, privata all'Abbazia, per verificare alcune cosette senza la presenza di estranei. Grazie alle informazioni che ci ha fornito ora Lestrade, nel pomeriggio mi rimarrà da fare una passeggiatina giù al porto, dopodichè potremo mettere la parola conclusiva a questa storia.

Nel primo pomeriggio Holmes partì, come aveva annunciato in mattinata, per proseguire la sua inchiesta. Per parte mia, avevo da visitare alcuni pazienti, e le visite mi trattennero fuori di casa fino quasi all'ora di cena. Quando fui di ritorno, Holmes non aveva ancora fatto ritorno.
Cenai quindi da solo e dopo essermi trattenuto ancora un poco accanto al fuoco, mi apprestavo a ritirarmiper la notte quando Holmes apparve. Nonostante l'aria affaticata, il suo sguardo la diceva lunga sull'esito delle sue investigazioni.
- Mi scusi, caro Watson -esordì con aria raggiante- se l'ho costretta a consumare la cena senza di me, ma la mia piccola inchiesta mi ha trattenuto più del previsto. Nonostante ciò, le posso anticipare che il caso dei cadaveri di Westminster è brillantemente risolto.
- Magnifico, Holmes! Ha già acciuffato l'assassino?
- Ne conosco nome e cognome, e tanto mi basta. -disse, sedendosi allo scrittoio e prendendo carta e penna- Domattina manderemo questo messaggio all'Ispettore Lestrade, il quale spero avrà la compiacenza di accompagnarci per l'ultimo atto di questa vicenda.
Scrisse alcune brevi frasi sul foglio, lo piegò e lo infilò in una busta.
- Ed ora, caro Watson, credo proprio di meritarmi un sano riposo.
E si ritirò nella sua stanza, senza degnare di uno sguardo la cena che lo attendeva su di un angolo della tavola.

(3 - Continua)



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